Capitolo 9

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«Ma dove cazzo è questa maledetta sala?» imprecò Stark.

Il biondo sospirò, ma non disse nulla.

«Non ne ho idea. Sulla piantina c'è scritto che sta accanto alla - »

«Biblioteca.»

Steve concluse la frase per Peter, trovando il luogo tanto cercato.
Erano almeno 20 minuti che vagavano per il college in cerca dei loro amici.

Il più piccolo aprì la porta, e subito venne accolto da un tepore meraviglioso.
Nella stanza c'era il camino, posto sulla parete di destra.
Davanti ad esso era posizionato un divano girato di spalle e di fronte, lo stesso tipo di sofà, rivolto verso il focolare.
Entrambi antichi e leggermente rovinati dal tempo. Sembravano morbidissimi.

In mezzo a questi c'era un tavolino in vetro, non troppo alto; infatti arrivava circa ai piedi del divano, o poco più su insomma.
Era l'unico mobile nella stanza, che si avvicinava ai tempi di adesso.
Lo avevano girato in modo che i lati lunghi, essendo rettangolare, combaciassero con i due sofà.
Lungo i lati corti, erano state messe due poltrone, entrambe grandissime, anche per Rogers, fatte di pelle colorata di verde.
Il materiale non aveva resistito alla perfezione all'umidità, per questo erano come... Screpolate.

La sala non era molto grande e ad illuminarla, oltre al camino, c'era una  finestra alta come quasi tutta la parete. Il muro era fatto di pietra, come il resto della struttura.
Fuori si era fatto nuvolo e aveva iniziato a piovere. Questo rendeva il tutto più macabro.

I ragazzi già nella sala si voltarono verso i tre, finalmente arrivati.
Videro Peter correre verso il focolare, felice come un bambino a Natale.
A quanto pare, per farlo contento, bastava poco.

«Il camino!»

Si scaldò un po' le mani, poi sentì ridere dietro di sè.

"Peter a volte potresti smetterla di fare il bambino. Qua pensano tutti che tu abbia 5 anni!"
lo rimproverò una voce dentro la sua testa.

Si voltò verso gli altri e sorrise imbarazzato.
Shuri lo guardò e gli sorrise. Era proprio carino, sembrava un cucciolo.
L'altro ricambiò.
Sapevano di essere gli unici piccoli in mezzo ai grandi.
Dovevano fare squadra.

«Allora?! Giochiamo?» li incitò Stark buttandosi, letteralmente, su una poltrona.

Steve si sedette per terra a gambe incrociate, dal lato opposto di Tony.
Wade e Peter si trovavano uno di fronte all'altro, ognuno su un divano diverso.
Il moro non ottenne risposta, e capì che doveva trattarsi di un gioco come Burraco o Scala 40, perché sembravano esserci delle coppie.

«Che coppie avete fatto?» continuò, alzando un sopracciglio.

Sapeva benissimo con chi era in squadra, infatti guardò Clint infastidito. L'altro non lo degnò di uno sguardo.

«Siamo: io e Nat; Wade e Peter; Quill e Gamora e tu e Steve.»

L'amico rispose prendendo le sue carte e iniziando a metterle in ordine.
Il biondo sbuffò e si rivolse a Nat. Era incazzato nero.

«Perchè proprio noi due?» detto questo, strinse i denti.
Sapeva dove volevano andare a parare.

«Abbiamo fatto le coppie mentre non c'eravate  e siete rimasti voi» rispose tranquilla.

Riprese parola Tony, guardando Steve e pescando dal mazzo.

«Guarda un po' che coincidenza, eh Rogers?»
Gli disse, sempre con la sua solita strafottenza, ma questa volta, come risposta ricevette un sospiro scazzato.
Il moro voleva farsi odiare, e ci stava riuscendo benissimo.
A Stark, giunse una nuova perplessità. Fece per parlare, ma prima che potesse dire qualcosa, la rossa rispose alla sua domanda.

«Gli altri non volevano giocare, quindi fatti andare bene le squadre»

Il moro si ammutolì.

Iniziarono a giocare serenamente, ci fu anche qualche risata da parte del gruppo alle battute di Tony.
L'atmosfera era tranquilla.
Erano il quadro perfetto di un gruppo di amici che si riunivano dopo tanto tempo e, in effetti, era proprio così.

Ci fu poi un fatto in particolare, che sollevò emotivamente Peter.

Finita la seconda partita, Stark si congratulò con Rogers per la loro vittoria e cominciarono a scherzare tra di loro amorevolmente, prendendosi in giro.
In seguito, accadde una cosa che non succedeva da troppo tempo.
Steve abbassò la testa mentre metteva in ordine le carte, poi si fermò per un attimo e alzò gli occhi verso Tony, sorridendogli dolcemente.
Era felice, gli era mancato tantissimo e finalmente, erano di nuovo insieme, spensierati, lasciandosi alle spalle il passato e tutto quello che era successo, non volevano pensarci.
Era proprio in momenti come questi, dove entrambi, si accorgevano che volevano tornare a stare insieme, come quando erano bambini.

Il moro lo guardò tra la felicità e la sorpresa. Non si aspettava una cosa così da lui, dopo quello che gli aveva fatto.
Gli sorrise leggermente, con uno sguardo da ebete e la bocca leggermente aperta.
Arrossì.

Già, proprio così.
Il grande Tony Stark arrossì, come una ragazzina innamorata che riesce a dire a malapena "ciao" alla sua cotta. Sentiva uno stormo di farfalle volare su e giù per il suo stomaco.
Solo Steve riusciva a farlo sentire così e, senza dubbio, era l'unico che riusciva a farlo avvampare.

Peter pensò che non era possibile, doveva essere in trucco.
Tony non è uno che lascia trapelare  emozioni così, in pubblico, arrossendo. Non è da lui.
Comunque, era contento, e infatti sorrise guardando la dolce scena.
Era proprio bello vederli finalmente sereni dopo tanto tempo.

Vinsero quasi tutte le partite, grazie alla connessione, se così si può chiamare, che c'era tra di loro.
Riuscivano a capirsi l'uno con l'altro, solo guardandosi negli occhi.

Certo, per giocare a carte, ma quando si parla di amore... Le cose si complicano.
Erano fatti per stare insieme e lo sapevano tutti, tranne loro.

Giocarono tranquillamente dalle 15.00 fino alle 18.00, dopodiché, ognuno si ritirò nella propria camera e si prepararono per la cena.

College/Stony/Donde viven las historias. Descúbrelo ahora