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Parcheggiai l'auto di fronte al ristorante e controllai l'orologio. Ero in anticipo di cinque minuti, quindi decisi di aspettare in macchina.
Janine mi aveva dato appuntamento in un ristorante fuori città, cosa che mi fece sentire molto sollevata, per discutere del mio nuovo lavoro. In realtà sapevo che era anche una scusa per vedermi, siccome in una delle sue email mi aveva scritto che non vedeva l'ora di passare un po' di tempo insieme a me. Lei non era un capo freddo, autoritario e scorbutico; era sempre solare, disponibile ad aiutare i suoi dipendenti e non si arrabbiava quasi mai. Il nostro rapporto, però, era diverso da quello che aveva con gli altri miei colleghi. Quando lavoravo per lei, Janine e io pranzavamo sempre insieme e qualche volta uscivamo anche la sera per andare a bere qualcosa. Eravamo amiche, quasi.
"Haylee." La voce di Janine echeggiò in tutto il parcheggio attirando la mia attenzione.
Lei stava scendendo da un'auto nuova e lucente di colore blu scuro e agitava una mano nella mia direzione. Le andai incontro e, appena fui di fronte a lei, mi abbracciò forte.
"Che bello vederti!" esclamò senza staccarsi da me.
"Sei in gran forma" replicai ricambiando l'abbraccio.
"Anche tu, bellezza. Sei dimagrita?" Fece un passo indietro e mi squadrò dalla testa ai piedi con i suoi grandi occhi azzurri.
"No, sarà la tua impressione."
"Comunque sei splendida."
Ricambiai il suo sguardo, osservandola a mio volta e notando quanto poco fosse cambiata negli ultimi anni. Il suo fisico era quello asciutto e tonico di sempre, i capelli erano corti e biondi come ricordavo e non aveva nemmeno una ruga in viso. Il suo modo di vestire era rimasto lo stesso: camicia, giacca e una gonna aderente. Di solito indossava vestiti bianchi o neri, ma questa volta i suoi abiti erano di un bel blu acceso che metteva in risalto i suoi occhi e si abbinava al colore della borsa e della macchina.
"Vedo che hai cambiato auto."
"Un regalino da parte del mio quasi-marito" spiega lei con un ampio sorriso.
"Stai per sposarti?" chiedo incredula.
Per tutta risposta, Janine alza una mano e mi mostra un anello: un solitario con un grosso diamante a forma di cuore.
"Wow!"
"Devo raccontarti parecchie cose" asserì con aria sognante.
Entrammo nel ristorante e ci sedemmo ad un tavolo che aveva prenotato Janine due giorni prima. Era in un angolo del locale, appartato e lontano dal resto dei clienti, così potevamo avere un po' di privacy e parlare tranquillamente di lavoro.
Non ero mai stata in quel ristorante prima, e non ne avevo mai sentito parlare, ma Janine mi aveva assicurato che era uno dei locali dove si mangiava meglio.
Per il momento, potevo dire che era uno dei migliori dal punto di vista dell'arredamento dove fossi mai stata. Moderno, con tavoli bianchi e sedie bordeaux, come le tende. Nulla era fuori posto, e il nostro tavolo era perfettamente apparecchiato con più di quattro posate d'argento, un calice per il vino, un bicchiere per l'acqua, un piatto bianco e un tovagliolo bordeaux ripiegato a forma di cigno.
Il cameriere ci portò i menu, poi sparì dietro una porta che presumetti si trattasse di quella della cucina.
"Bernard dice che qui fanno un'ottima anatra all'arancia" asserì Janine, facendo scorrere un dito sul menu. "Penso che prenderò proprio quella."
"Io, invece, ordinerò una cotoletta."
Dopo aver ordinato e bevuto un sorso di vino rosso, Janine si appoggiò allo schienale della sedia e mi scrutò con aria pensierosa.
"Vorrei cominciare il nostro incontro chiedendoti un sacco di cose, ma prima voglio parlare di lavoro."
Annuii con decisione, dimostrandomi completamente d'accordo con lei. Prima il dovere, poi il piacere.
"Quando sei disposta a cominciare?" mi chiese subito. Dal suo tono di voce capii quanto fosse felice di riavermi al suo fianco.
"Anche subito."
Janine mi sorrise, fiera della risposta, poi estrasse dei fogli dalla sua borsa.
"Questo è il contratto. Come puoi leggere nelle prime righe, la durata del lavoro sarà a tempo indeterminato e non sono previsti mesi di prova. Nella seconda pagina troverai tutti i dettagli riguardanti lo stipendio, mentre nella terza è spiegata la tua mansione."
Ascoltai con attenzione, facendo scorrere gli occhi sui documenti che tenevo tra le dita. Quel contratto era il mio biglietto di sola andata per una vita migliore. Un futuro migliore.
