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Il mattino successivo Taehyung si era risvegliato con una strana esitazione e insicurezza addosso: Non aveva mai preso in considerazione l'idea di fare il babysitter, soprattutto al fratellino di uno dei suoi più cari amici, e aveva paura di fare ...

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Il mattino successivo Taehyung si era risvegliato con una strana esitazione e insicurezza addosso: Non aveva mai preso in considerazione l'idea di fare il babysitter, soprattutto al fratellino di uno dei suoi più cari amici, e aveva paura di fare brutte figure o di dare una cattiva impressione.

A dire la verità, il biondo non si ricordava nemmeno che il maggiore avesse un fratellino: Jin non era solito parlare della sua famiglia, ogni volta che cadevano sull'argomento, al ragazzo si disegnava una smorfia malinconica sul viso e Taehyung, per evitare imbarazzi e momenti scomodi, optava sempre per cambiare discorso e mirare a qualcosa di più piacevole nei confronti dell'amico. Si erano rivelati molti segreti personali, avventure amorose con annessi drammi, si ritrovavano spesso a prendere in giro certi clienti particolari del ristorante di Jin e nell'ultimo mese, Taehyung aveva iniziato a parlargli di quell'uomo affascinante che ogni martedì, mercoledì e giovedì mattina si ritrovava sempre allo stesso tavolo vicino alla vetrata che dava una splendida vista sui vacillati e arrugginiti binari, a sorseggiare il suo americano -con quattro cubetti di ghiaccio e due cucchiaini di zucchero- mentre sfogliava documenti di lavoro che, una volta, Tae, aveva anche provato a decifrare, ma con scarsissimi risultati. Jin lo aveva definito il perfetto Sugar Daddy: Ricco, sulla quarantina e costantemente in giacca e cravatta.

Si sarebbe dovuto recare a casa dei genitori di Jin alle dieci del mattino, il maggiore gli aveva mandato l'indirizzo per messaggio, accompagnato da un canzonettario E vedi di non fare tardi come tuo solito Taehyung-ssi! , per un colloquio, a detta di Jin, informale. E contro ogni aspettativa il giovane Taehyung era riuscito ad arrivare addirittura in anticipo di ben quattro minuti.
Il quartiere in cui si trovava stonava completamente con quella che era la sua persona: case grandi e lussuose venivano illuminate dalla fievole luce del sole di quella giornata leggermente nuvolosa, i giardini erano curati e riusciva a sentire in lontananza il rumore di un tagliaerba in azione. Attraversò un piccolo vialetto e si ritrovò davanti alla più grande e sfarzosa di tutte le case che aveva visto in quel quartiere: una vera e propria villa dalle forme rettangolari a più piani, piena di portefinestre dalle quali riusciva a intravedere l'interno delle abitazioni, un garage e un'enorme piscina all'aperto; il tutto rinchiuso da un grande cancello grigio con strane decorazioni che Taehyung era sicuro somigliassero a dei peni. Decise comunque di non farci troppo caso e di premere il pulsantino del citofono dove di fianco si trovava una targhetta dorata con inciso sopra il cognome di famiglia Jeon.

"Herin, porta un caffè al nostro ospite."

Era stato subito accolto dalla signora Jeon: una donna abbastanza giovane, vestita di tutto punto con i capelli raccolti in uno chignon, le labbra colorate di rosso e un portamento elegante che la rendevano decisamente attraente. Nella casa erano presenti anche dei domestici: entrando aveva visto il giardiniere occupato a rifinire le aiuole, poi, all'interno della villa, una donna in carne piegata a novanta mentre puliva attentamente lo scaffale bianco lucido di fianco alla televisione -decisamente troppo grande per gli umili gusti di Taehyung- e infine la giovane Herin a cui era stato commissionato il suo caffè.
Per ora sono già tre le persone che potrebbero prendersi cura di 'sto bambino. Mi domando a cosa possa servirgli il mio aiuto...

"Sai, io e mio marito siamo molto presi dal lavoro e sfortunatamente non abbiamo tempo per prenderci cura del piccolo Yugi, un babysitter farebbe proprio al caso nostro! Yugi ha bisogno di qualcuno che lo porti a scuola, lo aiuti con i compiti, con le lezioni di piano, lo faccia giocare e stancare in modo tale da permetterci di dormire sereni senza sentirlo correre per tutta la casa con le sue dannate macchinine tutta la notte!" Susseguí una risata -decisamente troppo simile a quella di Jin- e un leggero bussare alla porta dello studio della padrona di casa; Herin era entrata con un vassoio d'argento con una tazzina di caffè fumante e un bicchiere di limonata, sicuramente destinato alla signora Jeon. Taehyung ringraziò la ragazza e aspettò di sentire la porta chiudersi prima di poter domandare informazioni su orari e pagamenti alla donna seduta di fronte a lui, che rispondeva cordialmente e non distogliendo mai lo sguardo dai suoi occhi bruni.
"E.. adesso il bambino dove si trova?"
Dopo un'altro sorso della sua limonata la signora Jeon sorrise e disse "Dana l'ha già accompagnato a scuola, ci sarebbe da andare a prenderlo oggi pomeriggio e poi portarlo al corso di tennis; i domestici non dovrebbero uscire durante l'orario di lavoro, perché si rallentano, e più ore puliscono, più dobbiamo pararli, non so se mi spiego... "
Quel discorso, a parere di Taehyung, faceva acqua da tutti le parti; ma certo non avrebbe detto niente, quel lavoro gli serviva e poi la paga era decisamente troppo allettante per ostacolarsi da solo.

"Quindi.. quando comincio"

"Anche oggi, caro! Io devo scappare, ho un volo tra due ore. Tra due settimane tornerò e provvederemo con il primo pagamento. Mi raccomando non perdere il foglio con gli impegni del mio bambino e prenditi cura di lui. È stato un piacere, Kim Taehyung."
Dopo avergli stretto la mano la donna si incamminò a passo spedito verso la porta dello studio, lasciandola aperta in modo da invogliare Taehyung a uscire.
Questo povero bambino ha più impegni di quanti ne abbiano i genitori: tra tennis, lezioni di piano, nuoto e la scuola, dove cavolo lo trova il tempo per giocare?

Quando decise finalmente di alzare il culo dalla comoda sedia rossa dello studio e varcare la porta in modo tale da dirigersi verso la cucina, magari fare quattro chiacchiere con quelle che sarebbero state le sue pseudo colleghe di lavoro per i prossimi mesi, si sentì urtare -con decisamente troppa forza- da qualcosa di duro. A causa della sorpresa spalancò gli occhi per un secondo e impiegò tutte le sue forze e il suo impegno per trattenere l'equilibrio e non cadere come un sacco di patate.
Sfortunatamente non ci riuscì e cadde rovinosamente a terra, sbattendo il fianco e la chiappa destra, cacciando anche un leggero gemito di dolore che non passò inosservato alle orecchie della causa di quella sua caduta penosa e imbarazzante.

"Chi sei tu? E cosa ci fai in casa mia?"


Parigi di Notte KookTaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora