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"Con chi chatti, nano?" 

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"Con chi chatti, nano?" 

Il tono tagliente di Wonho aveva attraversato improvvisamente i timpani di Jimin, rompendo il silenzio che si era venuto a creare tra loro due, e gli altri quattro ragazzi presenti, quella sera, nell'appartamento di Namjoon.

"Non sono affari che ti riguardano, coso."
Aveva risposto così il biondo, mentre si apprestava a bloccare lo schermo del suo telefono, cercando di nascondere la chat con il ragazzo dai capelli blu. 

Era passata una settimana da quel primo messaggio, e non c'era stato giorno, in cui i due non si divertivano a scriversi di nascosto -lui da Namjoon e Yoongi dai suoi due migliori amici-.

Jimin si sentiva leggero quando gli scriveva -le conversazioni le iniziava, infatti, quasi sempre lui-, riusciva a smettere di pensare alla situazione di merda in cui si trovava, al suo pseudo-fidanzato che, per chissà quale strano motivo non si era ancora deciso a lasciare... Riusciva anche a smettere di pensare all'erba: non ne sentiva il bisogno e la continua mancanza mentre, rinchiuso nel bagno dell'appartamento del suo ragazzo, oppure comodamente steso sul suo divano di pelle rossa, a pancia i giù con i piedi dondolanti, leggeva le parole che gli scriveva Yoongi. Lo trovava interessante, e percepiva quel suo interesse venir in qualche modo ricambiato da quel ragazzo strano che si divertiva tanto a prenderlo in giro per il suo colore di capelli, definendolo decisamente pacchiano e poco usuale.
Guarda me, sono blu. Blu come la notte, il mare, il cielo.. Blu è figo. Il rosa è.. Sfigato?

"Hey, hey, hey! Cosa nascondi nanetto? La mamma ti ha inviato il messaggino della buonanotte?"

Wonho continuava a sfotterlo con un ghigno divertito sul volto, non si stancava mai di prendere per il culo il fidanzato del suo migliore amico. Sapeva che Jimin era un bonaccione, si faceva andare bene quelle parole che, nonostante gli dessero fastidio, sapeva che erano pronunciate con un tono del tutto ironico ed -in un certo senso- affettuoso, da quel ragazzo tutto muscoli e niente cervello che, guarda caso, portava il suo stesso colore di capelli, solo, un po' più shocking.

Che coglione.

"Non tutte le mamme sono apprensive come la tua. La mia ha smesso di fare questo genere di cose quando avevo ancora quindici anni." Non era assolutamente vero: Da quando Jimin era andato a vivere da solo, chiamava o cercava di contattare in qualsiasi modo sua madre quasi tutti i giorni. Pretendendo il messaggino del buongiorno e della buonanotte. Era un modo per sentirla più vicina e per illudersi di non starla deludendo con le scelte che aveva deciso di compiere.

Partì una semi-rissa tra i due, composta per lo più da buffetti sulla fronte e solletico sui fianchi. Le loro risate vennero interrotte dal trillo del cellulare di Jimin che in quel momento si trovava sotto l'altro ragazzo, che lo stava torturando con il solletico, mentre urlava e si dimenava -disturbando gli altri ragazzi presenti in quel salotto, che presero ad urlare ed inveire contro di loro con frasi tipo Fate silenzio! Stiamo cercando di guardare la partita, cazzoni!- sotto di lui, nel tentativo di farlo smettere.

Parigi di Notte KookTaeUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum