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Ero seduta in sala d'attesa da più di un'ora e non avevo notizie della signora Brimbley. Avevo chiesto all'infermiera della reception, ma non aveva saputo dirmi nulla. Non sapevo se stava bene, se era morta, cosa aveva avuto. Mi sentivo impotente. Mentre seguivo l'ambulanza diretta all'ospedale, avevo chiamato Stephan per raccontargli cosa era successo. L'avevo interrotto durante un importante riunione, ma non mi interessava, e nemmeno a lui, perché prenotò subito un volo per tornare a casa.
"Haylee?"
Alzai lo sguardo dal cellulare della signora Brimbley che stringevo tra le mani e incontrai gli occhi perplessi del dottor Barnes.
"Cosa ci fai qui?"
Aprii la bocca per rispondere, ma la richiusi subito perché le lacrime e i singhiozzi presero il sopravvento. Il dottor Barnes, che si trovava al bancone della reception, corse verso di me. Si sedette sulla sedia di fianco alla mia e mi passò un braccio intorno alle spalle.
"Lui non ti ha fatto niente, vero?" La sua voce era fredda e bassa.
Sapevo che si riferiva a Dominic e che dovevo smettere di piangere, ma mi limitai soltanto a scuotere la testa. Per fortuna, per un volta, lui non aveva nulla a che fare con quello che stava succedendo.
"La signora Brimbley", riuscii a dire prendendo fiato, "sta male. Non mi dicono niente."
"Cos'è successo?" Nei suoi occhi lessi un po' di sollievo, che presto venne sostituito dalla preoccupazione.
Gli raccontai le stesse cose che avevo detto alla donna del 911 che aveva risposto alla mia chiamata, e per tutto il tempo tenni gli occhi fissi sul pavimento grigio chiaro della sala d'attesa. Appena ebbi finito, il dottor Barnes andò alla reception e disse qualcosa all'infermiera. Pochi secondi dopo scomparve lungo il corridoio che, poco più di un mese prima, avevo percorso io stessa dopo che Dominic mi aveva picchiata.
Il tempo passava, le lancette dell'orologio segnavano i minuti interminabili che trascorrevano, e io non avevo ancora ricevuto notizie. Non riuscivo a distrarmi, la mia mente era in uno stato di shock dal quale non ero in grado di svegliarmi. Fissavo il pavimento pulito da ore ormai, e non facevo altro che rivivere gli attimi in cui la signora Brimbley era stata male. Anzi, era morta. Il suo cuore non batteva, lei non respirava, non si muoveva. Ricordai i suoi occhi puntati su di me, vitrei e inquietanti. Ricordai quella breve espressione di dolore sul suo viso. Avevo assistito alla morte di una persona. Quella consapevolezza mi fece venire la nausea. Cercai di respirare profondamente, ma il mio stomaco si rivoltò. Mi guardai velocemente attorno e, una volta scorta l'insegna del bagno, corsi in quella direzione. Mi richiusi la porta alle spalle e caddi a terra, sentendo un lieve dolore alle ginocchia, poi vomitai tutto quello che avevo mangiato a colazione.
Rimasi seduta contro la porta del bagno per qualche minuto prima di decidermi ad alzarmi. Mi stavo sciacquando il viso con dell'acqua fredda, quando il mio cellulare squillò.
"Pronto?" La mia voce risultò debole e roca.
"Haylee, dove sei?"
Impiegai più tempo del necessario a capire che stavo parlando con Trevor.
"Avevamo appuntamento venti minuti fa."
Abbassai il cellulare per controllare l'ora e mi stupii nello scoprire che era quasi mezzogiorno. Mi ero completamente dimenticata della seduta.
"Sono in ospedale" replicai come un'automa.
Sentii Trevor trattenere il respiro. "Stai bene?"
"Io..." esitai, mentre le immagini della signora Brimbley che cadeva a terra mi occupavano la mente. "La mia vicina di casa è stata male."
Sembrò che Trevor ricominciasse a respirare. "Cos'è successo?"
"Stavamo parlando, poi è caduta a terra. Non respirava più" mi interruppi a causa delle lacrime e del nodo che avevo in gola.
"Sto arrivando" Trevor chiuse la telefonata, giusto in tempo per non sentire i miei singhiozzi.
Quando riuscii a smettere di piangere, tornai nella sala d'attesa che non era più vuota. Su una sedia vicino a quella dove mi trovavo poco prima c'era Stephan. Il suo viso era devastato dalla paura, ma a parte quello sembrava un perfetto uomo d'affari. Camicia bianca e giacca e pantaloni neri lo facevano assomigliare a un uomo di successo.
Nel momento in cui alzò lo sguardo e mi vide, balzò in piedi correndomi incontro. Il suo sguardo lucido mi fece tornare le lacrime, che però si bloccarono quando Stephan mi abbracciò.
Avevo previsto tutto: che scoppiasse a piangere o a urlare, che mi chiedesse notizie di sua nonna, che si comportasse in modo calmo e razionale o che spaccasse quello che gli capitava sotto mano. Tutto, tranne quell'abbraccio.
Il mio corpo si irrigidì all'istante, ma quando sentii le sue spalle tremare, mi sforzai di ricambiare. Gli diedi alcune pacche sulla schiena, sperando che fossero sufficienti a consolarlo e a farlo allontanare da me. Quando si scostò e notai i suoi occhi umidi, mi sentii un po' in colpa per non averlo consolato come avrei dovuto.
