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Erano da poco passate le sette quando qualcuno bussò. Io ero seduta su una sedia in balcone, e appena sentii il rumore alla porta, il mio corpo si irrigidì. Nella mia mente si affollò una miriade di pensieri: Dominic mi aveva trovata, voleva riportarmi a casa, voleva farmi di nuovo del male. Ero sull'orlo di un attacco di panico, ma mi calmai un po' quando sentii la voce del dottor Barnes provenire da oltre la porta d'ingresso.
"Sono Garry."
Riuscii a trovare la forza di alzarmi, anche se le ginocchia tremavano ancora. Attraversai la cucina e raggiunsi la porta con passo incerto. Quando la aprii il dottor Barnes mi rivolse un'occhiata preoccupata.
"Ciao" mi salutò con voce paterna.
"Salve" dissi, poi mi spostai di lato per farlo passare.
Soltanto dopo che ebbe varcato la soglia, mi accorsi che reggeva due buste della spesa che appoggiò sul ripiano della cucina.
"Ti ho preso un po' di cose da mangiare e..." si interruppe rovistando nel sacchetto più piccolo. "anche questi."
Mi mostrò un contenitore con dentro quattro muffin ai mirtilli e la mia pancia cominciò subito a brontolare.
"Mia moglie ha insistito per farteli avere."
"Sa che sono qui?" mi affrettai a chiedere allarmata.
Il dottor Barnes annuì. "Sì, ma non ti preoccupare, non lo dirà a nessuno."
"Grazie" dissi, riferendomi sia ai muffin, sia alla spesa e a tutto l'aiuto che mi stavano dando lui e sua moglie.
"Hai fame?"
Scossi piano la testa, mentendo. Certo che avevo fame, il mio stomaco era contratto a causa dei crampi; ma era anche chiuso e non riuscivo a mandare giù nulla.
"Hai cenato, Haylee?"
Come un automa, scossi nuovamente la testa.
"Vuoi assaggiarlo?" mi chiese il dottor Barnes porgendomi un muffin.
Il dolce profumo dei mirtilli fece aumentare i crampi allo stomaco, ma allo stesso tempo mi provocò un'ondata di nausea.
"Quelli che fa mia moglie sono i più buoni del mondo" asserì, cercando di convincermi.
"Mangio solo se lo fa anche lei."
Lui mi sorrise, nascondendo uno sguardo vittorioso, e insieme ci sedemmo sugli sgabelli neri e lucidi della cucina. Presi un muffin, ne staccai un pezzo e lo masticai lentamente, ignorando il senso di nausea che non si decideva ad abbandonarmi.
"Allora, ho parlato con Trevor Andreson e mi ha detto che è disponibile a vederti domani mattina alle undici. È l'unico posto libero che è riuscito a trovare."
"Va benissimo." Addentai il muffin, sentendo esplodere il gusto dei mirtilli nella mia bocca.
"Il suo studio è qui vicino. Solo un isolato più avanti. È un palazzo scuro con le porte automatiche. L'unico."
Ascoltai le sue indicazione senza dire una parola e non potei fare a meno di chiedermi chi fosse Trevor Anderson, in che modo mi avrebbe aiutato e se ci sarebbe riuscito. Mentre riflettevo su tutto questo, però, cominciai anche a pensare a mia madre. Era quasi sera e di sicuro sapeva già che ero scomparsa. La immaginai seduta sul divano, in lacrime, a ipotizzare gli scenari peggiori. Magari pensava che fossi stata rapita. O, peggio ancora, uccisa. All'improvviso mi sentii in colpa per aver deciso di scappare. Anche se lei non mi aveva creduto, non avevo il diritto di farla preoccupare così tanto. Aveva già sofferto abbastanza a causa di mio padre.
"Posso fare una telefonata?" domandai al dottor Barnes, che aveva già finito il suo muffin nonostante avesse parlato tutto il tempo.
Lui mi sorriso di nuovo, poi mi passò il suo cellulare.
Non ero stupida: immaginavo che mia madre si trovasse con Dominic, quindi la chiamata doveva essere breve – non più di ventinove secondi – e, soprattutto, non dovevo parlare con lui.
Mia madre rispose al secondo squillo e la prima cosa che disse fu il mio nome.
"Sì, sono io, mamma."
"Oh, tesoro, ma dove sei? Sono così preoccupata. Siamo così preoccupati. Perché te ne sei andata? Dominic sta malissimo, e anche io."
Sentii un rumore in sottofondo e subito dopo la sua voce. Dominic aveva appena chiesto a mia madre di parlare con me. Il sangue nelle vene mi si gelò.
"Non passargli il telefono o riattacco subito."
"Come vuoi, tesoro" replicò mia madre in tono arrendevole. "Dove sei?"
"Al sicuro" mi limitai a dire. "Non posso rimanere molto al telefono perché devo andare. Voglio solo dirti che sto bene e che non devi preoccuparti."
"Ti hanno costretta a scappare di casa? Dominic è disperato. Ti prego, torna a casa."
Mentalmente contai i secondi. "No, non mi hanno costretta. Ho deciso di andare via."
"Perché?" Non mi lasciò nemmeno continuare.
La voce di mia madre era disperata e mi faceva sentire in colpa per il dolore che le stavo causando; però pensai al fatto che lei non mi aveva creduto quando le avevo detto che Dominic mi aveva picchiata, e questo mi aiutò a parlare.
"Conosci già il motivo." Il tempo stava per scadere. "Ora devo andare, mamma. Ci sentiamo presto. Ti voglio bene."
"Tesoro, aspetta..."
Riattaccai prima che scattasse il trentesimo secondo. Quando alzai lo sguardo, vidi il dottor Barnes che mi fissava. I suoi occhi stanchi e contornati dalle rughe della vecchiaia mi fecero sentire piccola come una formica.
"Sai che dovrai..." cominciò a dire.
"Sì, lo so. Andrò da lei quando sarò certa di non trovarla insieme a Dominic" lo interruppi.
Il dottor Barnes annuì impercettibilmente e io tornai a guardare il mio muffin mezzo mangiato.

Life - Ricominciare a vivereWhere stories live. Discover now