14. Dentro

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14
DENTRO


Due cose assolutamente opposte
ci condizionano ugualmente: l'abitudine e la novità.
Jean de La Bruyère



L'odore di ospedale non era mai stato così buono ed accogliente. Gli ricordava labbra dolci e pelle liscia.

Non ci avrebbe in nessun caso creduto se gli avessero detto che un giorno quella sarebbe stata la sua aroma preferita, eppure iniziava a ritenere che fosse il profumo più interessante e delicato tra tutti quelli sperimentati dalle sue narici.

Fu così che iniziò a pensare a Mario, seduto in quella sala d'attesa aspettando che fosse il turno di Pietro di fare i suoi primi vaccini.

Nelle ultime settimane le cose tra di loro si erano intensificate e, sebbene non si fossero ancora spinti oltre i preliminari più basilari, Claudio sentiva una forte chimica ed alchimia con il corpo dell'altro.
Da quando lo aveva praticamente costretto a masturbarsi per lui si erano riavvicinati intimamente altre due o tre volte e più lo facevano più Claudio sentiva la necessità di averne sempre di più.

Mario, dal canto suo, viveva questo loro scoprirsi a livello carnale con molta insicurezza. Lo voleva, certo, ma si vergognava di mettersi a nudo di fronte ad un ragazzo e più nello specifico di fronte a Claudio che era più piccolo ma certamente molto più preparato di lui.
Si sentiva ingenuo, inesperto, non sapeva mai cosa toccare, cosa fare, ed era sicuro che l'altro lo trovasse imbarazzante. Allo stesso tempo si sforzava però di lasciarsi andare: voleva crescere, voleva scoprire se stesso anche sotto altri aspetti, voleva capire e soddisfare i suoi bisogni fisici, e poi gli sembrava un ottimo modo per avvicinarsi sempre più profondamente a Claudio, con la speranza che anche l'altro si legasse a lui con il passare del tempo e delle esperienze fatte assieme.

Fu proprio mentre quest'ultimo, Claudio, pensava ad un Mario timido ed impacciato che cercava ancora di coprire le sue nudità nonostante lo avesse già visto altre volte, che un'infermiera lo invitò ad entrare nella stanza dei vaccini con il ranocchio.

Peccato che quei pensieri gli avessero provocato un problema.

Un grosso problema.

*

"Ciao! Piacere Lorenzo", gli si parò davanti un ragazzo moro, porgendogli la mano. Era al solito locale che frequentava quando aveva bisogno di sfogarsi.

"Claudio", si limitò a rispondere il castano osservandolo stranito.

Era certo di averlo già visto da qualche parte ma gli sfuggiva in quale circostanza. Dubitava di averci scopato assieme perché l'altro gli dava l'impressione di non essere quel genere di ragazzo, ma non ci avrebbe comunque messo la mano sul fuoco.

"Senti... non ha senso io stia qui a girarci intorno quindi sarò diretto: quel ragazzo, Mario, che hai portato una sera qui con te... come mai non ci è più tornato?".

Claudio raddrizzò le antenne a quel nome e facendo mente locale si ricordò di quel tipo che si era avvicinato al moro e da cui lui lo aveva poi liberato. Sorrise ripensando allo sguardo grato di Mario quando era andato in suo soccorso e pensò che quel Lorenzo non avesse alcuna chance.

"Non gli piace la vita mondana, mettiamola così", spiegò a grandi linee, sorseggiando il suo drink dalla cannuccia.

"E come posso rintracciarlo?".

"Non penso tu possa", scrollò le spalle, "se non te lo ha detto lui quando vi siete conosciuti non lo farò di certo io".

"Beh ma tu lo conosci, no? Era qui con te! Potresti aiutarmi, sono davvero interessato a lui".

L'aria per me Where stories live. Discover now