Capitolo 21

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Song: Don't leave me alone by Anne-Marie

Peter riposava ancora in uno stato di dormiveglia, ascoltando delle voci in lontananza. Non capì di chi fossero, ma una di queste, gli suonava famigliare.

«Su, va a svegliarlo. Sarà felice come un bambino a Natale»


Capì quasi subito a chi apparteneva la voce di chi aveva appena parlato; era quella di Nat, calda e soffice come quella di una madre.  A quanto sembrava, stava parlando con qualcuno proprio per svegliare lui.

Dopo qualche secondo di silenzio, sentì dei passi farsi sempre più rumorosi man mano che il qualcuno si avvicinava. Wade si sedette sul bordo del divano, spostando le gambe del più piccolo. Portò una mano alla chioma del sedicenne, iniziando a muoverla per accarezzarlo.
Gli era mancato da morire. Aveva fatto fatica a resistere senza i suoi dolci baci a fargli da energizzante quando ne aveva bisogno; ormai, le sue carezze, i suoi sguardi, la sua risata, tutto di lui era diventato come una droga.

«Ehi Pete... Dai alzati, qua stanno tutti aspettando noi»

Wade lo chiamò dolcemente sperando che, da una parte, non si svegliasse al primo colpo. Purtroppo o per fortuna, non fu così; infatti Peter si voltò di scatto non appena sentì la voce dell'amato. Apri gli occhi e lo riconobbe all'istante, nonostante i suoi occhi ci misero un po' per mettere a fuoco. E una volta acquistate le forze, si gettò letteralmente sul più grande, saltandogli in braccio. Non disse nulla, solo... Lo strinse forte. Wade ricambiò l'abbraccio ridendo, circondandogli la schiena.

«Ciao» mormorò il minore con voce tremante, nascondendo il volto contro il collo dell'altro.

«Ciao piccolo. Mi sei mancato» rise Wade sottovoce.

Dopo poco, il maggiore provò a staccare lentamente da sè il più piccolo, ottenendo scarsi risultati: Peter continuava a rimanere incollato a lui, così, sospirò nuovamente una risata.

«E dai Peter. Non hai fame? Se ti alzi, possiamo andare a fare colazione» domandò, provando a convincerlo.

L'altro scosse la testa, intenzionato a non dargliela vinta. Questa volta, avrebbe deciso lui quando si sarebbe stancato di quell'abbraccio. Voleva godersi ogni istante e passare con lui più tempo possibile, almeno... Prima di partire. Non sapeva chi sarebbe stato preso, ma aveva paura che potessero separarli, magari per sempre... A quel pensiero, abbracciò Wade ancora più forte, e fu a quel punto, che il maggiore, cominciò a credere che il più piccolo potesse cedere da un momento all'altro.

Con un gesto della mano, fece cenno agli altri di andare, e questi, obbedirono senza troppo domande.
Così rimasero soli, e Peter, mollò la presa. Le sue braccia continuarono a circondare la nuca del più grande, ma si staccò con il busto, in modo da poter guardare quei meravigliosi occhi verdi che amava tanto.
I suoi occhi, invece, color cioccolato, si erano arrossati, e le prime lacrime cominciarono a scendere.
Si era lasciato andare, ancora, per l'ennesima volta.

“Complimenti Peter, bravo davvero. Ecco cosa dimostri a sedici anni...”

Si rimproverò, abbassando la testa e sbuffando una risata.

«Sono patetico...» sussurrò.

Wade cercò il suo sguardo, intenerito, alzandogli il capo con due dita sotto il  mento e i suoi soliti occhi da cucciolo, riuscirono a strappargli un sorriso.

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