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"Come sta?" Ero al telefono con Stephan e nel frattempo stavo preparando la cena.
"Sta un po' meglio, ma è ancora debole e non ha mangiato molto."
"I medici che cosa hanno detto?"
"Che è una vecchietta forte" rise e in sottofondo sentii un borbottio.
"È lei?" domandai senza nascondere un sorriso.
"Sì, ti saluta e dice che ti preparerà lo stufato appena torna a casa."
Scossi la testa anche se Stephan non mi poteva vedere. "Lo preparerò io, mentre lei starà sul divano a guardare la televisione."
"Sono d'accordo con te. Meno si stanca, meglio è. Haylee, volevo ringraziarti ancora una volta. Se..."
"Stephan, smettila. Lo dici ogni volta che ci vediamo o parliamo al telefono."
Lui sbuffò piano.
"Scusami, è che ti sono davvero grato. Ti siamo davvero grati" si corresse quando la signora Brimbley si lamentò. "Non so come sdebitarmi."
"Non devi farlo" asserii con dolcezza. "Salutami tua nonna."
"Ti saluta anche lei."
Appoggiai il telefono sull'isola della cucina e rivolsi un'occhiata a Trevor, che era seduto su uno sgabello davanti al mio computer intento a leggere una recensione che avevo scritto il giorno prima. Era talmente concentrato che aveva le sopracciglia aggrottate e un'espressione piuttosto seria. Era davvero bello.
"Sta meglio?" mi chiese senza distogliere lo sguardo dallo schermo.
"Un po' sì, ma ci vuole tempo per riprendersi da un infarto."
"Già."
Rimanemmo in silenzio per un po': lui leggeva, io tagliavo le verdure assorta nei miei pensieri. Negli ultimi giorni questo rituale stava diventando la nostra routine: lui veniva a casa mia dopo il lavoro, preparavo la cena mentre leggeva, mangiavamo insieme, poi lui sparecchiava e lavava i piatti. Ero felice. Eravamo felici.
"Hai sentito il dottor Barnes?" domandai mentre tagliavo a cubetti una patata.
"Perché continui a chiamarlo così?" Sorrise spegnendo il computer. "Comunque no, non l'ho sentito."
"Non lo so, mi sembrerebbe strano chiamarlo Garry."
"Però ti sei abituata in fretta a chiamarmi Trevor." Alzò un sopracciglio prima di alzarsi e venirmi vicino.
"È diverso. Hai insistito tu affinché ti chiamassi Trevor e non signor Anderson, e poi sei più giovane e siamo in confidenza."
Trevor ammiccò, palpandomi il sedere. "Molta confidenza, direi."
"Smettila." Risi, cercando di concentrarmi mentre lui si metteva alle mia spalle.
"Perché dovrei?" Appoggiò le mani sul ripiano, creando una gabbia col suo corpo.
"Perché altrimenti non mangeremo, e io ho molta fame." Mi voltai per andare verso i fornelli, ma Trevor me lo impedì.
"Anche io ho molta fame" ribatté con voce sensuale.
Avvicinò le labbra alle mie, poi, quando pensai che stesse per baciarmi, si spostò e mi morse piano il collo.
"Oh, non ho dubbi, ma dovrai aspettare." Mi chinai per passare sotto il suo braccio e raggiunsi i fornelli.
Presi una padella che feci scaldare, poi vi versai le verdure che cominciarono a sfrigolare appena toccarono il metallo caldo. Mentre stavo mettendo del sale sulla nostra cena, Trevor mi afferrò per i fianchi e premette il suo bacino contro il mio sedere.
"Lui ha molta fame, Haylee" mi sussurrò all'orecchio.
La sua eccitazione premeva contro il mio corpo e la cena diventò l'ultimo dei miei pensieri.
"Vedo che non accetti un no come risposta" scherzai, voltandomi.
Trevor scosse la testa e subito dopo iniziò a depositare baci leggeri sulla mia pelle. Prima dietro l'orecchio, poi sul collo, sulle spalle e vicino alla scollatura della maglia. Con la mani accarezzava il mio corpo, disegnando con dita leggere piccoli sentieri lungo la spina dorsale. Solo quel gesto mi fece venire la pelle d'oca.
"Ti voglio" disse sospirando.
Mi strinse contro il suo corpo e mi baciò lentamente. Mi sfiorò le labbra con la lingua, prima di toccare la mia appassionatamente. Le sue mani raggiunsero l'orlo della maglietta e me la sfilò in un attimo, lasciandola cadere a terra di fianco a noi, poi fece lo stesso con la sua. Mi fece girare, spingendomi contro il bordo del bancone, poi mi alzò facendomi sedere sul bordo. Mi toccava ovunque, aumentando il mio desiderio e risvegliando ogni mia terminazione nervosa. Con Trevor era così: bello, coinvolgente, stimolante e sicuro. Con lui tutto era sicuro; mi sentivo protetta e forte allo stesso tempo.
