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Aprii lentamente gli occhi, disorientata e spossata. Mi facevano male le braccia e le caviglie e non ne capivo il motivo. Guardandomi intorno, mi accorsi di essere in casa mia, in soggiorno, sdraiata per terra ai piedi del divano. Provai ad alzarmi, ma qualcosa mi bloccava. Non riuscivo a muovermi.
La paura prevalse su tutto. Le braccia erano bloccate, i polsi mi bruciavano e, quando abbassai lo sguardo, notai di avere le caviglie legate con una corda.
"Ciao, tesoro."
Quella voce mi fece accapponare la pelle.
Non poteva essere vero. Era un incubo. Mi ero addormentata ai piedi dell'albero vicino al lago e ora stavo sognando. Non era reale. Solo un terribile sogno.
Strinsi forte gli occhi, per poi riaprirli e scoprire che nulla era cambiato.
"So che sei sveglia" cantilenò la voce. La sua voce.
Oh, mio Dio.
Sentii dei passi avvicinarsi. Vidi delle scarpe. Le sue scarpe, quelle marroni che portava quasi tutti i giorni. Quelle che non mi erano mai piaciute. Si fermarono davanti al mio viso, poi lui si chinò. E in quel momento capii che nulla avrebbe potuto salvarmi.
Dominic.
I suoi occhi neri come la pece mi osservavano, attraversati da un lampo che sembrava essere divertimento.
"Dominic" sussurrai in preda al terrore.
"Esatto, tesoro. Sono proprio io. Sei felice di rivedermi?" Mi afferrò per un braccio costringendomi a sedermi.
Una fitta ai polsi mi fece capire che erano legati come le caviglie.
"Come..."
"Ti ho trovata?" Scoppiò in una risata che mi fece venire la pelle d'oca. Era la risata di un pazzo. "All'inizio non è stato facile, ma lo è diventato quando un giorno sei andata a trovare tua madre."
Lo guardai fingendo di non capire.
"Tenevo d'occhio quella casa da giorni, poi finalmente sei arrivata e da allora ti ho seguita ovunque."
Spalancai gli occhi. Lui aveva sempre saputo dove mi trovavo. In ogni momento della giornata.
"Tranne nelle ultime due settimane. Ho perso le tue tracce, ma poi ho scoperto dov'eri. Hai commesso lo stupido errore di usare la carta di credito per comprare un biglietto aereo per la Polinesia."
"Tuo padre" mormorai, cominciando a capire. Temevo che sarebbe successo, ma non credevo che Dominic potesse arrivare a tanto. Aveva usato i mezzi della polizia per rintracciarmi. Suo padre l'aveva aiutato? Oppure aveva fatto tutto di nascosto?
"Già, avere come padre lo sceriffo della città ha i suoi vantaggi."
"Oh, mio Dio."
Dominic rise, chinandosi su di me. "No, lui non c'entra niente. Ho fatto tutto da solo. Ti sei divertita al matrimonio di Janine? Eri davvero splendida quel giorno."
Era pazzo. Quell'uomo era completamente pazzo.
Dovevo trovare il modo di liberarmi e cercare aiuto. Dovevo andare via.
"Eri là?" gli chiesi spaventata.
Senza dare nell'occhio, cominciai a muovere il polsi per cercare di liberarmi.
"Certo. Ti ho seguita ovunque, tesoro. Anche quando sei andata in quel ristorante con quell'idiota."
Trevor.
"Ti sei divertita con lui? Te lo sei scopato?"
Chiusi gli occhi, all'improvviso preoccupata per Trevor. E se Dominic gli aveva fatto del male? No, era impossibile. Lui voleva me, non Trevor.
"Rispondi!" gridò, facendomi trasalire.
Provai a dire qualcosa, ma non ne fui in grado. La sua vicinanza e la rabbia che vedevo sul suo viso mi terrorizzavano.
Quando si accorse che non avevo intenzione di parlare, lui si avvicinò al mio viso. Pochi millimetri ci separavano ed ero paralizzata dalla paura.
Accadde tutto molto velocemente: Dominic mi afferrò per i capelli, trascinandomi lontano dal divano, dove mi sentivo un po' più al sicuro, e mi portò al centro del soggiorno. Quando mollò la presa, la mia testa andò a sbattere sul pavimento freddo, provocandomi un dolore sordo. Per pochi secondi non sentii e non vidi nulla, ma poi le urla di Dominic risvegliarono tutti i miei sensi.
"Ti ho detto di rispondermi, stupida puttana!"
