Capitolo 26

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<<E tu, Yoongi hyung? Avanti, parlaci della tua famiglia>>

Per due delle otto persone riunite nella stanza, il tempo parve fermarsi.

Il fatto che quasi tutti i presenti non sapessero era sicuramente un bene per loro in primo luogo, soprattutto perché mai avrebbero sperimentato la logorante stretta al petto che invece Jimin e Yoongi conoscevano fin troppo bene, di certo per motivi diversi.

Il minore tra i due si immobilizzò seduta stante e sbarrò gli occhi, non provando ormai più a camuffare il suo disappunto in presenza degli amici e spaventato, terrorizzato senza neanche conoscerne il motivo, con la gola sempre più secca ed un affanno sempre più evidente che si rifletteva nel rossore delle guance e nel tremore delle dita.

Probabilmente, per la prima volta in vita sua, provava davvero empatia per qualcuno, ed era quasi disturbante per lui constatare che quel qualcuno, fra tutti, fosse proprio Yoongi.

Era perfettamente in grado di percepire il potente brivido che aveva scosso da parte a parte le spalle di Yoongi nell'udire quella semplice domanda e solo immaginare come lui potesse sentirsi lo faceva star male. Se in tutti quei giorni non era mai riuscito ad approfondire la situazione familiare del ragazzo ci doveva essere per forza un motivo e lui aveva una paura che fosse peggio di ogni aspettativa. Era ormai da un po' che, vuoi per l'implacabile curiosità, vuoi per la leggera preoccupazione, Jimin avrebbe voluto chiedere al maggiore di parlare finalmente in maniera pacifica, ma alla fine non ci era mai riuscito, bloccato com'era dalla dannatissima arroganza che ardeva nel suo petto.

Deglutì un'ultima volta la poca saliva che aveva in bocca, divenuta quasi amaro fiele, e volse finalmente lo sguardo al diretto interessato, per analizzare infine la sua reazione. Aguzzò gli occhi per riuscire a scorgere il minimo tentennamento e constatò ben presto che nulla sul volto di Yoongi esprimesse tranquillità.

Era raro che il ragazzo lasciasse trapelare le sue emozioni e il fatto che non riuscisse davvero a trattenerle fece allarmare Jimin come mai prima di allora.

Il volto di Yoongi era teso ed i suoi denti erano stretti, così come i suoi pugni, ormai solo mezzi per sfogare passivamente la frustrazione del momento. Gli occhi erano improvvisamente contornati da un profondo alone di angoscia, che aveva molto da far invidia alle peggiori occhiaie, e nessuna luce era catturata dal suo sguardo, così improvvisamente fugace e schivo, ormai incapace di lanciare sfide o sostenere accuse. A Jimin tutti quei sintomi parevano così dannatamente evidenti e pregò più volte che la conversazione non continuasse, quasi arrabbiandosi per come i suoi amici non facessero caso a tutti gli indizi che per lui erano di fondamentale importanza.

Perché? Perché sembrava che a nessuno importasse, all'infuori di lui?

Se lo chiese disperatamente mentre osservava le labbra di Yoongi, leggermente inumidite, dischiudersi con lentezza, anch'esse incerte su che risposta credibile rendere pubblica. Perché sia lui che Jimin sapevano che la verità fosse un a dono a dir poco troppo prezioso per essere offerto a chi non era capace di apprezzarla. Entrambi avrebbero preferito mille volte continuare a tacere e rimanerne feriti piuttosto che condividere con degli ingrati le proprie sofferenze, certi che nessuno vedesse il mondo con i loro stessi occhi.

Ecco, probabilmente era questa una cosa che li accomunava.

Dal canto suo, Yoongi, ancora osservava con occhi vitrei il pavimento e si torturava le mani in un turbine di tensione e agitazione crescente, accompagnata dai battiti cardiaci che si facevano sempre più serrati e sincopati, dando vita ad una danza angosciante che risucchiava del tutto la forza di opporsi e rimanere lucido. Ormai il suo stesso corpo era stanco di dover negare sempre ed era costretto a doversi arrendere del tutto a quella pressione immensa, che scorreva sulla fronte sottoforma di invisibili perle di sudore, tutt'altro che preziose o ricercate. Voleva mentire, voleva farlo davvero, ma neanche sapeva cosa lo trattenesse in quel preciso istante, come se i sensi di colpa avessero deciso di fargli visita proprio quel giorno e non un altro.

Truth Untold || YoonMinWhere stories live. Discover now