10.상 L'orfanotrofio

2.3K 191 8
                                    

Taehyung's pov

2016/04/09

<<Mi dispiace informarla, signorino Taehyung, che la causa è stata persa. Le pongo le mie più sincere condoglianze per la morte di sua madre, ma adesso non c'è nient'altro che io possa fare.>>

Quelle parole colpirono la mia testa ed il mio cuore e per la seconda volta mi sentii come se fossi morto.
Morto davvero.

Qualcosa dentro di me si spezzò e in preda alle lacrime quasi saltai addosso all'avvocato che mi aveva appena dato quella notizia tanto crudele.

La mia tata, Yoona, afferrò la mia mano ed in lacrime tentò di farmi calmare, ma non ci riuscì.

La strattonai con forza e mi avvicinai pericolosamente a lui.

Aveva paura di me, anche se avevo solo quindici anni? Sì.

Perché ero un Kim, figlio del più temuto mafioso di tutta Seoul.

Mio padre, in quel periodo, era già nascosto a Jeju.

La causa persa non implicò solo la mancata giustizia della morte di mia madre, ma anche decisione di chiudermi nell'orfanotrofio in montagna dove avevo praticamente passato metà della mia vita.

Ero contrariato, ovviamente.

Io, Kim Taehyung, chiuso in un orfanotrofio?

Volevo vivere con la mia tata, non volevo essere trattato come un piccolo bastardo senza madre e senza padre.

Il mio papà era vivo, volevo stare con lui.

Ma nessuno mi diede ascolto e passai sei mesi lì dentro.

Devo ammettere che vivere lì, alla fine, non era stato poi così male.
Le persone che lo gestivano erano persone di buon cuore e i ragazzini che ci vivevano erano sempre così solari e sorridenti, nonostante al mondo fossero soli.

Mi sentivo davvero in colpa per la mia presenza in quel posto, così tanto che il mio progetto di comportarmi come un ragazzino ricco e viziato con gli altri non appena avrei messo piede lì dentro svanì come se non mi fosse mai passato per la testa.

Aiutai gli altri, in quei sei mesi. Cercavo di dare conforto a tutti i ragazzini che vedevo piangere con la paura del "resterò solo, mai nessuno mi prenderà con sé."

I direttori di quel piccolo orfanotrofio mi trattavano bene quasi quanto lo faceva la mia mamma e con il tempo comincia ad imparare a farmi forza da solo, perché in questo mondo crudele o ci riesci da solo o muori.
Ed io non avevo intenzione di morire.
Avevo qualcosa che dovevo portare a termine prima che morissi:
vendicarmi della persona che mi aveva negato la giustizia.

Song Jiwoo.

I sei mesi passarono velocemente e prima che me ne accorgessi papà aveva già chiesto a persone di sue conoscenza che mi facessero uscire dall'orfanotrofio e tornassi a vivere a casa mia, con la mia tata.

E fu così.

Ero triste di dire addio a quelle persone che mi avevano trattato tanto bene, ma ancor di più lo ero di tornare a Seoul, a casa mia.

Restava però un problema fondamentale: la persona di cui mi volevo vendicare viveva a Mokpo ed io ero appena sedicenne e non mi avrebbero mai lasciato andare a vivere lì.

Andai avanti quindi con la convinzione che un giorno mi sarei vendicato, che quando mi sarei diplomato mi sarei trasferito e avrei avuto la vendetta che tanto attendevo.

Passò un anno.

Nel frattempo ero venuto a conoscenza del fatto che l'orfanotrofio dove avevo passato sei mesi era in rovina e mi sembrò più che giusto aiutarli.

Lo volevo davvero con il cuore, perché come mi ha sempre rinfacciato Yoongi, ma al quale io ho sempre provato a negarlo, non ero cattivo.

Sebbene ad un certo punto della mia vita iniziai a provare un certo odio per la gente, diventando uno dei bulli più temuti della scuola, restava il fatto che avevo aiutato anche dei ragazzi. E quei ragazzi erano diventati i miei migliori amici.

E fu in quel periodo che la fortuna passò dalla mia parte.

Song Iseol si era appena trasferita con tutta la famiglia, era arrivato il mio momento.

Ora era passato un anno da quando avevo tentato di ucciderla per vendetta, un anno da quando era diventata la mia unica ragione di vita, il mio unico raggio di sole...
Ma provavo così tanti sentimenti e rimorsi dentro di me.

Avevo paura di qualcosa in particolare e lo stavo pensavo proprio davanti al mio orfanotrofio.

Non avevo detto a nessuno che sarei tornato lì, ma avevo bisogno di pensare e liberare la mente da tante cose.

Soprattutto dalle parole della lettera che avevo ricevuto quello stesso pomeriggio, che creava problemi ad un po' di cose.

Che mi stava distruggendo dentro, nel profondo.

Il Diavolo vive a Seoul  |Kim Taehyung| [The Devil Wears Gucci Sequel]🍀Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora