Capitolo 29

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Quando era piccolo, a Jimin piaceva andare nella baita su in montagna per un motivo in particolare.

Odiava il silenzio e a casa sua ce n'era fin troppo, ma quando si ritrovava all'aria aperta, mille suoni e mille stimoli lo aiutavano a non pensare e seppellivano quella calma che più di tutto lo spaventava. A braccetto con il denaro, persino il silenzio aveva contribuito a distruggere la sua vita fin dalle fondamenta, compromettendo un'infanzia già anomala e segnando per sempre un'esistenza fragile e senza scopo.

La calma lo tormentava giorno e notte e, se non fosse stato per il costante rumore del rubinetto aperto, lasciato così da Jane per la troppa fretta, probabilmente sarebbe impazzito del tutto anche in quel preciso istante. Lo scroscio di quell'acqua era la pace apparente, un time out nel quale semplicemente i due non si sentivano in dovere di parlare.

Se Yoongi sembrava tranquillo? Oh, certo che lo era, era calmo ma attento, ad orecchio teso, anche lui consapevole che presto o tardi qualcuno avrebbe dovuto parlare, senza però la forza di volerlo fare lui per primo.

Poi accadde forse l'evento più inaspettato e, allo stesso tempo, invisibile che potesse verificarsi.

Jimin si fermò a pensare.

Fermò i tormenti, fermò l'immaginazione e fermò i ricordi, sforzandosi di fissare un'unica, singola domanda in fronte, nel momento in cui finalmente ne aveva l'occasione.

<<Yoongi>> il gelo che trasudò da un'unica, semplice parola, avrebbe fatto concorrenza a quello che si respirava appena fuori dalle mura della baita, l'aria fredda e pungente caratteristica della montagna. A quel richiamo, il diretto interessato non poté far altro se non prestare attenzione, senza però sollevare lo sguardo e fissare gli occhi di chi, era ovvio, non riconosceva neanche sé stesso. Non seppe neanche il perché, ma tentò di smorzare l'atmosfera pesante con un'ultima osservazione, stroncata poi sul nascere da Jimin stesso, proprio colui che fino a quel momento aveva evitato il dialogo come la peste.

<<Cavolo Park, mi hai chiamato per nome, deve essere qualc->>

<<Cosa... cosa volevi dirmi prima?>> una domanda che tanto fuori contesto non era e che portò Yoongi ad immobilizzarsi del tutto, ora attento più di prima alle parole che pronunciava.

Sospirò impercettibilmente e chiuse l'acqua che ancora scorreva, come per temporeggiare in ogni modo possibile, voltandosi poi completamente di spalle e prendendo un altro piatto dalla pila delle stoviglie sporche, sempre ostentando movimenti lenti e rilassati. <<Dimentica tutto, non è importante>> si limitò a rispondere, finendo di sciacquare il piatto e riponendolo al suo posto. Si allontanò dunque dalla cucina e, inaspettatamente, anziché proseguire verso le scale, svoltò in direzione del salotto. Jimin iniziava a perdere la pazienza, soprattutto perché, per una volta che era riuscito a porre una domanda seria, Yoongi lo stava semplicemente ignorando, così le sue gambe si mossero da sole e, ancor prima di poterlo realizzare, si ritrovò a seguirlo passo passo senza un'intenzione ben precisa.

Yoongi si fermò poco dopo e si sedette sul divano, frugando nella propria tasca nervosamente e estraendo un pacchetto di sigarette, suo fedele alleato nei momenti di stress o riflessione. Jimin si era fermato sul ciglio della porta e pareva essere appena caduto dalle nuvole, con in volto l'espressione di qualcuno che si è appena accorto di essere terribilmente fuori luogo. Avrebbe fatto volentieri dietrofront, ma d'altra parte mai avrebbe potuto sprecare l'occasione di poter finalmente parlare con Yoongi, non quando sembrava mostrare un minimo di coraggio, diversamente dal solito.

Nel mentre che il minore rifletteva sul da farsi, Yoongi aveva già portato una sigaretta alle labbra e si era messo ad osservarlo, indeciso se prendersi gioco della sua improvvisa timidezza o se temere una sua più che lecita domanda.

Truth Untold || YoonMinOù les histoires vivent. Découvrez maintenant