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"Il maggiore esponente di questo movimento furono Georges Seurat e Paul Signac

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"Il maggiore esponente di questo movimento furono Georges Seurat e Paul Signac. che fu anche l'ideatore del divisionismo da cui il puntinismo deriva. Partendo dal principio che non è importante la forma delle pennellate ma la divisione dei colori. Finito!"

Dopo quasi tre ore di lavoro ininterrotto, Taehyung aveva finalmente finito la tesina per il suo prossimo esame.
A causa del lavoro e degli ultimi avvenimenti successi, Taehyung, finì quasi per dimenticarsi di star effettivamente frequentando l'università...

"Fiuu.. ok, adesso che ho finalmente finito posso fare la doccia e... Prepararmi per uscire"

Aish ma come diavolo mi è venuto in mente di accettare il suo invito?

Infatti da quando aveva parlato con Jungkook quel giorno in ospedale - e dopo aver accettato l'invito del corvino senza pensarci su due volte -, Taehyung non faceva altro che disperarsi e riempire il povero Tan delle sue lamentele: "Diamine Tan, sono troppo brutto per uscire con lui!"; "Secondo te sono ingrassato?"; "Tan~ ho la ricrescita! Devo correre dal parrucchiere!".

~Diiiing~

Un messaggio?

"Caro Taehyung, ti scrivo al solo scopo di fornirti l'informazione l'informazione a dir poco imprescindibile di essere già giunto sotto la tua dimora. Chiedo venia per le 2 ore di anticipo non proclamate e prometto di non commettere errori simili nei nostri rendez-vous futuri.
Tuo, Jungkook."

Ma che cazzo?

Jungkook cazzo dici? Tutto bene?

   

Sì Tae, ma per favore scendi che mi sto congelando il culo.

Dopo quel breve scambio di messaggi Taehyung corse verso il bagno per lavarsi almeno i denti e sciacquarsi il viso stanco.

"Ecco, lo sapevo! Sono stato due giorni a logorarmi su cosa indossare, come pettinarmi, che profumo utilizzare.. e lui decide bene di presentarsi con due ore di anticipo e rovinare tutti i miei piani! Come farò?"

Mentre correva da una stanza all'altra il suo telefono lo accompagnava con vari diiing che non facevano altro che incutergli ancora più ansia di quanta già non ne avesse in corpo.
E dopo dodici minuti Taehyung era pronto per il suo primo vero appuntamento con il corvino.
Si era prefissato tre obbiettivi per la serata:
Primo: non arrossire per nessun motivo al mondo;
Secondo: mangiare in modo elegante in modo tale da non creare una sensazione di rigetto nel suo accompagnatore;
Terzo: riuscire a dare almeno un bacio a Jungkook.

E nonostante tutti e tre gli sembrassero più impossibili di riuscire a guardarsi un'intera partita di calcio senza addormentarsi sul divano, Taehyung era convinto dei suoi obbiettivi e non aveva intenzione di rinunciare a nessuno di essi.
Si sarebbe impegnato, ce l'avrebbe messa tutta per cercare di fare la migliore delle figure con quel ragazzo perché, anche se non l'avrebbe mai e poi mai ammesso ad alta voce, la sua cotta era giorno dopo giorno sempre più spessa nel suo cuore, e la linea che li divideva diventava sempre poco più sottile.
Mentre correva giù per le scale si dava forza: si supplicava di non rimanere senza parole appena incontrato lo sguardo dell'altro, si supplicava di riuscire a pronunciare un semplice ciao senza che la sua voce si spezzasse.

"Hey biondino! Da questa parte." Sentì pronunciare Taehyung e, solo dopo essersi voltato, riuscì a scorgere la figura snella e alta di Jungkook.

