41. Ovidio

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OVIDIO


L'amore è cosa piena
di ansioso timore.
Ovidio



Ovidio diceva che se all'amore togli le liti, esso non dura.
Mario ricordava perfettamente quella frase, "non bene, si tollas proelia, durat amor", perché negli anni del liceo aveva preso quella strana abitudine di sottolineare con la penna rossa tutte le frasi che più lo affascinavano circa l'amore nel suo libro di latino, per poi raccoglierle in un piccolo quaderno per avercele sempre tutte a portata di mano qualora avesse sentito l'urgenza di rileggere qualche perla antica e sognare un amore che ancora non aveva avuto il coraggio di cercare.

Sognava un amore bello da togliere il fiato, che lo facesse sentire il ragazzo più fortunato del mondo, che lo riempisse di gioia, e che sapesse risollevarlo da ogni più piccola caduta. Sognava di stare bene, di litigare proprio come diceva il poeta romano per mantenere sempre viva la fiammella dell'amore, e poi di fare pace subito dopo stringendo a sé la sua persona. Sperava di avere sempre qualcosa su cui discutere con l'altra metà di sé per non far spegnere mai il sentimento che li poteva unire, momenti di crisi che si sarebbero risolti con rinnovata passione, ma mai avrebbe pensato di ritrovarsi, in futuro, a vivere una relazione basata quasi esclusivamente su quel genere di momenti.

Fu proprio con quella frase a rimbombargli nella testa che si svegliò quella mattina dopo aver passato una notte abbastanza tormentata ad interrogarsi sulla sua relazione con Claudio. Se Ovidio avesse avuto ragione, secoli addietro, la sua storia con Claudio si sarebbe dovuta rivelare eterna. E nonostante tutto, nonostante i mille dolori d'amore - tanti quante sono le conchiglie del lido, diceva lo stesso poeta -, Mario un po' ci sperava che alla fine di tutto potessero avere anche loro due il loro happy ending rimanendo insieme per sempre.

Claudio d'altronde gli aveva rivelato una cosa importante. Forse troppo.
Gli aveva detto di essere innamorato di lui. Proprio Claudio che dell'amore non sapeva niente, che aveva distrutto tutto e aveva distrutto Mario per quella fottuta paura irrazionale di amare ed essere amato, gli aveva confessato di essere innamorato di lui.

Ci era voluto tempo, disperazione, desolazione, cattiveria. Eppure era arrivato allo stesso punto di Mario.

Erano innamorati l'uno dell'altro e se l'erano finalmente confessati. Tuttavia Claudio non era lì con lui.

Sbuffò infastidito alzandosi dal letto, nel cellulare nessuna notifica da parte del castano, e aprì la finestra per far arieggiare la stanza. Il cielo era cupo sopra la sua testa e una folata di vento lo colpì in pieno facendo cadere qualche foglio dalla scrivania. Si abbassò per raccoglierli e riordinarli quando tra di essi scorse la locandina di quel locale in cui era stato un paio di volte con Claudio. Nemmeno si ricordava di aver tenuto quel biglietto pubblicitario, evidentemente era rimasto lì per sbaglio, ma poco bastò a far ritornare alla mente di Mario tutte le volte in cui il castano si era rintanato in quel posto a divertirsi lasciandogli Pietro e fregandosene di lui. Lo aveva indisposto all'epoca, figurarsi pensarci ora dopo tutto quello che nel mentre era successo. Si stavano conoscendo, avevano iniziato ad uscire assieme, e Claudio ancora frequentava quei locali. Aveva smesso solo in seguito, quando con Mario le cose erano iniziate seriamente per entrambi. Prima, se ne era fregato.

Strappò quel cartoncino in quattro pezzi e lo gettò nel cestino sotto alla scrivania, poi si alzò da terra arrabbiato.

Che diritto aveva Claudio di fargli pesare il suo comportamento? Con che coraggio parlava e pretendeva di avere tempo per riflettere su di loro quando Mario era sempre stato in silenzio nonostante fosse indispettito da quelle sue uscite? Nessuno.

L'aria per me Where stories live. Discover now