Capitolo 27

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Jimin non aprì bocca per tutto il tragitto e ringraziò la parlantina di Jungkook, che per lo meno rendeva quel silenzio un po' meno imbarazzante. Si limitò a calciare i sassolini sul sentiero, sempre tenendosi a debita distanza da Yoongi, comunque troppo impegnato a parlare con Hoseok di chissà che cosa per potersi accorgere di lui.

Quella gita stava diventando per Jimin tutt'altro che rilassante e, oramai, la sua mente non riusciva ad escludere Yoongi in nessun modo, lasciando che monopolizzasse ogni pensiero più recondito con estrema facilità.

Era confuso ma la sua era una confusione imposta, poiché sapeva che non sarebbe stato costretto ad ammettere nulla fin quando fingeva di non capire.

Come suo solito aveva scelto di fuggire e diavolo, si sarebbe fatto prendere a pugni in pieno volto piuttosto che ammettere di provare... qualcosa. Non specificava volutamente che tipo di sentimenti quel "qualcosa"comprendesse, ed aveva paura anche solo a pensarci. Eppure, più osservava Yoongi camminare con la coda dell'occhio, più sentiva la gola farsi arida e lo sguardo divenire più basso, come inevitabilmente preda anche solo dei tratti così perfetti del ragazzo in questione. Non poteva negare fosse davvero bello, certo, ma fino a quel momento era stato accecato talmente tanto dall'odio che provava da non accorgersene minimamente.

Ciò che più di tutti lo turbava era il fastidio ingiustificato nel vedere Hoseok e Yoongi così vicini. Parlavano e ridevano di gusto, strattonandosi l'un l'altro e lanciandosi occhiate complici a vicenda, come isolati in un universo tutto loro. E questo a Jimin, per qualche ragione, dava molto fastidio.

<<Stiamo camminando da due ore, cazzo Jungkook, sai almeno dove stai andando?>> chiese tra un sospiro e l'altro Namjoon, stremato e col fiatone per via della ripida salita sulla strada sterrata che avevano appena affrontato. Il piano del minore, per quella giornata, era una camminata sulle pendici del monte, che in teoria si sarebbe dovuta concludere in un bel punto panoramico, che Jungkook giurava di conocere come le proprie tasche. Pessima idea farsi guidare proprio da lui che, fin troppo preso dai suoi stessi discorsi, aveva del tutto perso di vista la strada e la segnaletica.

<<Sì che lo so! Guarda, riconosco questo sasso, ancora poco e ci siamo>>

<<Kookie, hai detto la stessa cosa anche due sassi fa>> Gli fece notare Jane che, visibilmente provata dalla fatica e dalla pendenza, non perse tempo per sedersi sul masso in questione per riprendere fiato, una volta fermi.

<<Cavolo, lo sapevo, va sempre a finire così... qualcuno ha internet?>> chiese dunque Namjoon disperato, puntando gli occhi al cielo con enfasi.

Hoseok smanettò con il proprio telefono per vari istanti, prima di scuotere il capo contariato e sbuffare sonoramente; <<Figurati se prende in queso posto dimenticato da Dio>>

Jimin tornò con i piedi per terra mentre la maggiorparte dei presenti era intento a lamentarsi ed imprecare. Ormai non si aspettava che gli amici si accorgessero che c'era qualcosa che non andava in lui e neanche li biasimava, soprattutto perché era il primo a non sapere cosa stesse succedendo. Non riusciva più a dormire già da un po' e spesso si ritrovava estraniato dal mondo, perso nei propri pensieri, esattamente come era appena successo. Ignorava persino il motivo della discussione in corso, talmente poca era la voglia di pensare lucidamente, e si limitava ad osservare gli altri in preda all'esasperazione, beandosi dei timidi raggi di sole che filtravano dal fitto fogliame sopra la sua testa. L'aria nei polmoni sapeva di fresco e bruciava ad ogni respiro, eppure era piacevole, così nostalgica. Ogni volta che si concedeva una passeggiata come quelle ricordava perché tenesse tanto a quella piccola, malconcia baita di montagna.

La felicità di Jimin era tenuta in piedi dai ricordi.

Ricordi di un'infanzia passata nell'ingenuità, di una giovinezza spesa a rincorrere delle aspettative preconfezionate che poco o niente avevano a che fare con i suoi veri desideri, e quel senso di leggerezza gli tornava subito alla mente nonappena calpestava l'erba fresca, ricordando le estati passate a cacciare farfalle su per le colline. Perché, prima del ragazzo altezzoso ed arrogante, Jimin era umano e guardava con rimorso il periodo in cui era bambino, dove erano i maggiordomi ad accompagnarlo lì e non i genitori.

Truth Untold || YoonMinWhere stories live. Discover now