36. Nel mezzo

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36
NEL MEZZO


Ci si abbraccia
per ritrovarsi
interi.
Alda Merini



Quando Cristiano e Martina tornarono a casa Sona dopo la breve passeggiata con il piccolo Pietro rimasero pietrificati sull'uscio del salotto. Tutto era fuori posto e il pavimento della stanza era completamente ricoperto di oggetti e pezzi di utensili rotti. Poco lontano, poi, c'era Claudio ricurvo su se stesso.

Cristiano gli si avvicinò con il cuore in gola e osservando la macchia di sangue che si era formata attorno al suo piede destro gli si accucciò accanto chiedendogli cosa fosse successo.

Come si aspettava non ricevette alcuna risposta, ma gli occhi gonfi e rossi del suo amico gli comunicarono tanta sofferenza e bisogno di aiuto.

Martina li raggiunse accarezzandogli il volto stanco e sfatto, e Cristiano si premurò di alzargli il piede per vedere da dove uscisse quel sangue.

La ferita che si era inferto sulla pianta era bella profonda e Cristiano non ci pensò due volte quando decise che sarebbero andati al pronto soccorso perché lì c'era la necessità di mettere alcuni punti di satura. Non che fosse un esperto in materia, ma quel taglio era davvero brutto da vedere.

Chiese alla babysitter di recuperare un panno vecchio da arrotolargli attorno al piede malandato mentre lui prese dalla scarpiera una scarpa da infilargli in quello sano, poi, assieme, lo aiutarono ad alzarsi. Claudio non oppose resistenza e si lasciò trascinare dal suo amico fino all'automobile. Martina rimase a casa con Pietro e, nel mentre, se ci fosse riuscita avrebbe provato a riordinare un po' la stanza.

In ospedale, quando fu il loro turno, trovarono un medico affiancato dal suo tirocinante. Neanche a farlo apposta, si trattava di Giulio. Fu proprio lui a chiudergli il taglio sotto la supervisione del dottore e sotto suo invito fu sempre lui ad accompagnarli fuori dall'ambulatorio spiegandogli che dopo cinque giorni avrebbe dovuto fare la medicazione. Prima di congedarli li fermò chiedendo a Claudio come si fosse provocato quella ferita e si stupì parecchio nel vederlo così assorto e poco ricettivo al punto da non rispondergli nemmeno.

"Va tutto bene?", provò quindi a domandare, ma fu Cristiano a rispondere per lui. "Non molto", ammise, "non so nemmeno io cosa sia successo di preciso".

Alla fine si salutarono e tornarono a casa dal piccolo Pietro.

Inutile dire che la situazione mentale di Claudio non cambiò in meglio nemmeno nel corso dei giorni seguenti. Al massimo peggiorò. E il quinto giorno dopo essersi fatto male, anzi, diede addirittura del filo da torcere a Cristiano: non voleva in alcun modo saperne di alzarsi dal letto e vestirsi, il suo amico ci aveva provato in tutti i modi, perfino ad afferrarlo con la forza, ma non era servito a niente. Fu per questo che si ritrovò costretto a chiamare, suo malgrado visto come aveva ridotto di nuovo il suo migliore amico, Mario e quando gli rispose semplicemente gli chiese di poter parlare con Giulio. Il quasi ostetrico ne rimase stupito e per qualche istante rimase immobile dall'altra parte della cornetta, poi però fece come richiesto e passò il suo coinquilino al migliore amico di colui che stava cercando di dimenticare. Cristiano gli spiegò a grandi linee che Claudio non stava tanto bene e che non sarebbe riuscito a portarlo alla medicazione in ospedale, e alla fine Giulio accettò di passare per di lì.

Ovviamente Mario, tornato a Verona da pochissimi giorni e ancora ignaro di tutto, volle sapere subito ogni cosa e si sentì morire quando il suo amico gli spiegò che qualche giorno prima Claudio era finito al pronto soccorso e che ora stava male. Di nuovo, ogni buon proposito di stargli alla larga - nonostante questa volta fosse durato un po' di più - svanì. Si dimenticò dell'addio che gli aveva rivolto a gran voce e di tutto il dolore che gli aveva augurato e senza pensarci due volte si preparò per accompagnare Giulio a casa Sona, nella testa il solo ed unico pensiero di accertarsi che Claudio stesse bene.

L'aria per me Where stories live. Discover now