"N-no" balbettai con voce bassa.
"Non ti ho sentito." Dominic si chinò su di me con aria minacciosa.
Feci un respiro profondo per cercare di calmarmi. "No, non sono andata a letto con lui."
Piegai di nuovo i polsi e la stretta della corda si allentò leggermente.
"Bugiarda! So che è rimasto qui fino a tardi la sera, so che sei andata a casa sua. Pensi davvero che ti creda? Sei soltanto una bugiarda."
"Te lo giuro" mentii con le lacrime agli occhi.
"Hai giurato di restare con me per sempre e poi te ne sei andata" urlò, voltandosi verso la finestra.
Era il momento giusto, lui non stava guardando.
Con un enorme sforzo allargai le braccia doloranti, e finalmente la corda si allentò. Riuscii a sfilare le mani, ma in quel momento Dominic si voltò di nuovo e io rimasi immobile.
"Perché mi hai lasciato, Haylee? Avevi giurato di non farlo." Ora era disperato, e la cosa non mi piaceva affatto.
Poteva cambiare umore da un momento all'altro, e Dio solo sapeva cosa avrebbe potuto farmi. Dovevo fare in modo di tenerlo calmo.
"Io... non lo so, Dom. Ero spaventata e confusa."
Si inginocchiò ai miei piedi e io pregai che non si accorgesse che mi ero liberata.
"Perché? Per quello che ti avevo fatto? Ero arrabbiato e non sapevo quello che stavo facendo. Volevo scusarmi con te, ma quando sono tornato a casa tu non c'eri più." La disperazione nei suoi occhi lasciò il posto alla rabbia. "Hai portato via tutto e sei venuta ad abitare in questo posto di merda."
"M-mi dispiace."
Mi accarezzò il viso, poi lo afferrò con forza. "Non è vero, altrimenti saresti tornata da me. Sono passati due mesi e non sei tornata."
"Sarei tornata. Avevo solo bisogno di tempo."
Dominic rise, aumentando la presa sul mio viso. Sentivo le guance bruciarmi a causa delle sue dita forti.
"Ti conosco troppo bene, tesoro. Sapevo che non saresti tornata, ed è per questo che sono qui."
Indietreggiai fino a raggiungere il mobile del televisore. Mi guardai intorno velocemente, alla ricerca di qualcosa, qualsiasi cosa, da usare come arma.
"Che cosa vuoi fare adesso?" Non vedevo niente a portata di mano. Era tutto troppo in alto e non potevo alzarmi senza che Dominic mi vedesse.
"All'inizio volevo portarti a casa nostra, ma poi ho cambiato idea. Pensavo di divertirmi un po'." Il suo sguardo luccicò, facendomi rabbrividire.
Cosa voleva fare? Uccidermi? Ne sarebbe stata capace?
Dovevo distrarlo e riuscire ad afferrare il vaso di fianco al televisore.
"Che cosa hai fatto a Flash e Lucy?"
Lui si piegò in due in una risata isterica. "Conosci già la risposta, piccola."
Lo stomaco si contorse, provocandomi una forte nausea.
"Dom, posso avere un po' d'acqua? Ho sete" gli chiesi dolcemente. Lo conoscevo bene e sapevo che quando usavo quel tono di voce lui non mi diceva mai di no. Si sentiva un re quando lo guardavo in quel modo, come se lui potesse salvarmi da tutto.
"Certo, tesoro." Si chinò, allentando la presa sul mio viso, poi mi diede un bacio sulle labbra.
Mi costrinsi a ricambiare, altrimenti non sarei riuscita ad ottenere ciò che volevo.
Appena si voltò, dirigendosi in cucina, mi affrettai a slegare il nodo che mi legava le caviglie, ma non tolsi la corda e la sistemai in modo che Dominic non si accorgesse di nulla. Alla fine, con uno sforzo che fece tremare le mie braccia doloranti, afferrai il vaso e lo nascosi dietro di me. Quando Dominic tornò, io ero immobile come mi aveva lasciato.
"Ecco, tieni" mormorò.
Mi porse il bicchiere d'acqua e, nello stesso momento, io presi il vaso e glielo scagliai sulla testa. Il rumore dell'impatto mi fece quasi vomitare. Il vetro di ruppe in mille pezzi, tagliandomi il palmo, ma l'adrenalina mi impediva di sentirne il dolore. Dominic emise un verso strozzato e cadde a terra.
