Capitolo 16

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Canzone consigliata: Brother; by kodaline

Il cuore gli batteva all'impazzata. Non sapeva nemmeno lui cosa avrebbe detto ne cosa sarebbe successo, ma avrebbe improvvisato; come sempre.
Ora era lì, davanti alla porta della sala comune, con una mano sulla maniglia pronto ad entrare. Fece un respiro profondo, Tony, dopodiché entrò.

La prima cosa che vide furono i due divani davanti al camino più grande entrambi vuoti, poi guardò meglio, facendosi avanti. Arrivò davanti a uno dei sofà, dando le spalle al focolare.

Lì trovò Steve che dormiva beatamente, steso lungo tutto il divano. Con le mani, si era arrotolato dentro la coperta blu che lo ricopriva completamente. Il moro si sedette sul tappeto a gambe incrociate davanti a lui, aspettando che si svegliasse. Nel frattempo, ebbe modo di osservarlo meglio.

Le lunghe ciglia erano leggermente bagnate e le palpebre sembravano più gonfie e arrossate del solito. Tony notò anche che le guance del biondo erano state rigate dalle lacrime.

Accortosi di questo, inclinò la testa da un lato, guardandolo dolcemente, e con un dito gli scostò il ciuffo dorato dalla fronte. Stark si immobilizzò, memorizzando tutti i lineamenti del suo viso, partendo dall'alto, fino ad arrivare alle labbra. Così rosse da togliere il fiato, sembravano morbidissime. Le bramava più di qualunque altra cosa, e le desiderava disperatamente sulle proprie.

«Perchè devi essere così dannatamente bello, Rogers? Mi rendi difficile mantenere la promessa fatta al mio vecchio, lo sai?» sussurrò Tony, parlando con l'altro, anche se stava dormendo.

Rise silenziosamente, immaginandosi lui e il biondo baciarsi in quel esatto momento: da soli, dentro la sala comune, su quel divano. Patetico.
O forse no. L'idea non gli dispiaceva affatto. Perché non avrebbe potuto appoggiarsi per un attimo su quelle bellissime labbra? Infondo, Steve non se ne sarebbe accorto e non lo avrebbe saputo nessuno.

Lo fissò, continuando ad interrogarsi se farlo o no. La sua parte obbediente, per quanto fosse minuta, gli ripeteva di aspettare che si svegliasse e di non infrangere il suo patto, mentre la parte ribelle gli diceva di farlo e buttarsi, perché tanto non sarebbe accaduto niente di male.

"Oh al diavolo"

Si avvicinò alle labbra del biondo continuando ad osservarlo, in caso si fosse svegliato. Poi si fermò, ancora indeciso.

"Non posso farlo" si ripetè.

Pochi attimi dopo, fortunatamente per la salute mentale di Tony, Steve si svegliò, strofinando gli occhi prima di aprirli, dando così tempo al moro per allontanarsi da lui senza che se ne accorgesse.
Stark arrossì, senza staccare gli occhi di dosso dal biondo.

Quest'ultimo si girò a pancia in su, sbadigliando. Dopo questo, con ancora i palmi delle mani sul volto, fece quella smorfia di chi non vuole alzarsi dal letto ma sa che deve farlo per forza, emettendo un lamento. Tony sorrise intenerito, sistemandosi meglio facendo aderire tra loro le piante dei piedi e, con le mani, teneva strette le punte. Sembravano ancora due bambini.

Steve, non ancora accortosi del moro affianco a lui, lasciò cadere il braccio sinistro verso il pavimento, sfiorando il tappeto con le punte dei polpastrelli, tenendo ancora gli occhi chiusi.

«Nat?» chiamò, con la voce ancora impastata dal sonno.
Non rispose nessuno, ovviamente.
«Buck?»
Nessuna risposta, ancora.

«Ma dove diavolo sono andati tutti?» disse Steve spazientito.

Mentre terminava la frase si alzò leggermente con il busto e, con la forza delle braccia, cercò di guardare al di là del divano. La stanza era del tutto vuota, non c'era nessuno.

College/Stony/Where stories live. Discover now