"Grazie per avermi chiamato subito" disse Stephan, passandosi le mani sul viso.
Non sapevo come replicare, così decisi di stare in silenzio e sorridergli semplicemente, anche se quello che mi uscii non fu per niente un sorriso.
"Ci sono novità?" mi domandò con occhi pieni di speranza.
"Non mi hanno ancora detto niente" mi limitai a dire.
Stephan sapeva esattamente cosa era successo a sua nonna, siccome durante il viaggio verso l'ospedale gli avevo raccontato tutto. Per questo non dovetti aggiungere altro. Entrambi sapevamo che le condizioni della signora Brimbley erano gravi.
"Vuoi un caffè o qualcosa da mangiare?" domandai. Aveva un aspetto davvero orribile e doveva essere stanco a causa del viaggio.
Scosse la testa e tornò a sedersi.
"Haylee." Il dottor Barnes sbucò al mio fianco e sorrise a Stephan quando lo vide.
"Buongiorno" lo salutò Stephan.
"Ho notizie su tua nonna" asserì il dottor Barnes senza giri di parole.
"Come sta?" Il tono della voce di Stephan era pieno di ansia e preoccupazione.
"È stabile, ma le sue condizioni non sono delle migliori. Ha avuto un infarto. Sono riusciti a rianimarla, però il suo cuore è debole."
Stephan lasciò cadere la testa in avanti, dicendo a qualcosa a bassa voce che non riuscii a capire, poi si alzò.
"Posso vederla?" chiese con voce tremante.
Il dottor Barnes annuì. "Si trova in terapia intensiva."
Si avviarono insieme lungo il corridoio, ma all'ultimo momento Stephan tornò indietro. Anzi, corse verso di me e mi abbracciò sollevandomi da terra. Ricambiai il gesto, ma in quel momento le porte automatiche dell'ingresso si aprirono e Trevor entrò. I nostri sguardi si incrociarono e notai subito come il suo corpo si irrigidì.
"Se non ci fossi stata tu, Haylee, lei sarebbe morta." Stephan mi strinse forte, poi mi diede un bacio sulla fronte. "Sei un angelo."
Senza aggiungere altro e senza permettermi di replicare, corse verso il reparto di terapia intensiva.
"È il nipote della signora Brimbley, la mia vicina di casa" spiegai prima che Trevor potesse fare domande.
Lui annuì, ma non disse altro.
"Credevamo fosse morta" aggiunsi, sentendomi a disagio per quel silenzio.
Perché Trevor non diceva niente? Perché se ne stava fermo di fronte a me? Era arrabbiato a causa dell'abbraccio che Stephan mi aveva dato? La mia mente stava cominciando a vagare per conto suo, senza che potessi controllare i miei pensieri, e presto mi portò una nuova domanda: se Trevor si era arrabbiato cosi tanto per un semplice abbraccio di ringraziamento, avrebbe potuto farmi del male come aveva fatto Dominic? Non potevo saperlo, eppure quella domanda fu sufficiente a scatenare una grande paura dentro di me. Non volevo che succedesse di nuovo, volevo essere più furba questa volta.
Feci un passo indietro, intenzionata a mettere un po' di distanza tra me e Trevor e a tornare a casa nel più breve tempo possibile. Lì mi sentivo al sicuro, nessuno poteva toccarmi a casa mia.
"Haylee, no." Trevor mi bloccò quando cercai di raggiungere l'uscita.
Solo in quel momento mi accorsi che stavo tremando.
"Devo andare." La mia voce risultò più bassa di quel che volevo.
"Non pensarlo."
"Cosa?" Feci finta di non sapere a cosa si riferisse.
"Non pensare nemmeno per un secondo che potrei farti del male. Io non lo farò. Non sono come Dominic."
Mi divincolai, ma Trevor mi attirò contro il suo petto, stringendomi forte.
"Mi ha fatto incazzare vederti tra le braccia di quell'uomo, ma non ti farei mai del male."
Alzai la testa per incontrare il suo sguardo, e rimasi colpita nel vedere quanto paura c'era nei suoi occhi.
"Ti prego, credimi."
"Perché ti sei arrabbiato così tanto?" riuscii a chiedergli con voce ferma.
"Perché non voglio perderti."
"Trevor..."
"Trevor? Cosa ci fai qui?"
Entrambi ci voltammo contemporaneamente, ancora abbracciati, ancora con i volti vicini. Di fronte a noi, il dottor Barnes ci fissava con un'espressione imperscrutabile. Con le mani dentro le tasche del camice bianco, spostò gli occhi da me a Trevor, sul quale si soffermarono. Mi sciolsi dall'abbraccio, timorosa di quello che lo sguardo del dottor Barnes nascondeva. Non l'avevo mai visto così serio e questo mi preoccupava.
"Haylee era in ritardo per la seduta e quando l'ho chiamata mi ha detto che era qui. Mi ha raccontato cos'è successo." L'atteggiamento di Trevor era cambiato, diventando più professionale e distaccato.
"E perché la stavi abbracciando?" Era chiaro che il dottor Barnes sospettasse che tra me e Trevor ci fosse qualcosa.
"Mi stava consolando" intervenni al posto di Trevor. "Credevo che la signora Brimbley fosse morta e..."
Il dottor Barnes non mi diede il tempo di finire, si voltò e andò via.

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