Epilogo

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Il primo pensiero filosofico, ai tempi dei poemi epici e delle agorà, fu per lo scorrere del tempo.

E non per il concetto di "ore che si susseguono", ma piuttosto per il mutare della natura di ogni cosa, indipendentemente dalle azioni degli esseri viventi soggetti ai cambiamenti. Qualcuno, più tardi, dirà poi che l'uomo è artefice del proprio destino, tanto per non far pesare l'incombenza di un Dio che tutto sembra fuorché magnanimo.

Dunque semplicemente periamo, come ci si aspetta da chi non ha controllo ma si convince di averlo fino all'ultimo.

E la sofferenza diviene solo apparente, dolore agli occhi di chi non sa vedere, vento secondo chi vive per più alti scopi.

La domanda sorge dunque tristemente retorica; perché non siamo in grado di scindere la colpa dal fato?

Perché il cinismo ci colpisce indistintamente per questioni futili ma non si fa vivo per placare dolori irrazionali?

Perché le emozioni giuste arrivano sempre nel momento sbagliato?






















Jimin tutto ufficialmente solo al loro ritorno e, fino a quel momento, visse nel reset più assoluto. I discorsi dei genitori, varcata la soglia di casa, ebbero l'effetto di un film già visto, tutto riflesso negli occhi di Yoongi in quella radura, e fece quasi paura la freddezza con la quale finse di ascoltare ogni parola, mentre nella mente aleggiava ancora l'umidità delle pendici e il verde intenso di ogni filo d'erba.

Non volle davvero ascoltare ogni dettaglio, e sentì solo di sfuggita accenni ad un certo malessere, argomento trattato nei giorni successivi da domestiche e vicini con lo stesso trasporto con cui si tratta l'acquisto di una nuova pianta per l'aiuola in giardino.

Cori di finte rassicurazioni non fecero altro che sottolineare quanto Jimin, nella sua mente non proprio del tutto disintossicata dalla ricchezza, avesse tremendamente ragione a considerarlo un mondo tutt'altro che invidiabile.

Quello in onore della signora Min non fu un rito partecipato e Jimin quasi si chiese se fosse stato proprio Yoongi a volere così o se, a seguito dell'impoverimento improvviso, tutti coloro che si erano autoproclamati "amici" avevano deciso di battere in ritirata facendo finta di non vedere. Non sarebbe stato strano e neanche il parroco si meravigliò, così come non fecero i pochi presenti, un ritaglio di abiti scuri stranamente sobri e volti rattristati, tutto secondo copione.

Era tutto così squallido, dai pochi fiori costosi che i genitori di Jimin avevano avuto la decenza di acquistare, alla semplice tomba di un cimitero pubblico in periferia, già motivo di tremenda vergogna per tutti coloro che affondavano le suole delle proprie scarpe costose nel terriccio di fronte all'epitaffio, in attesa della fine di ogni formalità.

Jimin scoprì solo in seguito che i Min non avevano parenti, anche se fu abbastanza chiaro a tutti già solo valutando le presenze. Che non ci fosse rimasto nessun consanguineo in vita era assai improbabile, ma al contrario era quasi certo che nessuno di loro, proprio come per gli "amici" sopracitati, volesse rimanere in contatto con il ramo squattrinato della discendenza. È semplice perire nel mondo patinato e ancor più semplice è perdere gli affetti, con la consapevolezza che, ricchi o poveri, si muore sempre da soli, succeduti da sospiri e belle parole di circostanza.

E poi, tra tutta la rassegnazione quasi inevitabile, c'era Yoongi.

O meglio, ciò che di Yoongi era rimasto, un involucro materiale della solita schiettezza che chissà dov'era sparita.

Era spaventoso.

Spaventoso il suo sguardo gelato e terrificanti le sue movenze sicure, al contempo prive anche solo della voglia di star respirando lì, in quel momento.

Truth Untold || YoonMinWhere stories live. Discover now