42. In pace con se stessi

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IN PACE CON SE STESSI


Scopri chi sei
e non temere di esserlo.
Mahatma Gandhi



"Sei sveglio?", Mario sbucò così dalla porta della sua stanza, controllando Claudio nella penombra, mentre tra le braccia teneva Pietro ormai sveglio da un paio di ore. Ci aveva pensato lui a cambiarlo e a dargli da mangiare quella mattina perché il castano sembrava dormire così bene nonostante il letto così piccolo per contenere tutti e tre che aveva pensato di lasciarlo riposare ancora un po'.

La sera precedente, dopo una giornata intera passata assieme a far divertire Pietro e a provare ad andare avanti con la loro storia, e dopo aver cenato assieme a Giulio, erano finiti tutti e tre stesi accoccolati ed inevitabilmente si erano addormentati.

Claudio si rigirò tra le lenzuola grugnando un verso stanco.

"Perché non chiedi anche a Cristiano di venire alla festa?", propose Mario avvicinandosi al letto, "hai sentito Giulio ieri sera, no?, ci sarà anche lui. Potresti portare anche tu il tuo amico".

Claudio si stropicciò gli occhi sbadigliando. "Dopo glielo chiedo", finalmente parlò con voce roca e assonnata, "buongiorno comunque eh, non sognavo altro che essere svegliato parlando di Cristiano".

"Buongiorno", replicò dolcemente Mario sorridendo e appoggiando Pietro sul letto che gattonando raggiunse lo zio stampandogli un bacio bavoso sul mento. Il quasi ostetrico ridacchiò tirando su la tapparella e illuminando così la stanza mentre Claudio si ripuliva con il lenzuolo mimando poi un "ops" che fece alzare gli occhi al cielo al moro. Pietro, dal canto suo, rise con quella vocina stridula che ormai usava sempre più spesso per comunicare in un modo tutto suo.

"Mi farebbe piacere venisse anche Cristiano, sai?", gli si avvicinò poi sedendosi sul letto, "magari potrebbe ricredersi su di me, so di non piacergli", si strinse nelle spalle prendendo ad accarezzare il lenzuolo sotto di lui, lievemente in imbarazzo.

"Non è così", si alzò leggermente con la testa il castano, "gli piaci perché sei riuscito a fare quello che lui ha sempre cercato di fare e sicuramente, conoscendolo, te ne sarà grato in eterno", lo rassicurò, "però mi ha visto soffrire tanto per te", ammise deglutendo quei ricordi, "sono il suo migliore amico, è l'unico che mi è sempre stato accanto in questi anni e durante tutte le disgrazie che si sono abbattute su di me, ora vuole solo il mio bene e vedermi sereno".

"Lo so", sospirò Mario, "ma vorrei che non mi guardasse più come un demonio".

"Sono certo che diventerete presto amici, stai tranquillo", lo confortò afferrandolo per un braccio tirandoselo sopra stando attento a non sfiorare accidentalmente il ranocchio. "Se ce l'ha fatta Giulio con me sicuramente per te e Cristiano sarà una passeggiata".

"Non pretendo nulla, solo che non mi veda più come colui che ha distrutto il suo amico. Preferirei mi vedesse come-".

"Come colui che ha salvato il suo migliore amico. Così ti vede", lo accarezzò sulla schiena, "ascolta bene le mie parole e non fasciarti la testa prima di rompertela".

"D'accordo", sospirò accoccolandosi meglio sul petto di Claudio, "però invitalo, ok?".

"Ok", ridacchiò tra i suoi capelli prima di lasciargli un bacio, "che ne dici se mettiamo Pietro un po' a giocare sul tappetino che gli hai comprato? Guarda lì quanti giochi", indicò i pupazzetti che Mario aveva preparato in un angolo di camera sua ancora mesi addietro e che purtroppo di recente non erano più stati usati, "zio Claudio vorrebbe coccolarsi per bene zio Mario".

Il quasi ostetrico, percependo solo in quel momento l'erezione mattutina del ragazzo steso sotto di lui, arrossì in maniera incontrollata ma sollevandosi dal corpo del castano afferrò il bimbo e lasciandogli qualche tenero bacio lo adagiò nel suo angolo di paradiso.

L'aria per me Where stories live. Discover now