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Quando Janine percorse la navata nel suo magnifico abito vaporoso color panna, pensai di essere felice. Quando vidi Bernard guardarla con adorazione e gli occhi lucidi, credetti di commuovermi da un momento all'altro. Nel momento in cui si scambiarono le promesse, sentii qualcosa spezzarsi dentro di me. E quando, durante il ricevimento, entrarono nell'ampia sala addobbata mano nella mano e si sedettero uno di fianco all'altra guardandosi con amore, realizzai che non avrei mai potuto avere niente del genere.
Fin dall'età di dieci anni iniziai a pensare al mio matrimonio. Sognavo un uomo bello e affascinante che mi attendeva all'altare, come un principe azzurro, mentre io camminavo sorridente ed emozionata nella sua direzione con indosso un vestito bianco da togliere il fiato e un bouquet di rose in mano. Erano sogni molto fiabeschi, i miei, e col tempo erano anche cambiati; ma il desiderio più importante restava sempre lo stesso: avere un uomo al mio fianco capace di rispettarmi e amarmi. Per me, ora, quell'uomo era Trevor, e sapere che non sarebbe più successo niente tra me e lui mi provocò un dolore al petto.
Nel poco tempo che ero stata con Trevor, avevo capito quanto lui fosse speciale. Mi rispettava, mi osservava, era sempre gentile e mi faceva stare bene. Mi aiutava quando stavo male a causa di Dominic, e c'era sempre stato anche quando il nostro rapporto non si era ancora evoluto. Quando era solo il mio terapista. Lui mi aveva fatto capire che potevo innamorarmi di nuovo, e alla fine mi ero innamorata di lui. E ora Trevor non c'era più.
"Ti senti bene? Sei un po' pallida."
Distolsi lo sguardo dal mio bicchiere vuoto per portarlo sulla donna seduta di fianco a me. Annuii in fretta mostrando un falso sorriso.
"Si stanno divertendo un sacco laggiù." Fece un cenno verso la pista da ballo, dove tutti gli invitati, tra cui anche gli sposi, ballavano sulle note di una canzone pop.
Io e la donna al mio fianco facevamo parte di quel ristretto gruppo di persone che avevano deciso di non unirsi agli altri, restando seduti al proprio tavolo.
"Comunque sono Judith." Allungò una mano e io gliela strinsi.
"Haylee."
Durante il pranzo, io e lei non avevamo scambiato nemmeno una parola. A dire la verità, non mi ero nemmeno resa conto della sua presenza. Davvero maleducato da parte mia, siccome eravamo sedute una di fianco all'altra.
"Come conosci gli sposi?" domandò, passandosi una mano sui capelli. Mi colpì il suo taglio corto, moderno e giovanile, in contrasto con la sua età. Aveva un'aria simpatica, e questo riuscì a distrarmi per un po' dai miei pensieri.
I suoi occhi marroni circondati da alcune rughe mi scrutarono in attesa di una risposta.
"Lavoro per Janine da molto tempo" replicai, dando una veloce occhiata al suo lungo vestito rosa antico che si intonava alla perfezione con la sua carnagione leggermente abbronzata. "Tu?"
"Sono un'amica della famiglia di Bernard."
Annuii, non sapendo cos'altro dire. Nell'ultimo periodo non ero più brava nelle conversazioni. Proprio in quel momento la musica cambiò e dalle casse al centro dell'enorme salone uscirono note lente e romantiche. Esattamente ciò di cui non avevo bisogno. Così fermai un cameriere e mi feci riempire il bicchiere di vino.
"Sei qui da sola?"
Bevvi un lungo sorso prima di rispondere. "Sì, e tu?"
Assentì scrutandomi attentamente.
Davvero non capivo perché ci fossimo fatte quella domanda, dato che entrambe eravamo rimaste sole tutto il tempo. Forse la signora, Judith, voleva chiacchierare un po'. E forse io ne avevo bisogno per riprendere in mano la mia vita.
