Epilogo

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Trevor

Vederla dormire al mio fianco era la cosa che preferivo, per questo mi ero alzato prima che la sveglia suonasse. Volevo osservarla prima che aprisse gli occhi. Era bella, rilassata e il suo corpo seminudo mi faceva immaginare un sacco di cose che avrei voluto farle.
"Smettila di fissarmi." Haylee aprì gli occhi e mi guardò con aria assonnata. Nel suo sguardo argentato, però, luccicò un lampo malizioso.
"Mi piace guardarti." Mi chinai e le diedi un lungo bacio.
Lei mugugnò contro le mie labbra, provocandomi a rendere il bacio più profondo. Mi faceva impazzire sentire quel suo verso. Perdevo la testa e non riuscivo più a fermarmi.
Lei si staccò dalle mie labbra e io protestai ad alta voce.
"Torna qui, piccola." La presi per la vita facendola salire a cavalcioni su di me.
"Tua madre sarà qui fra meno di due ore e dopo arriveranno tutti quanti. Abbiamo un sacco di cose da fare in poco tempo. Non possiamo fare tardi."
Mi alzai appoggiandomi sui gomiti, cominciando a lasciare baci provocanti sul suo collo. Sapevo che le faceva perdere la testa, quindi andai con calma.
"Non sei corretto." Il suo respiro si fece corto, segnale che si stava lasciando andare.
"Non lo sono mai quando si tratta di te."
Si mosse, sistemandosi meglio sopra di me, e i suoi fianchi si mossero contro la mia reazione.
"Cazzo, Haylee" mi sfuggì quando mi guardò con aria innocente.
Subito dopo iniziò a muoversi piano. "Anche a me piace giocare sporco, tesoro"
La mia maglietta che indossava si spostò, mostrando le sue cosce nude. Gliele accarezzai e quando raggiunsi i fianchi, un verso gutturale fuoriuscì dalla mia gola. Non portava le mutandine ed era una meravigliosa sorpresa.
"Sei una tentatrice." Le sfilai la maglia e la lanciai dall'altra parte della stanza.
Ora era su di me, nuda, che mi guardava con forte desiderio facendomi perdere la testa.
Le mie mani risalirono sulla sua vita e raggiunsero i suoi seni sodi. Quando li afferrai stringendoli, Haylee gemette incitandomi a continuare.
"Vieni qui, piccola." L'attirai contro di me senza smettere di baciarla. Con la lingua massaggiavo la sua, provocandole mormorii di piacere che mi facevano eccitare sempre di più.
Spinse i fianchi contro i miei con un unico movimento. "Ti voglio."
Mi spostai, ribaltandola sul letto e mettendomi sopra di lei. Le divaricai le gambe, poi cominciai a baciare ogni punto del suo corpo. I piedi, i polpacci, le cosce, il suo sesso. Risalii lentamente sapendo che la stavo torturando. La volevo pronta, e poi non mi sarei mai stancato di baciarla. Appena raggiunsi le sue labbra, lei mi prese per la nuca attirandomi a sé e con l'altra mano mi sfilò i boxer.
"Calma, tigre" scherzai ridendo contro le sue labbra.
Mi baciò più intensamente e all'improvviso fui io a diventare più smanioso. Allungai un braccio verso il mio comodino, aprii il cassetto e presi un preservativo. Mentre stavo per scartarlo, Haylee me lo tolse dalle mani e strappò la carta argentata coi denti.
Dio, quant'era sexy.
Si alzò a sedere e srotolò il preservativo su tutta la mia lunghezza.
"Merda" bofonchiai.
Dovetti lottare per mantenere il controllo, altrimenti non l'avrei fatta godere abbastanza. Una parte di me voleva prenderla e scoparla subito e forte.
"Calma, tigre" mi imitò facendomi l'occhiolino.
Quello fu sufficiente a farmi perdere la testa. Con una mano sul suo seno, la spinsi contro il materasso e la penetrai all'improvviso. Lei sussultò, ma non per il dolore. Stavo sempre attento a non farle mai male. Volevo solo farle bene, tanto bene.
Cominciai a muovermi lentamente, stuzzicandole i capezzoli con la lingua, e lei iniziò a dimenarsi sotto di me.
"Trevor" gemette il mio nome e sapevo che si stava avvicinando all'orgasmo.
Iniziai a spingere più forte e più velocemente, accarezzando il suo viso con una mano, mentre con l'altra sorreggevo il mio peso.
"Ti amo, Haylee" le sussurrai all'orecchio, sapendo bene quanto la facesse impazzire, e le mordicchiai il lobo.
Sentii il suo corpo irrigidirsi e aumentai il ritmo. Essere dentro di lei era la sensazione migliore del mondo. Era stretta, calda ed era mia.
Venimmo entrambi nello stesso istante, scossi dall'orgasmo e appagati.
"Ti amo anch'io, Trevor."

