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Yugyeom era sicuramente un bambino molto intelligente per la sua età, ma era pur sempre un bambino e, in quanto tale, si distraeva facilmente e faceva girare la sua mente su tutti gli argomenti esistenti sulla faccia del pianeta, tranne che su que...

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Yugyeom era sicuramente un bambino molto intelligente per la sua età, ma era pur sempre un bambino e, in quanto tale, si distraeva facilmente e faceva girare la sua mente su tutti gli argomenti esistenti sulla faccia del pianeta, tranne che su quella dannata matematica. E' la mia peggior nemica! Aveva detto, mentre teneva la testa poggiata su di una mano, mentre con l'altra cercava di fare quei difficilissimi conti. Taehyung era però riuscito a fargli finire il tutto in un'ora e mezza, lo aveva aiutato a preparare lo zaino per il giorno successivo e si stava già preparando mentalmente ad uscire da quella casa e recarsi in biblioteca per vedersela con la sua di peggior nemica: la geometria tridimensionale. Eppure, ancor prima di riuscire a varcare la soglia della cameretta del piccolo -con ancora il suo zainetto di Ben Ten in mano, pronto a lasciarlo ai piedi del suo letto-, si sentì tirare la gamba del jeans largo stava indossando:

"A-aspetta! Rimani un po' a giocare con me?" il piccolo pronunciò queste parole con un tenero broncio sul viso ma gli occhi ancora pieni di speranza. 

"Come?" Il ragazzo si voltò a guardarlo con le sopracciglia alzate. Non capiva perché volesse passare altro tempo con lui: Più volte, durante la lunga ed estenuante sessione di compiti che avevano avuto, gli aveva sussurrato di odiarlo e che non vedeva l'ora che se ne andasse per poter tornare a giocare in camera sua ai videogames. parole a cui ovviamente Taehyung non aveva creduto del tutto, ma comunque la domanda gli sorse spontanea: Perché sei così bipolare, piccolo moccioso

"Nessuno gioca mai con me. La mamma e il papà sono sempre a lavoro, le domestiche devono lavorare e Kookie mi ignora sempre. Rimani tu, ti prego." Al nostro Taehyung si strinse il cuore a sentire quelle parole, aveva anche notato quel brillo nei suoi occhi scomparire e venir sostituito da un velo di malinconia; quel bambino si sentiva solo.

Taehyung non aveva mai pensato a come si potesse effettivamente sentire il bambino riguardo la sua situazione familiare -non credeva ce ne fosse bisogno-, non si era mai messo nei suoi panni, dando per scontato che quel bambino avesse tutto e di certo una persona con cui giocare non gli mancava. Si abbassò sulle ginocchia per raggiungere l'altezza del più piccolo e, mentre gli puntava un dito sul petto gli aveva detto, con un sorrisetto appena accennato sulle labbra:

"Solo se mi prometti... Che mi lasci vincere."












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Parigi di Notte KookTaeWhere stories live. Discover now