Capitolo 30

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E' davvero possibile che una vita in solitudine eguagli la dolcezza dell'attrazione per qualcuno?

Dolcezza, che parola inadatta per descrivere ciò che in realtà è solo voglia cieca. Ma cosa c'è di più dolce se non il brivido che percorre la schiena dopo uno sfioramento inaspettato, il respiro che si spezza per colpa dei troppi baci rubati e il cuore che accelera fino a scoppiare, succube di una vicinanza fisica che provoca assuefazione?

Jimin aveva già sperimentato la forza della suddetta dolcezza di fronte alla coscienza che, testarda quanto lui, gli urlava di impedire alle mani di Yoongi di arpionarsi ai suoi capelli, tirandoli senza riserve.

Persino lui stesso aveva davvero provato a non sfiorarlo neanche con un dito. Non avrebbe voluto ricambiare disperatamente il bacio, non avrebbe voluto allacciare le braccia dietro al suo collo e non avrebbe voluto lasciarsi trascinare in quello scambio di effusioni che desiderava come fosse ossigeno. Morse le labbra di Yoongi per disperazione, ultima valvola di sfogo per la frustrazione, con la speranza di potersi riavvalere di un piacere privatogli per tutti quei giorni solo dall'orgoglio.

E non riusciva neanche ad odiarsi, non dopo aver realizzato quanto gli fossero mancate quelle labbra e quel tocco deciso sulla pelle. Quanto tempo aveva passato a desiderarle senza accorgersene? Ma, soprattutto, davvero non se ne era mai accorto?

Concentrarsi solo sui sensi di colpa gli era impossibile in ogni caso, tutto a causa di una maledettissima sensazione di calore provaniente dallo stomaco, che pareva animarsi dall'interno, sempre più dopo ogni carezza. Ed erano proprio i tocchi di Yoongi a rappresentare una condanna, così passionali e docili, proprio come lo era lui in quel momento, mentre senza più dubbi sollevava il maglione di Jimin e tastava la sua pelle con le dita. 

Il bacio divenne presto una ricerca d'aria per entrambi e, mai come in quel momento, Jimin fu certo di star lottando con tutte le sue forze per il  predominio, ormai non più prescluso solo alle parole. Tutto ciò che importava era poter battere Yoongi almeno ad armi basse, proprio nel momento in cui entrambi non avevano altro se non i propri sentimenti a parlare per loro, senza confronti sagaci o rabbia negli occhi. 

Jimin, in cuor suo, era sempre stato convinto che sarebbe stato il primo a perdere il controllo irrimediabilmente, finendo per giustificare la paura nei confronti dell'impulsività che da sempre lo condannava. Per quanto facesse finta di nulla, sapeva di star cedendo al desiderio di toccare Yoongi in ogni modo, e mai avrebbe ammesso di iniziare ad apprezzare persino l'imbarazzo che provava in sua presenza.

Ma fu proprio la passione con la quale Yoongi si avventó sulle sue labbra che lo fece fremere irrimediabilmente, facendo contorcere il suo stomaco in un turbine di piacere bollente, mentre lasciava che la sua schiena combaciasse con la superficie del piccolo divano.

Non controllò i fremiti liberati dalle labbra umide, né i brividi causati dal ginocchio destro di Yoongi, capitato casualmente tra le sue gambe. Dunque fanculo l'autocontrollo, far aderire il proprio corpo a quello dell'altro sembrava l'unico modo per sfamare la voglia accumulatasi in giorni e giorni di falsi rancori.

Se un solo bacio era tanto bello, perché continuare a pentirsi di ogni cosa?

Più i secondi passavano e più il contatto sembrava non bastare, con Jimin che improvvisamente ebbe voglia di urlare contro i vestiti che ancora tenevano separati i loro corpi.

Era nervoso, arrabbiato, oltremodo furioso

Quanto tempo aveva passato immerso nella rabbia? Rabbia nei confronti di Yoongi, rabbia per lo schifo di mondo in cui era imprigionato  e rabbia per sé stesso, perché null'altro sapeva fare se non darsi la colpa e sbagliare una volta dopo l'altra, pur sapendo riconoscere finalmente proprio quel senitmento che lo avrebbe portarto sulla retta via. 

Truth Untold || YoonMinWhere stories live. Discover now