Capitolo 12

806 56 3
                                    

Passarono 6 giorni, ma la febbre di Peter non aveva intenzione di  abbandonarlo tanto facilmente.

Anzi, ogni giorno, si alzava sempre di più. Da 41, si abbassò a 40, poi aumentò di nuovo con 41.5 e fu a  quel punto, che decisero di portarlo in ospedale.

Aveva semplicemente bisogno di riposo, dissero i medici.
Era stremato e portarlo avanti e indietro, dall'ospedale, non aiutava di certo.

Ora era lì, nella sua stanza, sveglio.
Aveva delle occhiaie tremende, si vedeva che non dormiva da tanto.

Peccato che non fosse l'unico, a non riposare. Per colpa di quei maledetti incubi, neanche i suoi coinquilini passavano notti tranquille. Ormai, Stark e Rogers, facevano a turno per tenerlo d'occhio ogni volta che ne aveva bisogno.

Gli incubi, sembravano dovuti alle allucinazioni causate dalla febbre alta e, per questo, ogni tanto vedeva cose inesistenti. Infatti, sia Steve che Tony, erano lì per farlo tornare alla realtà.

Al momento se ne stava disteso sotto le coperte, nel suo letto. La serranda della finestra era stata abbassata, i modo che Peter potesse “dormire” in pace, ma qualche spiraglio di luce riusciva comunque a farla franca.

Fissava il soffitto, e pensava.

“Che giorno è oggi? Mah, non è importante. È da quando mi sono ammalato che ho perso il conto...”

Teneva le mani incrociate tra loro, sul proprio petto.

“Un giorno, comprerò un cane. Lo chiamerò come Barnes, Bucky. Assomiglia proprio a un nome da cane. Chissà come se la passa Ned...”

Gli faceva male la testa. Sentiva come se potesse esplodere da un momento all'altro.

Un brivido freddo gli percorse la schiena, lungo tutta la spina dorsale. Poi caldo, di nuovo. Ora sudava.
Si sentiva come se  stesse andando a fuoco.
I soliti sintomi della febbre.

Continuò a pensare, con lo sguardo spento, fisso verso il soffitto.

Dopo circa una decina di minuti, la porta si aprì cigolando e nella camera, fece capolino una luce accecante.

Peter chiuse gli occhi e si voltò verso la parete.

«Ehi Parker.»

“Tony...”

«Come va oggi?»

«Come al solito» brontolò il più piccolo

«Ti sei provato la febbre?»

«Si. È aumentata ancora.»

«Caspita...» sussurrò l'altro.

Il maggiore capì che forse era il caso di mettere fine a quella conversazione, il prima possibile. Peter faticava a parlare, e si notava chiaramente la sua stanchezza.

Rimasero in silenzio per pochi secondi. Stark, appoggiato allo stipite della porta, guardava il pavimento e Peter, era ancora girato verso il muro.

«Ok, ti lascio riposare. Se hai bisogno noi siamo nella sala comune.»

Il ragazzo non rispose, in compenso, si rannicchiò ancora di più sotto le coperte. Il moro se ne andò e chiuse la porta.

Rimase solo, ancora.
Chiuse gli occhi. Forse questa volta sarebbe riuscito a dormire. Al momento, era tutto tranquillo.

Per un po', ci fu solo il buio, poi una nube rossa cominciò ad avvicinarsi a lui e, insieme ad essa, anche uno strano calore.

Ora si ritrovava dentro questa nuvola.
Inizialmente sentì gli occhi e  la gola bruciare, poi una fitta nel petto lo colse alla sprovvista. Era come se  qualcosa lo avesse appena colpito dietro la schiena e ora, lo avesse trapassato.

College/Stony/Where stories live. Discover now