Capitolo 10

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La testa di Jimin girava come una trottola, offuscata da mille pensieri e sconvolta nella sua interezza.

Semplicemente non riusciva a pensare.

Non capiva cosa fosse successo, eppure si era sforzato.

Perché cazzo proprio Yoongi si era comportato in quel modo?

Tra loro correva solo odio, per quale motivo, di punto in bianco, sarebbe dovuta succedere una cosa del genere?

Inutile dire che, nel dubbio, Jimin evitò il maggiore come la peste per tutto il giorno. Ringraziò il fatto di essere impegnato per via delle lezioni e, suonata la campanella, non sentì ragioni; corse a perdifiato verso l'uscita, passando per corridoi secondari e porte sul retro, e scansò tutti i suoi conoscenti, sperando con tutto sè stesso che Yoongi non lo notasse.

Non sarebbe stato in grado di guardarlo in faccia né tantomeno di affrontare qualsiasi tipo di discorso con lui senza sentirsi... strano.

Non voleva vederlo, soprattutto dopo quello che era successo.

Durante tutte le ore di scuola in cui ci aveva riflettuto, aveva avanzato le ipotesi più assurde ma, alla fine, era giunto alla conclusione che Yoongi fosse totalmente cosciente e più che lucido al momento dell'accaduto.

Allora... Perché?

Prese il telefono, facendolo quasi cadere per via dell'ansia, e compose frettolosamente il numero del suo autista, sperando che la sua voce non risultasse troppo tremante e insicura.

<<Pronto? Mi dica>>

<<E-ecco, Sehun... vieni a prendermi a scuola, sono uscito adesso>>

<<Ma non doveva essere il signorino Yoongi ad accompagnarlo a casa? È successo qualcosa per caso?>>l'uomo dall'altro capo del telefono pareva più stranito che effettivamente preoccupato, d'altronde Jimin solitamente non lo chiamava e non avvertiva mai dei suoi cambi di programma, facendolo impazzire per ogni singolo appuntamento disdetto e non comunicato.

<<Il tuo lavoro non è fare domande, vieni e basta. Ora.>> talvolta la freddezza nel carattere di Jimin lo aiutava ad evitare le domande scomode ed il ragazzo non si fece problemi a rispondere per le rime al suo povero autista il quale, per contratto, si ritrovò impossibilitato a controbattere.

<<Certo, mi scusi. Dieci minuti e sono da lei>> disse impassibile e Jimin, fulmineo, chiuse la chiamata per poi sospirare profondamente.

Era ovvio che non si sarebbe fatto riportare a casa da Yoongi e preferiva di gran lunga far insospettire il suo autista piuttosto che ritrovarsi faccia a faccia con il suo "coinquilino".

Perché era così che Jimin vedeva il loro rapporto, una semplice costrizione, decisamente poco gradita da entrambe le parti.

Nulla di più.

*******

Salito sull'auto di famiglia, Jimin ricevette uno sguardo interrogativo da parte dell'autista attraverso lo specchietto retrovisore. Quando l'uomo fu sul punto di mettere in moto, però, Jimin lo informò della sua destinazione, che non era più casa sua.

<<Portami pure da Jungkook>>

<<Ma Signorino, i suoi genitori la aspett->>

<<Non mi importa. Portami a casa di Jungkook, ti ho detto. Dì loro che non tornerò per cena e muoviti, non ho tutto il giorno>> lo esortò seccato, tentando di nascondere l'ansia che ancora lo attanagliava.

Truth Untold || YoonMinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora