Capitolo 12

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Il campanello squillò dopo interminabili minuti di attesa, divenuti presto una vera e propria tortura per il povero Jimin, che ancora non si sentiva affatto pronto per affrontare Yoongi faccia a faccia.

Avrebbero dovuto parlare di ciò che era successo a scuola?

D'altronde Jimin era certo che non avrebbe proferito parola a riguardo, paralizzato com'era dall'imbarazzo, ma ammetteva in cuor suo di essere comunque maledettamente curioso.

Quella strafottenza che prima la faceva da padrona si era fatta definitivamente da parte e soltanto una profonda angoscia aveva preso il suo posto, facendo rimpiangere a Jimin il pessimo carattere che era solito sfoggiare, persino in situazioni come quella.

Con l'ultimo slancio di coraggio che aveva in corpo, il ragazzo raggiunse rapidamente  la porta di casa e si voltò in direzione di Jungkook, che ancora lo fissava confuso dal fondo del salotto senza sapere bene cosa dire.

Jimin prese dunque un respiro profondo, riempiendo i polmoni a dovere, e prima di sparire oltre la soglia rivolse a Jungkook un'ultima occhiata;

<<Ci sentiamo più tardi, ti faccio sapere come va. Ah e... Kookie?>>

<<Sì?>>

<<Non dire a Jane o agli altri che lui abita da me... preferisco che nessuno lo sappia>>

Non sapeva perché, ma era convinto di voler tenere segreta tutta la faccenda tra lui e Yoongi, specialmente per fare in modo che la voce non si spargesse troppo in giro e che degli estranei non si immischiassero negli affari suoi.

Una volta fuori, percepì improvvisamente il peso del corpo gravare sulle proprie gambe, prendendo coscienza di quanto fosse effettivamente agitato, e tentò di mantenere il respiro calmo e regolare, senza successo purtroppo. Percorse a stento il grazioso viale di casa Jeon ed ebbe un sussulto quando notò quella BMW nera che ormai gli era tanto familiare parcheggiata a lato del piazzale.

I vetri erano oscurati ma Jimin era certo che, all'interno della vettura, uno Yoongi più che adirato lo stesse aspettando per dirgliene quattro. E, per qualche motivo, Jimin era tremendamente spaventato soltanto all'idea di parlare con lui. Una paura di certo infondata poiché, di fatto, Yoongi era nettamente meno forte da un punto di vista puramente fisico, eppure il terrore cresceva ad ogni passo e Jimin sentiva sempre di più le guance andare a fuoco.

Aprì lo sportello mostrandosi  disinvolto e fece il tremendo errore di guardare Yoongi un attimo dopo, appurando che le sue ipotesi fossero del tutto fondate. Il ragazzo infatti, con sguardo di fuoco, strinse nervosamente le mani attorno al coprivolante in pelle e si girò a sua volta verso il minore.

<<Mi spieghi che cazzo hai in testa?! Ma ti sembra normale amdartene senza avvertire?! >> lo rimproverò furioso, senza neanche dover fingere di essere più arrabbiato di quanto già non fosse.

Jimin era perfettamente consapevole di essere nel torto e sapeva di dovere almeno delle scuse a Yoongi, che era stato inaspettatamente paziente ed era persino venuto a prenderlo fino a casa di Jungkook. Se il ragazzo l'avesse fatto, come affermava, per semplice tornaconto personale, a Jimin non era dato saperlo. Lui, piuttosto, preferì rispondere a tono di fronte alle accuse del maggiore,  non lasciando che quel leggero senso di colpa scalfisse l'immenso orgoglio che si portava appresso.

<<Vado dove mi pare quando mi pare, non sono affari tuoi>> borbottò a bassa voce, passandosi le dita tra i capelli ben sistemati e portando leggermente la testa all'indietro, seguendo il movimento della propria mano.

Cercava di provocare l'ira del maggiore in tutti i modi, consapevole che fosse l'unico metodo per celare l'imbarazzo e ridurre il tremore della voce. Dalle sue azioni infatti non traspariva affatto il suo reale stato d'animo e Jimin dovette ringraziare per tutte le volte in cui era stato costretto a fingere per farla franca, sia in casa che con gli amici.

Truth Untold || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora