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Il sabato era decisamente la giornata della settimana che Jin preferiva di più: il suo ristorante si riempiva di persone, pullulava di famiglie a cena fuori, di tavolate da più di venti posti di giovani ragazzi e ragazze intenti a festeggiare la f...

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Il sabato era decisamente la giornata della settimana che Jin preferiva di più: il suo ristorante si riempiva di persone, pullulava di famiglie a cena fuori, di tavolate da più di venti posti di giovani ragazzi e ragazze intenti a festeggiare la fine della settimana, di coppie che si concedevano un po' di intimità e serenità dopo giorni interi di straziante lavoro.. Sì, Jin adorava decisamente il sabato.

Anche quello non era stato da meno: la serata era finita tardi, aveva chiuso il ristorante verso l'una di notte e si trovava in macchina diretto -stranamente- verso casa dei suoi genitori. Jin aveva davvero intenzione di parlare con suo fratello Jungkook, -lo aveva minacciato tramite messaggio dicendogli di non addormentarsi o altrimenti si sarebbe ritrovato con il cazzo annodato a formare un bel fiocco, parole testuali- che lo stava aspettando seduto in giardino. Jungkook sapeva. Era concio che suo fratello fosse un tipo molto protettivo e che certamente non avrebbe lasciato correre una cosa così grave, soprattutto se nei confronti di un suo amico. 

Ma dove cazzo è? Mi si stanno congelando le palle qui fuori.

Fece appena in tempo a sbuffare che sentì i passi rapidi del fratello maggiore sull'erba. Quando alzò lo sguardo sul suo viso -nonostante la poca luce che c'era ad illuminarlo- riuscì a distinguere perfettamente un'espressione arrabbiata e corrugata, decisamente contrastante con il sorriso che Jin gli dedicava ogni volta che lo vedeva.

"Jungkook, io ho mai dato noia a qualcuno dei tuoi stupidi amici?"

Jin fu diretto. Non perse tempo in saluti o convenevoli vari. Jungkook si strinse nella sua enorme felpa bianca e scosse la testa in segno di negazione, si sentì improvvisamente piccolo di fronte allo sguardo severo del fratello maggiore.

"Appunto, lo so bene. Quindi, spiegami, per quale motivo ti comporti in questo modo con, forse, il mio unico vero amico?"

Jungkook non sapeva cosa rispondere, si sentiva in colpa e voleva dirlo, ma in quel momento Jin non sembrava interessato alle sue scuse, voleva solo sgridarlo e farlo sentire più stronzo di quanto già non si sentisse, o almeno, così pensava lui.

"Taehyung è un ragazzo d'oro. Non voglio che lo infastidisci con le tue stronzate, hai capito, ragazzino?" Lo guardava con gli occhi socchiusi e le sopracciglia corrucciate. "Come ti viene in mente di sbatterlo contro il muro e strusciarti su di lui come se fosse una puttana?! Lo sai cosa cazzo hai provocato dentro di lui?! Puoi immaginare come cazzo si sia sentito?!" Jin continuava ad urlare come un pazzo, incurante del fatto che il resto della sua famiglia stesse dormendo dentro le mura della villa. Taehyung era più importante.

"Hyung, mi dispiace..." Non riusciva a dire altro Jungkook che, in quel momento, teneva la testa china e si rigirava tra le dita l'anello che aveva sempre sul pollice. 

"E' tutto qui quello che riesci a dire? Che ti dis-" Jin, più arrabbiato che mai, lo tirò su dal colletto della felpa, ma quando vide la guancia sinistra del fratello rigata da quella lacrima solitaria -che tanto si era sforzato per non far uscire-, si ritrovò a non esser più capace di parlare e ad allentare la presa sulla sua felpa.

Parigi di Notte KookTaeWhere stories live. Discover now