Capitolo 25

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Song: Little do you know by Alex & Sierra


Ore 16.00, Mercoledì.

Dopo la solita mattinata di lezioni e di addestramento, nella camera 107 due ragazzi riposavano l'uno abbracciato all'altro. Il più piccolo giaceva appoggiato al petto del compagno, tenendo stretto tra le dita il tessuto della sua maglietta.
Il più grande invece, fissava il vuoto mentre accarezzava i capelli del minore.

Le persiane erano state abbassate quasi del tutto, lasciando trasparire da alcuni spazi vuoti, la luce del sole.

Wade percepiva paura da parte di Peter, una paura incontrollata che nemmeno lui sapeva come calmare, anche solo per un momento. Le aveva già provate tutte.
La sua, era come la paura dell'ignoto. Non sapeva cosa sarebbe potuto accadere, e inoltre, non potevano essere insieme per proteggersi a vicenda. E anche se il suo aiuto sarebbe stato insignificante, ci avrebbe provato lo stesso. Ma purtroppo, nemmeno Wade sapeva come poterlo tranquillizzare.
Non sapeva quanto sarebbero stati via, ne quali danni avrebbe riportato... Sempre ammesso che sarebbe tornato.

Quindi, come si fa a rassicurare qualcuno quando non si è nemmeno convinti di quello che si sta dicendo?

Inoltre, Peter era abbastanza sveglio da sapere che non sarebbero tornati come le persone che erano prima della partenza. Soprattutto dal punto di vista psicologico.

Comunque, Peter dormiva ormai da mezz'ora, se non di più, tra le braccia del compagno, dopo minuti passati in lacrime e abbracciato a lui, preso dallo sconforto e supplicandolo di non andarsene.
E ora, distrutto, ronfava come un bambino cullato dal respiro del più grande. Ma proprio quando anche lui decise di voler riposare un po', qualcuno bussò alla porta.

«È aperto» sussurrò, coprendo il minore per evitare che la luce dei corridoi lo svegliasse.

Un'ombra si fece avanti in punta di piedi.
Dalla forma dei capelli, coperti in parte dal cappuccio, poteva sembrare un ragazzo, ma in realtà Natasha era riuscita a farsi strada dentro i dormitori maschili camminando a testa bassa e coprendo la chioma rossa con una felpa nera, rubata a Clint.

Accorse dai due non appena seppe dello stato di Peter. Voleva assicurarsi che stesse bene, per quanto fosse possibile. Per lei era diventato come un fratellino, come per quasi tutti all'interno del gruppo, alla fine dei conti.

«Come sta?»

Si inginocchiò vicino al letto dopo aver chiuso la porta e essersi levata il cappuccio. Scostò delicatamente un lembo della coperta e quando i suoi occhi si abituarono al buio, riuscì a notare le guance rigate del sedicenne.
Wade si girò su un fianco lentamente, accarezzando il capelli del più piccolo.

«È esausto. Dorme come un sasso»

«Questo lo vedo, ma emotivamente? Ha accettato la cosa?» continuò la rossa.

«Più che averla accettata, si è rassegnato. Ha capito di non poterci fare nulla»

Natasha annuì dispiaciuta. Neanche lei avrebbe voluto che le cose andassero così.
Si alzò e si avviò verso la porta per andare via.

«Ora riposati e goditi queste poche ore con lui» disse uscendo, indossando di nuovo il suo travestimento.

Il canadese non ci pensò due volte e si accoccolò sul cuscino stringendo contro di sè l'altro; poi chiuse gli occhi e si addormentò quasi subito.

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Le ore seguenti passarono lente per tutti. Tra chi faceva le valigie, chi studiava, chi si disperava, chi fumava e chi continuava ad allenarsi.
Steve era proprio uno di questi.
Aveva deciso di andare a correre; principalmente per liberare la mente e rilassarsi, e in secondo luogo, per cercare di smettere di porsi tutte quelle domande su Tony.

College/Stony/Where stories live. Discover now