"Ma io non sono biondo.." Disse Taehyung abbassando leggermente lo sguardo per non far vedere la sua espressione confusa e contrariata a Jungkook.
"Lo so, scemotto. È soltanto un modo di dire, suvvia."
"Sei proprio un cretino."
"Lo so!" Terminò la conversione Jungkook prima di poggiare il suo braccio sinistro sulle spalle del castano iniziando a chiacchierare del più e del meno, fingendo di non avere il cuore che gli galoppava nell'esofago, fingendo di non aver recitato davanti allo specchio più di sei delle sue migliori entrate cercando quella che, secondo lui, avrebbe messo il castano più a suo agio e fingendo che non impiegò più di venti minuti per comporre quello strambo messaggio ricercato - e inutilmente formale - sperando di far sorridere Taehyung ancora prima di vederlo.
Entrambi stavano fingendo molto quella sera.
Ma entrambi avevano una luce nel cuore che, non appena si erano intravisti, aveva iniziato ad illuminare i loro visi e le loro voci di genuina felicità, che difficilmente sarebbero riusciti a nascondere.










 Ma entrambi avevano una luce nel cuore che, non appena si erano intravisti, aveva iniziato ad illuminare i loro visi e le loro voci di genuina felicità, che difficilmente sarebbero riusciti a nascondere

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"Yoongi, sono sotto casa tua. Puoi scendere per favore?"

"Jimin?!"

Erano tre giorni che Yoongi non vedeva ne sentiva Jimin. Aveva tentato di contattarlo in tutti i modi e dopo il secondo giorno il suo orgoglio aveva iniziato ad imporgli di finirla con tutti i messaggi e le chiamate ma, nonostante Yoongi fosse una delle persone più orgogliose della Corea del Sud, non ci riuscì, e l'ultimo messaggio inviato a Jimin risaliva a tre ore e sedici minuti fa.
Quando lesse il messaggio del fidanzato corse giù per le scale - si lanciò quasi - con tante emozioni dentro: voleva sgridarlo, urlargli contro per non essersi fatto sentire per così tanto tempo e per averlo fatto preoccupare come un matto ma allo stesso tempo voleva abbracciarlo, stringerlo, stritolarlo a lui e non lasciarlo più andare. La verità era che Jimin gli era mancato come l'aria.

"Jimin! Jimin dove-" Yoongi fu costretto ad interrompere le sue parole quando vide di fronte a sé un quadro che mai si sarebbe immaginato di vedere:
Jimin era distrutto, lì di fronte a lui, aveva la maglia pezzata, i capelli sporchi coperti da un cappello bianco e in faccia gli si notavano subito due occhiaie spaventose e un livido viola al lato della bocca.

"Jimin, porca puttana, ma che hai fatto?"

"Ciao amore" Pronunciò con voce flebile Jimin, richiuso su se stesso e con le lacrime agli occhi.

"Amore mio ma- ma che ti è successo?" Yoongi era incredulo. Toccava il viso del suo ragazzo delicatamente con i polpastrelli e a quella visione il cuore gli si stringeva e la gola gli bruciava.

"Che sono uno stronzo... Che rovino sempre tutto, che-"

"Jimin smettila con questa storia! Non è stata colpa tua, ok? Tu non c'entri niente con l'incidente! Chiaro?" Yoongi interruppe le amare parole di Jimin con tono stufo e annientato.

"Yoongi tu non capisci! Namjoon ha ragione io... Io ho rovinato tutto!"

"Namjoon? Quando l'hai visto Namjoon, tu?" A quel nome Yoongi perse quasi il nume della ragione. Cosa c'entrava ancora lui? Perché Jimin lo nominava? Cos'era successo?

"Io.. sono stato da lui tre giorni fa..."
Yoongi lo interruppe di getto ringhiando un perché a cui Jimin sobbalzò per un attimo prima di continuare "... P-perchè ero arrabbiato e, e volevo picchiarlo ma poi..."

"Picchiarlo? Jimin ma chi vuoi prendere in giro? Taglia corto, dai." Yoongi aveva un brutto presentimento e se non fosse stato per quella brutta sensazione che sentiva nel cuore se ne sarebbe fottuto di Namjoon. Si sarebbe preoccupato solo del suo tesoro che stava uno straccio lì di fronte a lui. Lo avrebbe portato in casa e lo avrebbe medicato per bene. Ma non andò così. C'era qualcosa che non andava e Yoongi lo sapeva.

"Noi... Noi siamo stati a letto insieme."

Parigi di Notte KookTaeOnde histórias criam vida. Descubra agora