"Come sai già, ti occuperai della recensione di romanzi, saggi e poesie di qualsiasi genere scritti da autori emergenti e non" continuò a spiegare Janine. Era un treno in corsa, impossibile da fermare.
"La scadenza per la consegna della recensione me la darai tu?" domandai alzando lo sguardo dal contratto.
Janine annuì con enfasi, facendo ricadere qualche ciocca bionda davanti al viso. "Sì, e il tempo che avrai a disposizione varierà in base alla lunghezza di ciò che dovrai leggere. Ti invierò personalmente le copie dei libri tramite posta, perciò avrei bisogno di sapere il tuo indirizzo. È sempre lo stesso o tu e Dominic avete cambiato casa?"
Il mio corpo si irrigidì all'istante. Cosa dovevo dirle? Che ero scappata? Che Dominic mi picchiava? O che, semplicemente, ci eravamo lasciati? Se avessi optato per la risposta più semplice, Janine mi avrebbe fatto sicuramente altre domande. Era un giornalista ed era nella sua natura essere curiosa.
Mi schiarii la voce con l'intento di rilassarmi. "Ho cambiato casa."
"Davvero? Dove abiti?"
"Janine, prima di firmare questo contratto, devo chiederti una cosa davvero importante." Dovevo dirglielo.
Il suo sguardo si accese di curiosità, ma non mi pentii delle mie parole. Conoscevo Janine, e sapevo che non avrebbe mai tradito la mia fiducia.
"Puoi far pubblicare le recensioni sotto falso nome?"
"Che intendi dire?" Incrociò le braccia al petto, chiaro segno della sua leggera irritazione. La conoscevo troppo bene.
"Che sulla rivista non dovrà comparire il mio nome."
Janine inarcò le sopracciglia confusa. "Haylee, sei ricercata?" mi chiese lentamente.
Abbassai lo sguardo, incapace di sostenerlo per un secondo di più. "Non dalla polizia."
"Devi spiegarmi cosa sta succedendo. Mi dispiace dirtelo, ma non posso mettere a rischio il mio lavoro e quello di tutti i miei dipendenti."
Sospirai afflitta, poi mi decisi a raccontare tutta la verità.
"Io e Dominic non stiamo più insieme. Ci siamo lasciati, l'ho lasciato. Lui avevo cominciato ad essere violento e sono scappata. Mi sta cercando, penso, e non posso permettere che mi trovi. Per questo ho bisogno che tu mi assicuri l'anonimato."
Janine ascoltò ogni mia parole con attenzione e, man mano che proseguivo con il mio discorso, sul suo volto si susseguivano espressioni diverse. Dapprima era sospettosa, poi curiosa, sorpresa, e infine sconvolta.
Per la prima volta vidi la faccia di qualcuno che provava compassione per me. Per la sfortuna che mi era capitata.
Nonostante avesse capito tutto fin dall'inizio, il dottor Barnes non mi aveva mai rivolto quello sguardo. E nemmeno Trevor. Si erano solo mostrati disponibili ad aiutarmi e mi avevano sempre rivolto sguardi carichi di forza e determinazione, che mi avevano aiutato ad affrontare tutto quanto. Gli occhi di Janine, però, furono una doccia fredda.
"Haylee, mi dispiace tanto" disse, e mi resi conto che era corto di parole.
Janine Banver, giornalista e redattrice, non sapeva cosa dire.
Questa sì che era una notizia.
Alzai le spalle con noncuranza, cercando di dimenticare il più in fretta possibile quella sensazione di disagio che mi attanagliava lo stomaco.
"Io sono qui. Se dovessi avere bisogno di aiuto..."
"Grazie, Janine" la interruppi per evitare di ascoltare le parole più scontate che fossero mai uscite dalla sua bocca.
Nessuna parlò per qualche minuto, in attesa delle nostre ordinazioni. Poi, quando il cameriere ci consegnò i piatti, Janine uscì dal suo mutismo improvviso.
"Ti garantirò l'anonimato e farò in modo che le copie dei libri che ti spedirò non siano rintracciabili. Potrò far consegnare tutto da un corriere privato, oppure far recapitare i pacchi ad una casella postale" esordì Janine con voce decisa.
Appena sentii le sue parole, mi resi conto che temevo di non riuscire a ottenere quel lavoro. Ero quasi certa che la mia confessione avesse spaventato Janine, facendole mettere in dubbio la proposta che mi aveva fatto.
"Una casella postale andrà benissimo" replicai con un sorriso pieno di speranza. Speranza che credevo di aver perso.
"Ti invierò un'email quando spedirò i libri, così tu saprai quando andare a prenderli."
"Grazie."
"Haylee?"
"Sì?"
Janine mi sorrise calorosamente. "Sono felice di riaverti a bordo."

Life - Ricominciare a vivereWhere stories live. Discover now