"Te l'ho detto che avremmo fatto tardi" mi sgridò Haylee, che correva avanti indietro dal soggiorno alla cucina.
Stava apparecchiando il tavolo e intanto cantava una canzone di Natale, mentre io controllavo la cottura del tacchino e sbucciavo le patate.
Appoggiai il coltello sul tagliere e la presi per la vita attirandola contro il mio petto.
"Non ti sei lamentata mentre ero dentro di te" parlai a bassa voce per evitare che mia madre potesse sentirmi.
Haylee si voltò, rossa in volto, e mi sorrise timidamente. Fu più forte di me: le schioccai un bacio sulle labbra prima di lasciarla andare.
"Come siete carini!" Mia madre sbucò da dietro la porta spaventandoci entrambi.
"Mamma, smettila. Lo dici ogni volta."
Haylee non disse niente, impegnata ad abbassare lo sguardo e far ricadere delle ciocche di capelli scuri sul suo viso per coprire il rossore.
Mia madre ed Haylee erano diventate ottime amiche: uscivano insieme almeno una volta al mese e si divertivano un sacco. Certo, ci era voluto un po' di tempo perché Haylee si abituasse al fatto che Judith fosse mia madre, ma non così tanto come temevo. In realtà, ne stava impiegando troppo per elaborare che Garry era suo padre. Non aveva ancora perdonato sua madre per averle mentito così a lungo e per non averle creduto riguardo a ciò che le aveva fatto Dominic; infatti i loro rapporti erano piuttosto tesi, ma aveva deciso di invitarla lo stesso alla serata che avevamo organizzato.
Era stata un cosa decisa all'ultimo minuto: Haylee voleva festeggiare tante di quelle cose con così tante persone, che l'idea migliore era invitarle tutte a cena a casa mia. Io la chiamavo casa nostra, ma lei ancora non lo sapeva. Glielo avrei detto al momento giusto.
I primi ospiti iniziarono ad arrivare quando mancava ancora mezz'ora alla fine della cottura del tacchino. Garry, sua moglie e Joanne entrarono in cucina tutti sorridenti.
"Ciao a tutti!" ci salutarono in coro.
Haylee appoggiò sul bancone i tovaglioli che aveva preso dal pensile e andò a salutare sua madre. Le diede un bacio sulla guancia e un abbraccio veloce, poi fece un cenno della mano a Garry e sua moglie.
I rapporti tra lui e Haylee si erano fatti meno tesi ultimamente, erano entrambi più rilassati, ma sapevo che lei si sentiva ancora a disagio. Scoprire che lui era il suo vero padre l'aveva sconvolta, ma stava imparando ad elaborare la notizia nel modo giusto.
"Chi ha cucinato?" chiese Garry, avanzando in cucina.
"È stato lui" replicò subito Haylee puntandomi un dito contro.
"Che profumino!" esclamò Joanne. "Non sapevo che sapessi cucinare."
"Tutto merito suo." Indicai mia madre, appoggiata allo stipite della porta, che sorrise dolcemente.
Alla fine aveva deciso di restare a Waterbury, quindi i suoi viaggi si erano conclusi. Aveva comprato un appartamento vicino al suo ristorante preferito e mi veniva a trovare una o due volte alla settimana. Non di più, perché diceva che voleva lasciarmi lo spazio per stare con Haylee.
Suonarono al campanello ed Haylee si precipitò alla porta. Ero sicuro che si sentisse un po' a disagio a stare in una stanza così piccola con sua madre e il dottor Barnes e sua moglie. Sentii un piccolo grido provenire dall'ingresso che mi confermò che la sorpresa era arrivata. Pochi secondi dopo, Haylee tornò in cucina, seguita da Anaru, Brad e Michael, e mi saltò addosso per abbracciarmi.
Dopo che Dominic era stato finalmente arrestato, Haylee mi aveva raccontato tutto del suo viaggio in Polinesia, parlandomi anche dei suoi nuovi amici, in particolare di Anaru, che l'aveva aiutata molto a capire cosa fare. E gli ero davvero grato. Era stato la sua spalla quando io non potevo esserci.
"È arrivato anche Casey!" esclamò Haylee mentre la stringevo al petto.
"Bene, allora siamo pronti per mangiare." Presi il tacchino dal forno e lo portai in soggiorno, dove avevamo apparecchiato un lungo tavolo.
Quando fummo tutti quanti seduti, mi voltai a osservare Haylee. Era felice, serena; nei suoi occhi non c'era più quell'ombra che l'aveva sempre accompagnata da quando era entrata per la prima volta nel mio studio. Era se stessa, ed era finalmente mia. La mia forte guerriera. La mia vita.

Life - Ricominciare a vivereWhere stories live. Discover now