Capitolo 18

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Fuori pioveva a dirotto, e a quanto pareva, le nuvole non avevano intenzione di smettere di gettare secchiate d'acqua su tutto il territorio del college. Le gocce picchiettavano contro la finestra, scandendo il tempo, mentre due ragazzi giacevano in silenzio uno sul letto dell'altro. Quello biondo, fissava il soffitto con le mani dietro la nuca. Quello moro, invece, dormiva; svenuto ormai diversi da minuti.

Steve era corso nella propria camera non appena fu libero di andarsene, dopo la "chiaccherata" con Quill, tenendo in braccio Stark. Tony, era svenuto dalla paura. Probabilmente non aveva retto la notizia.

Purtroppo, a detta di Rogers, entrambi avevano avuto ottimi voti nel primo quadrimestre, di conseguenza, sarebbero stati scelti quasi sicuramente. Steve ripensò alle parole del preside:

«... A nessuno sarà permesso ritirarsi»

Che stronzata. In sostanza, li stavano mandando al macello. Nessuno del primo anno si sarebbe salvato, ne era più che certo. Oltre tutto, questa notizia del cazzo doveva arrivare proprio ora che lui e Tony si erano appena riappacificati, ovviamente.
A volte, il destino, sapeva fotterti veramente bene; trovava il modo di farti passare il giorno più bello della tua vita, e poi riusciva a rovinarlo subito dopo, distruggendo tutte le tue aspettative.

Il biondo, mentre rifletteva, ascoltava della musica, provando a distrarsi, senza provare alcun tipo di emozione.
Poco più tardi, fu costretto ad alzarsi dato che bussarono alla porta. Sbuffò e mise da parte il telefono.

"Deve essere Peter..." pensò.

E in effetti era così, con l'aggiunta di Wade, Clint e Nat. Diede un'occhiata veloce ai quattro amici fermi sull'uscio, poi si spostò da un lato e li face entrare.

«Rogers» lo salutò Clint.

«Barton» ricambiò lui.

Una volta che ebbero oltrepassato la soglia, chiuse la porta e tornò a sedersi sul letto, riprendendo in mano il cellulare. Peter si staccò dal gruppo dei tre ancora in piedi e prese una sedia dalla scrivania, girandola con lo schienale rivolto verso di sè. Si sedette alla fine del letto a castello, di fronte a Tony, appogiando il mento sulle proprie braccia incrociate e a loro volta poggiate sopra lo schienale, fissando il moro.

«Che ha fatto Tony?» chiese a Steve, senza staccare gli occhi di dosso dal moro.

Il suo tono era spento, apatico, proprio come quello del ragazzo biondo.

«È svenuto subito dopo l'ultima frase del preside» rispose, grattandosi il retro del collo.

Il terzetto li osservava, spostando lo sguardo da uno all'altro, a seconda di chi parlava. Passarono poi diversi minuti in silenzio, finché Natasha non si sedette a Steve, cominciando a parlare.

Si sfregò le mani sulle cosce, come per farsi coraggio.

«Alloooora... Contenti di questa selezione?» chiese in modo generale, con un timido sorriso.

«Ah-ah» disse Peter
«Si, certo» rispose contemporaneamente Rogers, ovviamente sarcastico.

«Non vedi quanto è contento Tony?» continuò, indicando con un'alzata di braccio, l'amico privo di sensi.

A quel punto Clint sbottò. Ne aveva avuto abbastanza.

«E dai ragazzi! Cosa sono questi musi lunghi?! Finalmente possiamo entrare in azione dopo esserci ammazzati di lavoro, e voi vi abbattete così?» esclamò.

Steve rispose sia per se, che per il più piccolo.

«Oh si. Se "entrare in azione" vuol dire suicidarsi, allora si... Finalmente possiamo entrare in azione» sbuffò, marcando sulle ultime due parole e lasciando cadere pesantemente le mani sulle gambe, dopo aver fatto le virgolette.

College/Stony/Where stories live. Discover now