Capitolo 20

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All'ora di pranzo, Jimin ebbe l'ingrato compito di parlare con tutti i suoi amici riguardo alla fantomatica gita che avrebbero intrapreso tutti insieme quel fine settimana. Ingrato poiché fu costretto a sopportare la presenza di Yoongi per tutta la durata della conversazione e ciò non placò di certo il suo nervosismo. Il resto del gruppo era entusiasta e anche la madre di Yoongi, una volta informata, era rimasta positivamente colpita dal "cortese invito" di Jimin, felice che il figlio potesse fare finalmente amicizia. D'altronde, anche Jimin si era dovuto presto arrendere all'idea che il maggiore sarebbe partito con loro ma, nonostante ciò, ancora era confuso, sia riguardo a Yoongi sia, più in generale, riguardo ai suoi stessi sentimenti.

Era strano per lui accorgersi di star sbagliando, non ci era affatto abituato e non gli piacevano per niente tutti i sensi di colpa che tale realizzazione si portava dietro.

Si sentiva come osservato da mille occhi pronti a giudicare ogni sua azione ed era stressato, frustrato perché non riusciva a vedere chiaro in nulla che riguardasse Yoongi. Tornò a casa sempre accompagnato dal povero Sehun che, ormai, si ritrovava a fare gli straordinari ogni volta che Jimin non voleva vedere il maggiore, ovvero sempre, ed entrò in casa sconsolato, sperando che non ci fosse nessuno che potesse vederlo in quello stato a dir poco pietoso. Non c'erano più pericoli, però; ormai Yoongi non tornava quasi mai a casa e Jimin non aveva la più pallida idea di dove andasse, poiché era quasi sicuro che non avesse amici o... una ragazza.

Beh, dopo quello che era accaduto sarebbe stato più corretto dire "ragazzo", ma Jimin non ci fece troppo caso.

Dapprima aveva dato per scontato che Yoongi non si frequentasse con nessuno ma, più erano le ore che il maggiore trascorreva fuori casa, più lui metteva in dubbio tale convinzione, iniziando a pensare che ci fosse davvero qualcosa sotto. I pensieri si trasformavano lentamente in domande martellanti, per poi divenire un peso ossessivo e intrascurabile.

Era quasi infastidito dall'idea che Yoongi potesse... sentirsi con qualcuno.

Non perché fosse geloso, nossignore, pensava solo che fosse ingiusto nei confronti della fantomatica ragazza o ragazzo che fosse, considerando che, per quanto ne sapeva, Yoongi non si tratteneva dal molestare le persone a caso senza motivo.

Jimin si era convinto infatti che il maggiore si comportasse in quel modo con tutti e così facendo era riuscito a tranquillizzarsi un minimo; il pensiero che Yoongi non facesse sul serio gli avrebbe impedito di farsi venire strane idee e di non farsi coinvolgere emotivamente, ne era certo.

O almeno, sperava vivamente nel proprio autocontrollo.

*******

Quattro giorni.

Erano passati quattro giorni dalla sfuriata di Yoongi ed era venerdì. Ciò stava a significare che, dopo scuola, sarebbe iniziato il tanto atteso delirio o, per meglio dire, la fine della poca tranquillità rimasta per Jimin.

In quei giorni era riuscito ad evitare completamente Yoongi e sperava soltanto che quella vacanza passasse in fretta, pregando inoltre che lui e il maggiore non si ritrovassero mai da soli.

Perché poteva mentire a sé stesso quanto voleva, inventandosi mille scuse, ma in cuor suo sapeva benissimo di avere paura.

Paura anche solo di parlargli, di guardarlo o ricevere delle spiegazioni; era talmente confuso da non voler più delle risposte, consapevole che esse gli avrebbero soltanto incasinato le idee ulteriormente.

Truth Untold || YoonMinWhere stories live. Discover now