1. Sensazioni

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SENSAZIONI


Spesso s'incontra
il proprio destino
nella via che s'era presa
per evitarlo.
Jean de La Fontaine



Quel giorno, a Verona, tirava un'aria strana. Disagio ed insicurezza erano le sensazioni predominanti e Claudio non riusciva a spiegarsi il motivo di tanto malessere.

Non era mai stato un tipo ansioso, nervoso o irresoluto. Al contrario, nonostante la sua situazione familiare, poteva definirsi un ragazzo deciso, sicuro, forte. Si sentiva invincibile, Claudio, perché credeva di aver già affrontato tutte le più grandi difficoltà che la vita potesse mettergli davanti, superandole con fermezza e coraggio senza mai abbattersi o cadere in un vortice senza fine o ritorno.

Aveva combattuto ed era rimasto in piedi, indistruttibile. E aveva soli 21 anni.

Non a caso, in realtà, si trovava in quel momento seduto a terra di fronte all'entrata di un bar, una sigaretta nella mano destra e una bottiglia di birra nella sinistra. I suoi 21 anni, per l'appunto, li dimostrava tutti. Non che tutti i ventenni del mondo siano uguali, sia chiaro, ma si può dire - soprattutto con il senno di poi - che Claudio rappresentasse il tipico e banale cliché dei cosiddetti cattivi ragazzi, un classico vista la sua età.

Fumava. Parecchio, a dirla tutta. I suoi genitori avevano sempre odiato l'odore del fumo addosso al figlio ma non erano mai riusciti a togliergli questo vizio. Ci avevano provato a lungo, provocando tanti, ed usuali, litigi tra adolescente e genitori, ma le loro parole non avevano mai sortito alcun effetto su Claudio. Si sarebbe ammalato? Sarebbe morto? Succede a chiunque, ogni giorno. Questa era la sua risposta. Anche a chi non fuma e non beve. E lui lo sapeva bene.

Beveva anche, infatti. Non era un alcolizzato, badate bene, ma gli piaceva concedersi qualche bicchiere in compagnia di qualche amico o della sua nuova preda. Raramente si era ubriacato al punto di stare male, ma quelle poche volte aveva avuto i suoi buoni motivi e di conseguenza si era concesso il lusso di soffrire. Solo per qualche ora, non di più.

Aveva dei tatuaggi. Molti, a dire il vero. Era ancora parecchio giovane eppure il suo corpo era già parzialmente ricoperto di inchiostro nero e non solo. Disegni, scritte, colori. Il suo corpo sembrava la tavolozza di un pittore irrequieto. Ed era dannatamente affascinante, come ogni cattivo ragazzo che si rispetti.

Infine, a detta di tutte le persone che lo avevano provato, faceva dell'incredibile sesso.
Ed era esattamente questo che cercava quella sera, seduto davanti a quel bar.

A Claudio non piaceva sentirsi così inquieto, soprattutto senza motivo. Sentiva il cuore battere più forte del solito - lo percepiva alzarsi ed abbassarsi velocemente senza un ritmo ben scandito - così buttò giù un altro sorso di birra, si accese un'altra sigaretta per provare a bloccare il suo nervosismo e si guardò attorno cercando di capire chi, tra i presenti, ci sarebbe stato senza troppi scrupoli e giri di parole.
Aveva bisogno di svagarsi e quei due occhi che intercettò, già fissi su di lui, sembravano aver bisogno della stessa identica cosa.

Si mise in piedi e si avvicinò allo sconosciuto. Non badò molto ai particolari di quel ragazzo, non gli interessava conoscerlo né tantomeno memorizzare dettagli del suo volto. Era un uomo, un individuo di sesso maschile, e a Claudio bastava quello. Oltre al fatto che sembrasse davvero ben piazzato sotto la t-shirt e i jeans aderenti.

"Posso offrirti da bere?", chiese una volta di fronte alla sua preda, annunciandosi.

"Io penso tu possa - e voglia - offrirmi dell'altro", ammiccò complice lo sconosciuto, "e io voglio la stessa cosa".

L'aria per me Onde histórias criam vida. Descubra agora