Gli passai le mani intorno al collo proprio mentre lui mi attirò di più contro il suo corpo. La durezza della sua eccitazione premette contro il centro delle mie gambe e persi la testa. I miei baci si fecero più famelici e meno dolci, esattamente come i suoi. Armeggiai con i suoi pantaloni, slacciando prima la cintura poi i bottoni. Ad ogni mio gesto, Trevor tratteneva il respiro, e lo liberò solo quando i suoi boxer scivolarono lungo le sue gambe. Cercai di afferrarlo, ma lui me lo impedì; mi fece scendere dal ripiano con un gesto veloce, girandomi in modo che gli dessi le spalle.
"Trevor..." mormorai quando mi abbassò i jeans, spingendomi piano in modo da farmi chinare sul bancone.
Fui scossa da un brivido di freddo, che presto sparì quando sentii Trevor piegarsi su di me. La sua pelle calda toccò la mia e io sospirai per il piacere. Mi accarezzò la schiena, il collo e infine il sedere, prima di perdersi in me per la prima volta in quel modo.
Le sue spinte vigorose mi annebbiavano la vista e mi facevano gemere senza controllo. Il mio corpo si stava lasciando andare sotto il tocco esperto di Trevor, quando all'improvviso mi irrigidii scossa dal piacere. Era stato tanto inaspettato quanto piacevole e sorprendente. Lui venne subito dopo di me, accasciandosi sul mio corpo e dandomi dolci baci sulla spalla e sul collo.
"Merda." Trevor si scostò all'improvviso, lasciando un vuoto dentro di me.
"Che succede?" Mi allarmai quando notai il suo sguardo preoccupato.
Si passò le mani sui capelli scuri rivolgendomi un'occhiata dispiaciuta.
"Non ho usato il preservativo, cazzo." Sembrava quasi in preda al panico, e non era da lui.
Mi rivestii in fretta, mentre Trevor faceva lo stesso. "Prendo la pillola."
Sul suo viso si manifestarono una serie di espressioni, poi lui si rilassò. Si avvicinò, mi prese il volto fra le mani e mi baciò.
"Ti chiedo scusa, Haylee."
"Per cosa?" Senza volerlo mi accigliai, mettendomi subito in guardia.
Trevor appoggiò la fronte alla mia respirando lentamente. "Per non aver usato una protezione. Non l'ho mai fatto prima. È stato da irresponsabile."
Mi avvicinai al fornello mentre finiva di parlare e controllai che le verdure non si fossero bruciate. Per fortuna non era successo, così mi limitai a condirle e mescolarle.
"Non ti devi scusare, è anche colpa mia. Entrambi non siamo stati attenti" replicai rivolgendogli uno sguardo serio.
Non volevo che si ritenesse il responsabile di un errore che avevo commesso anche io.
"Posso chiederti una cosa?" domandai distogliendo lo sguardo.
"Certo." Trevor si mise alle mie spalle, cingendomi la vita e baciandomi il mio collo. Ogni volta che lo faceva mi venivano i brividi e lui lo sapeva bene.
"L'altro giorno il dottor Barnes mi sembrava piuttosto strano quando ci ha visti insieme. Lo hai notato anche tu?"
Trevor appoggiò il mento sulla mia spalla e mi diede un bacio sulla guancia.
"Sì, l'ho notato anche io. Sembrava..."
"Quasi arrabbiato" lo interruppi.
Spensi il fornello e misi da mangiare nei piatti. Io e Trevor ci sedemmo al bancone, uno di fronte all'altra, pronti per cenare.
"Pensi che abbia capito che tra noi due c'è qualcosa?" domandai prima di iniziare a mangiare.
Trevor prese un bagel farcito che avevo comprato al supermercato la mattina stessa e lo addentò. Il suo sguardo pensieroso era incollato al mio, esprimendo più domande che risposte.
Non volevo nascondere quello che c'era tra noi due, ma improvvisamente quello che avrebbe potuto pensare il dottor Barnes mi preoccupò. E non sapevo bene nemmeno il motivo.
Trevor alzò le spalle in segno di risposta, assorto nei suoi pensieri. Mi sarebbe piaciuto sapere cosa gli faceva aggrottare le sopracciglia e corrugare la fronte in quel modo.
Mangiammo in silenzio per tutto il tempo, osservandoci di tanto in tanto e scambiandoci qualche occhiata complice. Questo era quello che accadeva tra noi, a volte, ed era bellissimo.

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