Aveva una ferita alla tempia, ma non mi lasciai impietosire. Non volevo fargli del male, ma volevo scappare e andare in un posto sicuro. Balzai in piedi, lanciando le corde il più lontano possibile e corsi verso la porta d'ingresso. Provai ad aprirla, ma era chiusa e la chiave era sparita. Ero bloccata in casa mia con Dominic.
Il cellulare. Dovevo chiamare qualcuno.
Mi guardai attorno alla ricerca della borsa, che trovai a terra vicino a uno sgabello della cucina. Mi ci buttai sopra e rovistai in fretta. Trovai il telefono quasi subito, ma mi scivolò di mano a causa del sangue che usciva dal taglio.
Un rumore proveniente dal soggiorno mi fece salire il panico. Dominic si stava risvegliando.
"Dannazione" sussurrai, afferrando il telefono per la seconda volta.
Pulii lo schermo dal sangue e aprii l'elenco delle ultime chiamate. Appena vidi il numero di Trevor premetti il tasto verde.
"Avanti, rispondi." Gli squilli sembravano durare anni e il tempo che passava non aiutava a calmarmi.
"Haylee?" Era lui. Sì, era lui. Aveva risposto.
Mi sentii invadere dalla speranza.
"Trevor, sono a casa. Lui è..." La mia testa fece uno scatto all'indietro impedendomi di continuare a parlare.
"Che cazzo credi di fare?" Dominic mi tirò per i capelli e il cellulare mi cadde dalle mani.
"Mi fai male" dissi singhiozzando.
"Ah, davvero?" Aumentò la stretta e io urlai dal dolore.
Cercai a tentoni il cellulare, ma non lo trovai. Non riuscivo nemmeno a vederlo.
"Aiuto!" urlai, nella speranza che qualche vicino mi sentisse. Forse Stephan. Se era a casa di sua nonna poteva sentirmi.
Dominic si chinò e raccolse qualcosa.
"Stavi chiamando quello stronzo?" Aveva il mio cellulare in mano e fissava lo schermo con rabbia.
All'improvviso gridò con furia e scagliò il telefono contro la parete della cucina. Si ruppe in mille pezzi, insieme alla mia speranza.
"Sei una stronza!" Allentò la presa sui miei capelli e mi si parò davanti.
"Ti prego, lasciami andare. Non dirò niente a nessuno" lo implorai con le lacrime che sgorgavano dagli occhi.
Dominic non rispose; mi accarezzò il collo, poi lo afferrò e iniziò a stringere forte. Provai a respirare, ma l'aria aveva già smesso di entrare. Annaspai, conficcandogli le unghie nella braccia, ma lui era più forte e io non gli stavo facendo niente. Passarono alcuni secondi, e le mie braccia cominciarono a essere pesanti. Ero senza forze, non riuscivo a parlare, mi bruciava la gola.
Quando la vista iniziò ad offuscarsi e gli occhi a chiudersi, Dominic mollò la presa e l'aria mi riempì i polmoni.
"Non è stato divertente?" Sorrise, poi mi trascinò in bagno.
Era pazzo. Dominic era un folle, e me ne ero accorta troppo tardi.
Quando raggiunse il bagno, mi spinse contro il pavimento e salì su di me, bloccandomi con le sue gambe e con il suo peso. Senza lasciarmi andare, si sporse e aprì il rubinetto della vasca.
"Cosa vuoi fare?" Provai a divincolarmi, ma lui mi fermò dandomi uno schiaffo.
"Te l'ho detto: voglio divertirmi." Un ghigno spaventoso gli tirò le labbra.
L'acqua scorreva e mi accorsi che Dominic stava riempendo la vasca. La consapevolezza di quello che avrebbe potuto fare mi fece acquistare un po' di coraggio, ed allora cominciai a urlare con tutto il fiato che avevo in corpo. Riuscii a chiedere aiuto due volte, prima che Dominic mi tappò la bocca con una mano.
"Se urli non sarà divertente, tesoro."
Gli morsi il palmo e lui imprecò.
"Sei malato." Gli sputai in faccia e lui mi guardò con occhi furiosi. Come se fosse possibile, divennero ancora più scuri.
Mi diede un pugno in faccia, colpendomi uno zigomo, e mi zittii all'istante per il dolore.
Prima che potessi accorgermene, Dominic mi fece alzare poi mi buttò dentro la vasca ormai piena. L'acqua continuava a scorrere. Era fredda, ghiacciata.
"Lasciami andare." Cercai di spingerlo via per le spalle, ma lui mi afferrò il collo e facendomi andare sott'acqua.

Life - Ricominciare a vivereWhere stories live. Discover now