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Non ero riuscita a dormire per tutta la notte, e sapevo anche perché: per una volta non era stato Dominic a tenermi sveglia, bensì Trevor. Trevor e i suoi occhi. Trevor e le sue labbra. Trevor e la sua pelle. Trevor e il suo profumo. Mi sembrava di impazzire. Qualunque cosa facessi o pensassi mi portava sempre a lui e a quel bacio mancato.
Inizialmente, dopo essermi infilata sotto le coperte, avevo pensato a Lucy e Flash e avevo cominciato a piangere. Non riuscivo a credere che fosse successo davvero e che, soprattutto, Dominic fosse arrivato a tanto. Lui era un pazzo. Lo odiavo. Mi aveva portato via gli anni più belli della mia vita e non gli era bastato.
I miei pensieri avevano preso una direzione totalmente differente appena avevo pensato alle braccia di Trevor intorno al mio corpo dopo che lui mi aveva detto della morte di Lucy e Flash. Il mio pianto era aumentato mentre rivivevo quel dolore; poi si era calmato quando mi era sembrato di sentire ancora il calore di Trevor. Le lacrime si erano fermate lentamente e il cuore aveva cominciato a battere più forte. E continuava a farsi sentire con insistenza anche ora che stavo entrando nel palazzo, diretta al suo ufficio, per l'appuntamento che avevamo stabilito la settimana prima.
La ragazza della reception mi sorrise appena mi vide, nonostante sapesse quanto i miei saluti fossero piuttosto seri e freddi. Non era colpa mia; semplicemente non mi fidavo e preferivo dare poca confidenza agli estranei.
Quando raggiunsi l'ufficio di Trevor e vidi la porta chiusa, mi sedetti su una sedia vicino alla finestra con l'intento di far calmare il battito cardiaco. Feci dei respiri profondi che, in realtà, non mi aiutarono molto. Man mano che i secondi passavano mi sentivo sempre più nervosa e il mio istinto mi diceva di scappare. Proprio quando mi alzai in piedi per fare due passi, la porta dell'ufficio di Trevor si aprì e apparve il dottor Barnes.
"Ciao, Haylee" mi salutò confuso e sorpreso al tempo stesso.
"Buongiorno."
Che cosa ci faceva lì?
"Come stai? Ti trovi bene nella nuova casa?" Si richiuse la porta alle spalle e mi venne incontro.
"Sto bene. Grazie per tutto l'aiuto che mi sta dando."
Mi rivolse un sorriso sincero, facendomi sentire davvero fortunata ad aver incontrato una persona come lui.
"Figurati, è un piacere. Scusami, ma devo scappare. Ho un turno all'ospedale."
"Non si preoccupi."
"Uno di questi giorni verrò a trovarti. Mia moglie vuole che ti porti un po' della sua torta di mele."
"Oh, grazie" dissi nel momento in cui Trevor apparve sulla soglia del suo ufficio.
"Ci vediamo presto" mi salutò il dottor Barnes prima di entrare nell'ascensore.
"A presto" ricambiai il saluto, poi mi voltai verso Trevor e il respiro mi si mozzò.
Era appoggiato allo stipite della porta con le braccia rilassate lungo il corpo. Indossava una camicia bianca abbinata ad un paio di jeans grigio scuro. Era perfetto.
"Ciao." Anche la sua voce lo era.
Si spostò per permettermi di passare e io entrai nella stanza prendendo posto sul solito divanetto. Gli sorrisi, ma non dissi nulla. Improvvisamente non riuscivo più a parlare.
"Allora," esordì Trevor sedendosi di fronte a me, "come ti senti?"
Alzai le spalle prima di rispondere. "Abbastanza bene."
Trevor aggrottò le sopracciglia facendomi arrossire all'istante. "Sicura?"
Inclinai la testa poi annuii debolmente. Non riuscivo a capire perché mi guardasse in quel modo perplesso. Aveva ripensato anche lui a cosa era quasi successo il giorno prima?
Continuò a fissarmi senza dire niente, rendendomi più nervosa.
"Smettila di guardarmi in quel modo" sbottai, passandomi le mani sudate sui jeans per asciugarle.
"Come?" domandò Trevor con aria innocente.
Mi stava facendo innervosire e stavo rischiando di perdere di nuovo la pazienza. Da quando avevo lasciato Dominic, mi sentivo sempre sull'orlo di un precipizio. Avevo paura di perdere il controllo per qualsiasi cosa. Inoltre mi sentivo sempre triste e arrabbiata, e il comportamento di Trevor non aiutava in nessun modo.
"Come se ti aspettassi di sentire dell'altro, ma non ho nulla da dire."
Ora fu Trevor ad inclinare la testa, e mi parve di intravedere un lampo di sfida in quel suo sguardo tutt'altro che innocente.
"Davvero?"
Mi alzai in piedi, dato che non riuscivo più a stare seduta, e rivolsi a Trevor l'occhiata più severa che riuscii a fare.