"Sono molto felici" osservò Judith, guardando Janine e Bernard oscillare abbracciati.
"Già. Beati loro." L'alcol cominciava a fare effetto, quindi dovevo assolutamente limitarne l'assunzione, altrimenti avrei cominciato a parlare senza riflettere.
"Puoi dirlo forte." Judith rise, facendomi sentire meno in imbarazzo. "A quanto pare noi due non siamo state tanto fortunate." Mi fece l'occhiolino e alzò il bicchiere per farlo tintinnare contro il mio.
"Allora, Haylee, che cosa fai nella vita?"
La prima risposta che mi venne in mente fu sopravvivere, ma non potevo replicare in quel modo davanti ad una sconosciuta.
"Recensisco libri" risposi invece.
"E ti piace?"
"Moltissimo. Ho la possibilità di leggere romanzi in anteprima e opere davvero meravigliose che in pochi conoscono. È un modo per imparare cose nuove, ma anche per evadere un po' dalla realtà."
Judith accavallò le gambe mentre osservava alcuni degli invitati avvicinarsi ad un tavolo per bere.
"Mi piace il tuo entusiasmo." I suoi occhi marroni mi sorrisero dolcemente. "Anche io ero così una volta. Lavoravo in una casa di riposo e mi piaceva moltissimo."
"Deduco che non lavori più lì."
Lei scosse piano la testa. "Era giunto il momento di prendere delle decisioni."
Nel suo sguardo lessi un profondo dispiacere che mi ricordò quello che avevo provato quando Dominic mi costrinse a dare le dimissioni. Mi ero sentita inutile, ma anche triste per aver deluso Janine; nonostante tutto, però, credevo fosse la cosa migliore per la mia relazione con Dominic.
"Ti va di andare a fare due passi? Ho bisogno di prendere un po' d'aria."
Annuii alzandomi. "Volentieri, altrimenti continuerò a bere vino, e potrebbe essere un problema sia per me che per te."
Judith scoppiò a ridere mentre andavamo a prendere i cappotti.
La location del ricevimento distava quindici minuti dalla chiesa dove Janine e Bernard avevano pronunciato le loro promesse nuziali ed era circondata da un parco con una fontana e un piccolo laghetto. Janine mi aveva raccontato che d'estate, in quel piccolo specchio d'acqua, nuotavano cigni e anatre; ma ora, a causa del freddo, non c'era alcun animale.
Mi strinsi nel cappotto, mentre i tacchi affondavano nell'erba soffice ad ogni mio passo.
"È un posto bellissimo. Sei mai stata qui?" Judith si avvolse una sciarpa intorno al collo.
"No, è la prima volta."
"Io sono venuta qui cinque anni fa, sempre per un matrimonio. Era estate e i tavoli erano sparsi per tutto il parco. E là c'era la pista da ballo." Indicò un punto poco più avanti di fronte a noi. "Abbiamo ballato fino a tarda notte. Oh, c'erano delle stelle meravigliose."
"Dev'essere stato bellissimo."
"Già. E il mio accompagnatore era un ballerino fantastico."
Camminammo in silenzio per una decina di minuti, poi, a causa del freddo, decidemmo di rientrare. I festeggiamenti proseguirono fino a tarda notte, tra giochi, balli e discorsi imbarazzanti. Io trascorsi tutto quel tempo insieme a Judith, che scoprii essere una donna fantastica. Parlammo di qualsiasi cosa: film, libri, viaggi e pure di politica, anche se io non ero molto esperta su quest'ultimo argomento. Avevamo diverse cose in comune e questo mi fece molto piacere.
Quando cominciai a sentirmi stanca e decisi di tornare in albergo, Judith mi chiese di restare in contatto. Ci pensai un po', ma alla fine decisi di darle il mio numero di cellulare. Ora, erano tre le persone ad averlo: il dottor Barnes, Trevor e Judith.

Life - Ricominciare a vivereWhere stories live. Discover now