40. Accecato d'amore

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ACCECATO D'AMORE


Amore è cieco,
e gli amanti non vedono
le amabili follie
cui s'abbandonano.
William Shakespeare



Avete presente la sensazione di essere in procinto di morire? Quando il cuore inizia a battere talmente tanto forte da sentirlo pulsare in ogni singolo centimetro di pelle e il respiro si fa irregolare, quasi asmatico, perché sembra impossibile respirare? Quando il petto fa talmente tanto male e l'aria sembra essere completamente assente al punto da indurti a pensare che forse stai morendo?

Ecco.

La frase di Mario fece sentire Claudio proprio così.

Guardandolo negli occhi un'ultima volta si chiese se stesse morendo.
Si alzò dal corpo del moro e dandogli le spalle cercò nella sua mente qualcosa a cui appigliarsi per non crollare.
Mario dietro di lui rimase immobile con il fiato sospeso.
Eppure niente sembrava distoglierlo da quel senso di morte incombente.

Si domandò se Mario magari stesse scherzando, se potesse aver fatto davvero una cosa del genere. Si interrogò sul perché, sul come, sul chi.

Mario, il suo Mario, con un altro.
Gli sembrava una cosa totalmente folle.

"Non è possibile", riuscì a sussurrare, "non può essere vero". Solo questo, nient'altro. Claudio sentiva le sue membra disintegrarsi una ad una al solo pensiero.

"Lo è", mormorò piano Mario mettendosi a sedere e raccogliendo le gambe nude al petto non sapendo cosa dire o fare. Accostò la schiena al muro dietro di sé e aspettò un cenno da parte di Claudio che per minuti interi non arrivò. Riuscì solo a scorgere i movimenti del suo busto al ritmo dei suoi respiri veloci per un tempo indefinito, poi finalmente si girò di nuovo verso di lui.

Le lacrime ammassate ai lati dei suoi occhi verde spento fecero male a Mario al punto da dover distogliere lo sguardo dal castano.

Se dire di aver frequentato un altro, infatti, gli era sembrato liberatorio e giusto e farlo gli aveva dato un senso di superiorità e di vendetta, ora non era più convinto del suo gesto. Per Claudio provava ancora qualcosa di forte, dannazione, e vederlo stare male per colpa sua gli faceva uno strano e doloroso effetto.

"Chi è lui? Lo conosco?", gli domandò con voce tremolante raccogliendo le mutande ed indossandole velocemente, facendo la stessa cosa poi con la maglietta.

"Non credo tu lo conosca", mormorò Mario rannicchiato su se stesso, osservando Claudio rivestirsi.

"Quanto è andata avanti questa... cosa... tra di voi?", deglutì passando maldestramente gli indumenti a Mario così che anche lui potesse rivestirsi, che ormai il fuoco tra di loro si era spento per mezzo di una secchiata di acqua gelida e tagliente. 

"Poco", gli rispose, intanto era la verità.

"Quanto dopo che tra di noi...?" lasciò la frase in sospeso, senza smettere di tortura di domande il moro. Voleva e doveva sapere ogni singola cosa. Solo così poteva provare a dargli un senso.

Mario sospirò tornando ad abbracciarsi le gambe. "Claudio...", abbassò il capo, "non ha importanza quando è successo".

"Ho bisogno di saperlo!", si alterò alzandosi dal letto e iniziando a camminare per la stanza.

"Ricordi quando sono piombato a casa tua e ti ho colpito più volte?", deglutì a quei ricordi negativi mentre Claudio annuiva piano con la testa, "lo frequentavo da pochissimi giorni", decise di essere sincero, che ormai il danno era fatto e tanto valeva che Claudio sapesse tutto subito.

L'aria per me Where stories live. Discover now