7. Ora o mai

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7
ORA O MAI


Un giorno ti sveglierai e
non ci sarà più il tempo
di fare le cose che
hai sempre sognato.
Falle Adesso.
Paulo Coelho


"Mi sto annoiando".

"Vattene allora".

"No, sono venuto qui e ci voglio rimanere", constatò Claudio passando le dita lunghe sulla colonna di libri posta sulla mensola in camera di Mario.

"Sapevi che io mi sarei messo a studiare, non ho ancora capito perché hai cambiato i piani per la tua serata e sei venuto qui anziché andare a farti quella famosa birra", sospirò Mario appoggiando la matita sulla scrivania girandosi poi a guardare Claudio aggirarsi per la stanza. Era bello avercelo lì, tra le sue cose.

Dopo la piccola lite avevano aspettato Martina e quando quest'ultima era arrivata Claudio aveva improvvisamente deciso di accompagnare Mario a casa.

Ma in realtà nemmeno Claudio sapeva spiegarsi perché fosse lì.

Forse era stato per i senso di colpa dopo che Mario gli aveva riversato addosso tutta la sua frustrazione e il suo disagio, ma non aveva voluto in alcun modo lasciarlo andare via da solo da casa sua. Lo aveva convinto a farsi dare un passaggio in macchina e poi era sceso accompagnandolo fino alla porta d'entrata. Lì davanti gli aveva chiesto di poter salire per passare un po' di tempo assieme e Mario, seppur un po' stranito e ancora leggermente arrabbiato, aveva accettato perché, si sa, al cuor non si comanda.

"Perché non andiamo a farcela assieme quella famosa birra, Mario? Dai, sono le nove di sera, andiamo a cenare, almeno", cercò di convincerlo ad uscire.

"Se hai fame tutto il secondo colto del frigo è mio, oppure apri le ante della credenza e prenditi qualcosa".

Claudio alzò gli occhi al cielo come gli capitava spesso di fare da quando conosceva Mario e poi gli si avvicinò piegandosi sulle ginocchia per essere alla sua altezza. "C'è il tuo coinquilino in cucina, non mi va di disturbarlo, e poi voglio portarti un po' fuori, sono stufo di vederti sempre dentro ad una casa".

Mario si morse il labbro, indeciso, ma poi gli concesse la possibilità di rimediare ai danni fatti nei mesi appena trascorsi perché gli sembrava sincero.

Sfrecciarono tra le strade di una Verona notturna e silenziosa mentre Mario cambiava stazione radio per cercare una canzone che piacesse ad entrambi. Non parlarono, durante il tragitto, ma conservarono le loro voci per le ore che sarebbero avvenute.

Lo portò in un bar del centro, un luogo semplice e tranquillo, nulla di elegante o sfizioso ma nemmeno uno di quegli ambienti che Mario si era immaginato Claudio frequentasse. Si sentì sollevato nel constatarlo e prese posto di fronte a lui al tavolino che l'altro aveva scelto. Ordinarono due toast, Mario una coca-cola e Claudio una birra, poi iniziarono a parlare.

Mario scoprì altri dettagli di Claudio e per la prima volta sentì che anche Claudio fosse realmente interessato a scoprire qualcosa di lui. Parlarono a lungo, seduti al tavolo 13 dell' Ora o mai bar, e il più piccolo non fece sentire nemmeno un secondo il quasi ostetrico in difficoltà.

Per la prima volta da quando si conoscevano sentiva di avere un'intesa con Claudio, di non essere l'unico in quella cosa, di avere un valore. Claudio lo fece sentire totalmente a suo agio, gli domandò della sua vita a Roma, della sua famiglia, dei suoi amici, si dimostrò interessato a Mario persona e non solo a Mario ostetrico/aiutante con Pietro, e Mario si sentì bene come non gli capitava da tempo.

Il tirocinante a sua volga provò a chiedergli dei suoi genitori ma il castano cambiò discorso; provò allora ad introdurre l'argomento Anna, sua sorella da poco deceduta, ma anche in questo caso la conversazione virò su altre tematiche. Ancora si chiedeva come fosse possibile che in tutto quel tempo Claudio non avesse mai dato segni di cedimento, non in sua presenza per lo meno, ma provò a non pensarci. Capì che Claudio non voleva parlarne e dalle ombre che gli attraversavano gli occhi in quegli istanti capì che era solo un modo per proteggersi e difendersi. Non osò insistere ma si ripromise di riuscire ad aiutarlo a tirare fuori tutto il dolore che sicuramente teneva dentro e che si sforzava scioccamente di reprimere.

L'aria per me Where stories live. Discover now