18. Frequenza cardiaca

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FREQUENZA CARDIACA


Ragione e sentimento sono
due facce diverse di una
stessa medaglia:
il loro conflitto crea frustrazione,
la loro armonia dona serenità.
Emanuela Breda



Mario stava respirando così in malo modo che Claudio pensò potesse sentirsi male da un momento all'altro.

Si era addormentato con la testa sulle sue gambe mentre guardavano un film sul letto e improvvisamente aveva iniziato ad emettere dei respiri scoordinati e pesanti.

Inizialmente non ci aveva fatto particolarmente caso, Claudio, ma poi la situazione si era come aggravata e aveva iniziato a preoccuparsi veramente.

"Mario", provò a scuoterlo per assicurarsi stesse bene, "Mario, hey, svegliati".

Il quasi ostetrico aprì piano gli occhi e li sbatté più volte guardando all'insù verso il viso di Claudio che lo stava osservando preoccupato. Aprì la bocca per respirare meglio, poi deglutì confuso in attesa di una spiegazione. Non stava capendo.

"Stai bene?", gli chiese Claudio facendolo spostare dalle sue gambe per farlo stendere sul cuscino e coprirlo con il lenzuolo. Gli passò poi una mano sul viso in una carezza leggera.

Mario annuì, frastornato da quelle attenzioni improvvise, il respiro ancora un po' accelerato. Si ricordò solo in quel momento che stavano guardando la televisione assieme prima di venir risucchiato da un sonno tormentato.

Orami erano giorni su giorni che Claudio passava tutto il loro tempo libero a casa del tirocinante. Talvolta con Pietro, talvolta senza per godersi qualche momento solo per loro.

"Stavi facendo un brutto sogno?".

"Io... non lo so", ammise sincero. Non ricordava assolutamente niente, forse perché era stato svegliato prima che la sua mente potesse elaborare quello che stava succedendo al suo interno.

"Sei sicuro di star bene? Vado a chiamare Giulio", disse sparendo dalla sua visuale. Mario aggrottò la fronte.

"Mario! Cos'è successo?", irruppe nella stanza il suo coinquilino poco dopo, Claudio dietro di lui. Si abbassò alla sua altezza e gli tastò la fronte con la mano. "Come ti senti?".

"Bene", sbatté ripetutamente gli occhi, non capendo il perché di tanta preoccupazione.

"Claudio mi ha detto che hai avuto difficoltà a respirare".

"Io... non lo so. Stavo dormendo, forse ho fatto un incubo", scrollò le spalle, gli occhi assonnati.

"Sei sicuro? Devi dirmi se ti senti qualcosa", gli accarezzò dolcemente i capelli, "vado a prendere lo stetoscopio".

"No, Giù, non ce n'è bisogno. Sto bene".

"Sarò più tranquillo dopo averti ascoltato il cuore e i polmoni", controbatté sfoggiando le sue competenze mediche prima di scomparire dalla stanza per poi rientrare con lo strumento attorno al collo.

Quando Giulio si sedette sul letto di Mario e gli chiese di tirarsi su la maglietta per permettergli di visitarlo gli occhi di Mario guizzarono su Claudio.

Il castano era rimasto immobile e in silenzio in piedi accanto alla scrivania con le braccia incrociate, a qualche metro dal quasi ostetrico, senza mai staccargli gli occhi di dosso. Era preoccupato, non aveva mai visto nessuno respirare in quel modo e si era preso un bello spavento.

E poi aveva visto così tante persone andarsene dalla sua vita senza preavviso che inconsciamente quella sarebbe stata per sempre una paura costante dentro di sé.

L'aria per me Where stories live. Discover now