Capitolo 23

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<<Dico "verità" e scelgo... Yoongi>>

Jimin sudava freddo.

La lucidità lo aveva abbandonato e lui non poté nulla contro le parole che uscirono dalle sue labbra quasi in automatico, riflesso incondizionato di tutti i quesiti che lo avevano martoriato incessantemente fino a quel momento. Sapeva di essersi cacciato in una brutta situazione, eppure decise di fruttare come poteva quell'occasione, tante erano le cose che avrebbe voluto chiedere a Yoongi.

Si trattava solo di fare la domanda giusta ma, al contempo, reprimere ogni accenno di sentimento che minacciava di uscir fuori senza alcun controllo.

Jimin raccolse quanto più coraggio aveva in corpo e parlò, sempre celando le sue reali intenzioni dietro ad uno sguardo beffardo e sicuro, tutto l'opposto di ciò che in realtà il suo cuore gli chiedeva di urlare a pieni polmoni. Purtroppo tutta la concentrazione profusa nel tentativo di mantenere la calma lo portò a perdere di vista il senso delle proprie parole e, inevitabilmente, fu proprio la tanto agognata domanda ad essere lasciata al caso.

<< C'è... qualcuno che odi in questa stanza?>>

Ecco, tra tutte le domande, anche intelligenti, che avrebbe potuto fare, si era lasciato trascinare inevitabilmente dall'ansia del momento ed era ricaduto in un quesito all'apparenza stupidissimo e senza senso.

"Ma dico, sei scemo per caso?! Che cazzo di domanda è?!" la sua coscienza non si dava pace e tutte le solite paranoie che affollavano la mente del ragazzo vennero a galla nuovamente, per non parlare dell'impellente voglia di prendere la parete a testate per il troppo imbarazzo.

Provava infatti disagio non tanto per gli amici intorno a lui, che non avrebbero comunque colto il significato intrinseco del suo quesito, ma quanto per l'opinione di Yoongi stesso, il quale avrebbe, nel migliore dei casi, riso di lui e della sua evidente agitazione.

Ciò che però Jimin non aveva ancora messo in conto, purtroppo o per fortuna, era proprio l'imprevedibilità del corvino, quella tendenza ad agire contro ogni aspettativa che gli aveva reso la vita un inferno da quando si erano incontrati per la prima volta. Sul volto di quest'ultimo, infatti, non si dipinse alcuna espressione di scherno o di sdegno ma anzi, apparve uno sguardo serio e penetrante, nel quale due occhi scuri e severi la facevano da padrone.

La sua era una smorfia indecifrabile, che tentava in tutti i modi di comunicare qualcosa ma, allo stesso tempo, non ne aveva la possibilità.

<<No, non odio nessuno>>

"No... non odia nessuno"

<<Uff Jimin, che cavolo, avresti potuto fare una domanda più interessante, questa era pallosa!>> fortunatamente Hoseok se ne uscì con una delle sue solite osservazioni e smorzò la tensione venutasi a creare, anche perché Jimin avrebbe giurato di poter morire da un momento all'altro tanta era la pesantezza dell'aria nella stanza.

Nella sua testa riecheggiavano senza sosta le parole di Yoongi perché sì, l'aveva ammesso, lui non odiava.

E Jimin era scosso non tanto per l'affermazione in sé, che sarebbe potuta comunque essere falsa, ma per il proprio battito cardiaco accelerato, per il tremore nell'udire proprio quel tono di voce che tanto lo intrigava pronunciare quelle parole.

Non c'era più nulla da fare, ogni fibra del suo essere urlava, gridava il fatto che Yoongi lo avesse totalmente e definitivamente in pugno e lui stesso si era arreso a tale conclusione, pronto a farsi trascinare da ciò che realmente desiderava.

Nella confusione generale il gioco andò avanti e tutti i presenti si persero di nuovo in mille vaneggiamenti, continuando a far girare incessantemente la bottiglia con il passare dei turni. Ma Yoongi e Jimin non presero parte a tutto ciò e semplicemente si isolarono in una conversazione fatta di soli sguardi, studiandosi a vicenda e cercando disperatamente un modo per poter superare la dannata barriera di silenzio che li separava.

Truth Untold || YoonMinWhere stories live. Discover now