"Cosa vuoi sentirti dire?" lo aggredii, lasciandomi trasportare dalle emozioni.
"La verità" replicò lui prontamente.
"Vuoi la verità? Eccola! Sono furiosa con mia madre perché non mi è vicina; arrabbiata con Dominic per quello che ha fatto a me, Lucy e Flash; triste perché loro sono morti e non ho potuto salvarli; stanca di questa situazione e mi sento persa. Non so cosa fare, come ricominciare da zero, come dimenticare tutto il male che mi ha fatto Dominic. Vorrei poter riprendere in mano la mia vita serenamente, ma non so come fare. In più sono confusa a causa di quello che è successo ieri. Non so più..." La mia voce divenne sempre più bassa, fino a scomparire nel nulla.
Nella stanza ci fu un profondo silenzio che durò qualche minuto, poi Trevor mi sorrise.
"Eccoti" mormorò con uno sguardo pieno di ammirazione. Perché mi ammirava?
Aggrottai la fronte, non capendo il senso delle sue parole.
"Ecco la vera Haylee" spiegò dopo aver notato la mia confusione. "Ci ha messo un po' a venire fuori, ma ci siamo riusciti."
"Hai sentito quello che ho detto?"
Trevor annuì con decisione. "Ogni parola."
"E questo è tutto quello che hai da dire?"
"Con calma penseremo a tutto quanto." La sua voce pacata mi innervosì, così gli diedi le spalle, rivolgendo la mia attenzione al panorama che si intravedeva al di là delle tende dalla finestra.
Vedevo delle case, le solite che osservavo ogni volta che andavo a fare la spesa o venivo qui da Trevor, e dietro di loro c'erano dei bellissimi giardini verdi, che presto sarebbero diventati marroni con l'arrivo dell'autunno.
Percepii Trevor alzarsi, poi avvertii la sua presenza alle mie spalle. Il mio corpo si risvegliò all'istante: il cuore prese a battere più velocemente, le ginocchia tremavano e il mio stomaco venne invaso da uno strano nervosismo.
"Ti senti bene?" mi domandò Trevor.
Sapevo che dovevo rispondere, dire qualcosa; però non ci riuscii. Non ero in grado di parlare, così mi limitai a fissare un punto al di là della finestra. Un punto qualsiasi.
"Haylee." Trevor mi toccò il polso, facendomi girare verso di lui.
Lo assecondai; ma quando mi voltai del tutto, il mio cuore saltò un battito. Trevor era più vicino di quanto pensassi. Riuscivo a sentire l'odore della sua pelle misto all'acqua di colonia e nei suoi occhi vedevo con nitidezza le pagliuzze dorate che caratterizzavano il suo sguardo magnetico. Improvvisamente la rabbia che provavo si dissolse nel nulla.
"Ti senti bene?" ripeté con voce bassa, riscuotendomi dai miei pensieri.
Annuii in fretta, ma prima che potessi aggiungere altro mi ritrovai le labbra di Trevor sulle mie. Ed erano esattamente come le avevo immaginate: morbide, calde, setose. E lui sapeva baciare davvero bene.
Mi prese il viso tra le mani, accarezzandomi la pelle con una dolcezza che non avevo mai percepito prima. Schiusi le labbra e, quando le nostre lingue si incontrarono, emisi un gemito senza rendermene conto. Trevor, da dolce e controllato, divenne subito più passionale, attirandomi a sé e stringendomi contro il suo corpo. Nel momento in cui sollevai le braccia allacciandole intorno al suo collo e gli sfiorai i capelli, qualcuno bussò alla porta. Trevor si bloccò, lasciando per un istante le labbra sulle mie, poi si allontanò subito come se si fosse bruciato con il fuoco. Ci guardammo per qualche secondo, dopodiché lui si voltò dirigendosi verso la porta. La aprì, disse qualcosa alla persona che aveva bussato e la richiuse subito.
Quando Trevor si voltò verso di me, mi sembrò un'altra persona. Mi guardava come se fossi una completa sconosciuta e la freddezza nei suoi occhi mi fece sentire male.
"Non doveva succedere" sentenziò, abbassando lo sguardo. Perché non mi guardava negli occhi?
"Sei stato tu a baciarmi" gli ricordai a bassa voce.
Non riuscivo ancora a realizzare completamente cosa era appena successo tra noi due, ma ero certa di una cosa: quel bacio non mi aveva lasciata indifferente. Lo avevo desiderato, mi era piaciuto. E ne volevo ancora. Volevo assaggiare di nuovo le labbra di Trevor e sentire il suo sapore.
"Ho commesso un errore." Il suo sguardo era ancora rivolto verso il basso, rendendomi impossibile vedere la sua espressione.
Non avevo bisogno di ascoltare altro. Le sue parole erano state sufficienti a farmi capire che dovevo andarmene di lì. Lui era stato chiaro.
Afferrai la borsa e uscii dalla stanza senza voltarmi indietro.

Life - Ricominciare a vivereWhere stories live. Discover now