39. All'erta

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ALL'ERTA


Credere è molto monotono,
il dubbio è profondamente appassionante.
Stare all'erta, ecco la vita;
essere cullato nella tranquillità,
ecco la morte.
Oscar Wilde



Ci sono giorni in cui ti alzi dal letto felice e spensierato, nella testa solo cose belle, e non ti sembra nemmeno tanto strano sentirti così pago perché, in fondo, senti di meritartela un po' di tranquillità e un po' di gioia.

Non fai caso al ripiano della cucina macchiato, non fai caso ai piatti della sera precedente ancora da lavare, non fai caso ai mille giochi sparsi per il salotto e non fai caso nemmeno al silenzio assordante che ti circonda perché la tua testa canta e tu inizi a canticchiare con lei.

Claudio si svegliò esattamente così quella mattina.

Allegro.

Pietro stava borbottando qualcosa nel suo lettino e lui sentendolo si era svegliato.

Si era alzato e assieme a lui era sceso per la colazione.

L'appartamento era un casino ma non ci fece caso, mise a scaldare il latte e con il ranocchio in braccio iniziò a dondolare in giro per la casa stonando La canzone della felicità.
Pietro rideva di gusto grazie a suo zio e insieme rendevano quella casa grande e vuota una casa piena di sorrisi e calore umano.

Qualche volta succede però che appena tu abbassi la guardia la vita è pronta a ricordarti che no, non puoi permettertelo. È sempre lì pronta a ricordarti che non sei nella posizione di divertirti e di non pensare alle cose brutte per un giorno, perché forse non te lo meriti ancora, perché forse hai ancora delle pene da scontare o semplicemente sei destinato a rimanere costantemente all'erta.

Claudio se ne rese conto quando rispose al suono del suo telefono e mezz'ora più tardi, anziché essere nel divano a guardare i cartoni animati con Pietro, si trovava seduto in un ufficio in commissariato.

"Qualche giorno fa abbiamo parlato nuovamente con il signor Serpa e, come durante il suo primo interrogatorio, ha continuato a negare qualsiasi forma di violenza da parte sua", gli spiegò l'uomo in divisa seduto di fronte a lui, stupendolo perché Mario non gliene aveva parlato, "ora: io non so il motivo per il quale il signor Serpa non voglia ammetterlo perché credo intensamente che sia una vittima e che lei", indicò Claudio, "sia colpevole", lo guardò duramente, ricordandogli quanto facesse schifo, "ma senza la sua ammissione o senza segnalazioni non possiamo procedere in alcun modo".

Claudio deglutì, tutta la leggerezza con cui si era svegliato trasformata in angoscia e tutta la contentezza in dolore.

Poi il carabiniere continuò.
"Se fosse per me un bel giro in carcere glielo farei fare, Sona, ma purtroppo non è possibile ai sensi della legge", ticchettò la penna sull'ampia scrivania che li divideva, "però vorrei consigliarle un posto, dal momento in cui è consapevole di aver compiuto un abuso. Esistono dei luoghi più comunemente noti come Centri per uomini maltrattanti in cui vengono accolti uomini autori di azioni violente nelle relazioni affettive che vogliono intraprendere un percorso di cambiamento ed assumersi la responsabilità del loro comportamento di maltrattamento fisico e/o psicologico, economico sessuale e di stalking. Sono centri ben strutturati, con uno staff multidisciplinare composto da psicologi, psicoterapeuti, psichiatri ed educatori. Credo fortemente che prendervi parte potrebbe esserle molto utile", concluse guardandolo severamente e dritto negli occhi. Claudio deglutì nuovamente, annuendo con il capo per via della salivazione a zero.

Ovviamente sapeva di non essere obbligato ad incominciare un cammino di quel tipo, eppure lo sguardo dell'uomo di fronte a sé sembrava non ammettere repliche ed effettivamente, pensandoci bene, quella poteva essere una buona soluzione in alternativa al carcere che sapeva di meritare.

L'aria per me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora