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Era ormai l'una di pomeriggio, Taehyung aveva finito le lezioni universitarie e si era appena recato a casa Jeon per prendere la sacca del tennis del piccolo Yugyeom e poi, alle due e mezza, passare a ritirarlo da scuola

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Era ormai l'una di pomeriggio, Taehyung aveva finito le lezioni universitarie e si era appena recato a casa Jeon per prendere la sacca del tennis del piccolo Yugyeom e poi, alle due e mezza, passare a ritirarlo da scuola. Stava bevendo un the insieme alla giovane Herin, che, dopo essersi servita una tazza anche per se stessa, si concesse una piccola pausa e si sedette di fronte al castano, pronta a sorseggiare quella calda bevanda.

"Come mai sei tutta sola oggi?"

"Beh, Dana è andata a fare delle commissioni per conto del Signor Jeon. Non so per che ora tornerà. L'ultima volta è stata fuori fino alle otto di sera e poi mi ha confessato di aver passato metà giornata nel centro commerciale..." La ragazza si ritrovò a fissare la bevanda con il labbro inferiore leggermente all'infuori, come a formare un piccolo broncio. La sua collega era oramai diventata la sua migliore amica -nonostante i quasi quarant'anni di differenza d'età che c'era tra di loro- ma alle volte, proprio non condivideva il suo comportamento, specialmente nell'ambito lavorativo.

"Ora che ci penso, io non l'ho ancora mai visto il fantomatico Signor Jeon"
Ed era vero, Taehyung non lo aveva mai beccato a casa, non c'era mai stato. Forse una volta lo aveva intravisto, all'interno della sua auto, sfrecciare fuori dal parcheggio mentre accompagnava uno Yugyeom ancora decisamente assonnato a scuola. Ma niente di più.

"Non sperarci troppo, avete gli orari troppo simili. Il Signor Jeon torna veramente tardi ed esce di casa verso le prime ore dell'alba. E' un uomo davvero impegnato..." Disse Herin prendendosi un lungo sorso di the caldo dalla tazza.

"Forse un po' troppo, non credi?"

Fece per rispondere ma quando udì il suono della serratura di casa venir girata, la ragazza fu rapida a tirarsi in piedi e voltarsi verso il lavandino, nascondendovici la sua tazza -unica prova tangibile della sua nullafacenza degli ultimi minuti in compagnia del babysitter- e iniziò a lavarla con il cuore in gola e l'ansia di perdere il lavoro che le permetteva di non trasferirsi a tempo indeterminato sotto uno dei numerosi ponti di Seoul. Jungkook fece il suo ingresso più incazzato che mai, aveva gli occhi infuocati e la mascella serrata. A Taehyung mancò un battito quando lo vide entrare di tutta fretta in cucina.

Gli è venuto il ciclo al ragazzino?

"Herin." Lo pronunciò con un tono talmente autoritario e freddo che alla ragazza quasi scappò di mano la tazzina incriminata, rischiando di frantumarsi in mille pezzi. 

"S-sì? Posso fa-"

"Esci." Jungkook non l'aveva degnata nemmeno di uno sguardo, troppo impegnato  a fissare il babysitter che, dal canto suo, si mostrava completamente indifferente, continuando a bere il suo the e a scrollare la home di Instagram.

"Esci da questa casa. Ora." La ragazza lasciò la tazzina lì nel lavandino e, con lo sguardo basso, uscì dalla cucina e si rifugiò al piano di sopra. Non voleva disobbedire al signorino Jeon, ma l'idea di uscire era proprio fuori discussione e, dopo essersi ripromessa di non recare alcun fastidio e non fare alcun rumore, si rinchiuse nel bagno del piano di sopra ed iniziò a contare i minuti che passavano con una sola domanda a girarle nella testa: Che cosa vorrà mai da lui?

Taehyung continuava a sorseggiare tranquillo il suo the. Cercava di fingere nonchalance, anche se aveva sentito forse anche più di un solo brivido attraversargli la schiena per completo. Quel tono lo aveva intimorito, ma di certo non lo avrebbe mai mostrato al diretto interessato.

"Non ignorarmi Taehyung." Jungkook strinse i pugni quando l'unica risposta che ottenne fu un sospiro infastidito. "Guardami in faccia quando ti parlo, cazzo!" 

A quelle parole, Taehyung scattò in piedi, deglutì a vuoto a causa dell'agitazione e, riacquistando la calma, si voltò verso il corvino, dicendogli "Mi dispiace, si è fatto tardi. Devo andare a prendere il bambino. E intendo quello vero, non il tentunenne maleducato che si comporta come se lo fosse con il solo intento di recarmi fastidio."

Fu un secondo. Un solo secondo e Taehyung si ritrovò spalle al muro con i polsi stretti dalle mani dell'altro e una sua gamba tra le sue, a sfiorarsi con la sua intimità. Il cervello del castano andò completamente in tilt, e si maledisse per non essere stato in grado di tapparsi la bocca quando avrebbe dovuto. Forse aveva esagerato.

"L-lasciami, Jungkook." A quel punto il corvino si ritrovò a ghignare e si spinse ulteriormente verso l'altro, provocando così uno scontro deciso tra la sua gamba e l'intimità del più grande, al quale quasi scappò un gemito.

"Cosa c'è? Non fai più il presuntuoso adesso che ti trovi con le spalle contro la parete? La situazione è diversa vista da questa prospettiva, vero?"

"Qui di presuntuoso ce n'è solo uno, e sei tu." Il corvino si ritrovò a premere con più forza contro il punto debole del maggiore che, diventato ormai rosso in viso, cercò di dimenarsi, urlando  "Lasciami, brutto stronzo! Allontanati da me!" 

Jungkook represse i suoi tentativi di liberarsi: gli bloccò i polsi di fianco alla testa e strofinò un paio di volte con la gamba sull'intimità dell'altro ragazzo, che, questa volta, non riuscì a trattenerlo il gemito. 

"Non dovevano andare così le cose, Taehyung. Ma tu non mi lasci altra scelta." Jungkook lo sussurrò con voce bassa e roca. Continuava a strofinare con la gamba contro il cavallo dei pantaloni di Taehyung, tanto da riuscire a sentire la sua intimità indurirsi. Il castano fu costretto a strizzare gli occhi e mordersi il labbro con forza pur di reprimere gli ansimi involontari che sentiva salirgli su per la gola. Non voleva dargliela vinta. Non doveva. In preda all'adrenalina, riuscì a lasciare un calcio in mezzo alle gambe di Jungkook che, per il dolore, tolse la presa dai polsi dell'altro e si accasciò su sé stesso. Taehyung ne approfittò e lo spinse via. Lo spinse talmente forte da farlo andare a sbattere e cadere insieme alla sedia su cui stava comodamente seduto fino a poco tempo prima, provocando un forte tonfo e un gemito di dolore da parte del corvino. 

"N-non ti avvicinare mai più a me, ha-hai capito?" disse Taehyung in preda ai singhiozzi e agli spasmi causati da essi. "Sei s-solo uno s-stronzo!" con quelle parole si incamminò quasi correndo verso la porta d'ingresso. Non si rese minimamente conto della voce di Jungkook che gli chiedeva di fermarsi, né si accorse di quella più bassa e spaventata di Herin, che gli domandava cosa fosse successo.

La ragazza, infatti, udito quel tonfo, si era precipitata velocemente giù dalle scale, impaurita e confusa. Credeva che i due avessero fatto a botte, che avessero rotto qualcosa o che -peggio- si fossero rotti qualcosa. Tutto si aspettava, tranne i ritrovarsi il babysitter in preda alle lacrime che correva verso la porta d'ingresso; né tanto meno si aspettava di trovarsi davanti un Jungkook che, con gli occhi lucidi, urlava il suo nome e lo rincorreva -con una mano sul fianco e leggermente zoppicante- sperando di riuscire a raggiungerlo prima che uscisse dalla villa.

Parigi di Notte KookTaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora