24. In balia

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24
IN BALIA


Ci sono due modi
di affrontare le difficoltà.
Modificare le difficoltà
o modificare te stesso
in modo da affrontarle.
Phyllis Bottome




Claudio non lo aveva davvero più contattato.

Mario non aveva sue notizie dal giorno in cui gli aveva sbraitato addosso e con il passare dei giorni e delle settimane aveva iniziato a stare meglio.

Certo, era stato difficile lasciarsi alle spalle quegli occhi verdi che per qualche mese erano stati la sua aria, ma era stato, allo stesso tempo, facile odiarlo dopo ciò che gli aveva fatto.

Provava un forte rancore nei suoi confronti; sentiva di disprezzarlo e percepiva ostilità solo a pensarci. Se n'era innamorato, è vero, e aveva pianto per lui, ma ora quel sentimento era svanito lasciando spazio ad avversione ed astio.

I primi giorni, in realtà, si era spaventato all'idea di non vedere più quel nome illuminare lo schermo del suo telefono. Sentiva di odiarlo, niente da dire, ma al contempo sapere che l'altro era sempre lì con il pensiero rivolto verso di lui lo faceva sentire leggermente meglio.

Meno involucro e più sostanza.

Il vuoto arrivato dopo, invece, lo aveva ingoiato a fatica.

Comunque stava bene. Non bene nel vero senso della parola, però tirava avanti e trascorreva le sue giornate senza più pianti e distrazioni. Aveva ripreso la sua vita di sempre, scandita da turni regolari e tempi predefiniti, e aveva deciso di concentrarsi sugli esami che ancora doveva dare per non pensare a quel sentimento di tormento che covava dentro.

Si sentiva cambiato. Giulio stesso gliel'aveva fatto notare qualche sera addietro e Mario non aveva saputo dire se fosse un'ammonizione o un apprezzamento, ma lui avvertiva di essere migliore in quella nuova veste. Più forte, più indipendente, più incurante del mondo. Per lo meno di giorno.
Se solo avesse saputo prima che lasciarsi scopare in quel modo da Claudio l'avrebbe portato a diventare così forse gliel'avrebbe addirittura lasciato fare con qualche mese d'anticipo.

Perché?

Perché si sentiva quasi più maturo. Come se aver affrontato un'esperienza di quel genere lo avesse reso adulto tutto in un colpo. Eppure non aveva ancora capito che dietro a quella parvenza di superiorità si celava un sentimento più tagliente e sottile: la voglia di vendetta.

Fu solo quando il suo coinquilino lo avvisò di una festa universitaria che si sarebbe tenuta quella stessa sera che iniziò a farsi lentamente spazio nella sua mente la consapevolezza di voler a sua volta ferire come era stato ferito lui. Non aveva ben chiaro né come né perché, nella testa tutto annebbiato, ma decise di accompagnarlo.

Si preparò non curandosi di apparire particolarmente bello, si vestì esattamente come era sempre stato abituato a fare e non prestò particolare attenzione ai capelli. Si soffermò solo ad osservare le profonde occhiaie che gli incupivano il volto, annerite dalle ore di sonno arretrate e che perdeva per i troppi pensieri nel silenzio caotico della notte in cui si concedeva di essere debole almeno un po', e a furia di guardarle si convinse di non meritarle, non per uno come Claudio. Cosciente di questo raggiunse apatico Giulio e insieme si avviarono al locale in cui si sarebbe tenuto il party. Non parlarono per tutto il tragitto ma prima di entrare la mano dell'altro si posò leggera sulla spalla di Mario richiamandolo dolcemente.
Sospirando si girò e attese che il suo coinquilino parlasse nonostante immaginasse già cosa volesse dirgli.

Anche Giulio sospirò puntando i suoi occhi in quelli neri del ragazzo che aveva di fronte e che ormai quasi stentava a riconoscere, poi gli accarezzò una guancia in un gesto fraterno.
"Sei sicuro di voler entrare?", gli domandò con tono premuroso di chi desidera solo il bene per l'altro e Mario annuì.

L'aria per me Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu