15. Famiglia

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FAMIGLIA


Questa è la vera natura della casa:
il luogo della pace;
il rifugio non soltanto dal torto,
ma anche da ogni paura,
dubbio e discordia.
John Ruskin



Il giorno seguente Mario tenne fede alle sue parole e, prima ancora che Claudio lo chiamasse, si presentò a casa Sona. Due cartoni di pizza in una mano e una bottiglia di birra nell'altra perché ormai aveva imparato a conoscere e a non giudicare le abitudini del castano.

Claudio lo accolse con un sorriso enorme perché non se lo aspettava, poi si accomodarono a tavola e iniziarono a consumare la loro cena.

Pietro dormiva quindi poterono dedicarsi unicamente a se stessi, e per questo iniziarono a parlare del più e del meno. Tra un boccone e un altro si raccontarono la giornata e poi finirono per scoprire altri dettagli delle loro vite.

A Mario piaceva da impazzire trascorrere momenti come quelli con Claudio perché gli permettevano di inquadrarlo meglio come persona e capire le sue abitudini, i suoi modi di fare e i suoi interessi. E poi quando parlavano così apertamente Claudio non gli staccava mai gli occhi di dosso facendolo sentire importante e a lui quelle sensazioni facevano vibrare lo stomaco dall'emozione come non gli era mai successo prima.

"Ma come mai hai scelto proprio Verona per i tuoi studi?", gli chiese curioso dopo che il moro gli aveva appena rivelato di dover ripetere l'esame che aveva fallito qualche tempo addietro entro un mese esatto, "e comunque se vuoi ti aiuto io a studiare".

Mario alzò le sopracciglia scettico, "non penso tu possa aiutarmi a studiare, non le sai quelle cose", ridacchiò per la faccia buffa di Claudio che lo stava guardando con il broncio, "e ho scelto Verona perché qui la facoltà di ostetricia è ottima e ci sono professori di alto calibro, in più avevo bisogno di cambiare aria", ammise alla fine.

"Perché?", si interessò l'altro, girando la sedia per guardarlo meglio.

"Perché non avevo il coraggio di rivelare la mia vera natura alle persone che mi vogliono bene e io non sono nemmeno bravo a fingere quindi quella situazione iniziava a starmi stretta", fece spallucce, cominciando a giocherellare con un pezzo di crosta di pizza rimasta nel cartone.

A Claudio quella scena fece quasi tenerezza e se fosse stato un po' più aperto alle carinerie lo avrebbe sicuramente accolto tra le sue braccia.

Voleva farlo ma non ci riuscì. 

"Qui ti senti più libero?", s'informò invece, perché voleva comunque accertarsi che in questa città stesse bene, e quando Mario gli rispose in maniera affermativa tirò un sospiro di sollievo senza nemmeno sapere il perché. Forse dentro di sé sperava che Mario non volesse più tornare a Roma.

"E sei riuscito a parlargliene alla fine?", continuò.

"Ai miei migliori amici sì", spiegò ripuntando lo sguardo in quello di Claudio super attento, "ai miei genitori e parenti vari non ancora".

"Io ai miei genitori non ho fatto a tempo a dirlo", sputò fuori il castano lasciando Mario scosso e sorpreso, "sono morti prima che trovassi la forza di affrontare questo discorso, ma penso che in cuor loro lo sapessero già".

Mario rimase in silenzio per qualche minuto e Claudio lo assecondò. Per attimi eterni si sentirono solo i loro respiri infrangersi contro l'aria attorno e le loro menti lavorare senza sosta.

Mario pensò a cosa sarebbe stato giusto dire, perché Claudio di solito non gli parlava della sua famiglia, dei suoi genitori o di sua sorella, e l'ultima volta in cui lui stesso aveva provato a spronarlo a tirar fuori i suoi pensieri e le sue emozioni a riguardo avevano finito per litigare. Claudio, dal canto suo, si chiedeva cosa lo avesse spinto a parlare senza filtri davanti a Mario, e sperava che l'altro non tirasse troppo la corda perché, in ogni caso, non era ancora pronto ad affrontare quei discorsi.

L'aria per me Where stories live. Discover now