Capitolo 27

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Fuori dall'istituto soffiava un vento gelido, e per quanto provasse a coprirsi, Strange pativa terribilmente il freddo.
Certo, erano già a marzo, ma le sere di primavera non erano sicuramente delle più calde. Forse sarebbe stato meglio trovarsi in un posto al chiuso.

Fatto sta che, dentro o fuori, Tony non si fece vivo. Non che fosse uno puntuale, probabilmente non era mai arrivato in orario a una lezione, ma comunque non mancava molto al loro incontro. Almeno per questa volta avrebbe potuto presentarsi anche in anticipo.

E mentre Stephen si immaginava come sarebbe finita la loro amicizia, udì un suono assordante, un altro uguale e poi un urlo agghiacciante, coperto dall'eco dei rumori precedenti.
Al primo, si coprì le orecchie e aspettò un paio di secondi prima di alzare la testa.

Il suono era simile a quello di un petardo, ma decisamente molto, molto piú potente. Sentì poi un fruscio provenire dalla siepe dietro di sè, posta sopra il muro che circondava la scuola.
Si girò di scatto e intravide un'ombra che teneva qualcosa di grande in mano.

Cominciò a collegare.
Due suoni assordanti; un'ombra; un urlo; un oggetto indefinito.

Gli sembrava impossibile credere a quello che la sua mente stava creando,ma tutto sommato e viste le circostanze, si... Era possibile.

Scattò in piedi e corse in direzione dell'entrata. La prima cosa a cui pensò, fu controllare dove si trovasse Tony e pregò che lui non c'entrasse niente.

“Spero per te che il tuo ritardo sia servito a qualcosa per una volta”

Una volta entrato, corse lungo tutto il corridoio, e alla fine di esso, girò a destra, ritrovando lo spettacolo più terribile che potè aspettarsi.

Il moro era disteso a terra in una pozza di sangue. Si inginocchiò affianco a lui, mettendosi in modo che le sue gambe potessero fare da appoggio alla testa dell'altro. Poi cercò i punti in cui gli avevano sparato. Per primo, vide quello sulla spalla. Prese un pezzo di stoffa dalla sua maglietta legandola intorno al braccio, cercando di far fluire meno sangue possibile. Fece la stessa cosa anche con quello sul lato esterno della coscia, poi controllò il resto.

I capelli e una metà del viso e ricoperto dal liquido rosso. Non si era ancora seccato, questo voleva dire che non si trovava in quelle condizioni da molto tempo, a che se la quantità di sangue sul pavimento era molta.
Chiamò l'infermeria dal suo telefono.

«Coraggio Tony, resisti» mormorò mentre il telefono dall'altra parte squillava.
Il suo tono sembrava calmo, ma aveva il fiatone come se avesse corso una maratona. Probabilmente fu l'adrenalina a mantenerlo lucido.

Finalmente qualcuno alzò la cornetta.

«Pronto?»
«Pronto»

C'era una donna dall'altro capo del telefono, sembrava preoccupata.

«Ragazzo stai bene? Abbiamo sentito degli spari»

«Io sto bene. Ho trovato il ragazzo a cui hanno sparato»

«Dove siete?»

«Nel corridoio dell'ala est, vicino all'uscita per il giardino»

Dall'infermeria partì immediatamente una squadra di soccorso.

«Fra poco sarà da voi una squadra. Quante ferite hai trovato?» continuò la donna.

«Due, alla spada e alla gamba. Se è stato un cecchino a farlo, non penso volesse ucciderlo»

«Concordo. Hai bloccato il sangue?»

«Come ho potuto, non avevo molto. Ma se non facciamo in fretta non penso che ce la farà» a dire queste ultime parole, gli si ruppe la voce. Poi riacquistò la calma.

College/Stony/Where stories live. Discover now