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Jungkook non era mai stato un tipo mattiniero -nonostante continuasse ad affermare il contrario- e quella mattina ne fu l'esempio lampante: aveva deciso, per grazia divina, di aprire gli occhi alle dieci e due minuti -così segnava la sveglia LED d...

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Jungkook non era mai stato un tipo mattiniero -nonostante continuasse ad affermare il contrario- e quella mattina ne fu l'esempio lampante: aveva deciso, per grazia divina, di aprire gli occhi alle dieci e due minuti -così segnava la sveglia LED digitale che aveva sul comodino- e si sentì talmente tanto deluso da se stesso che storse la faccia in un'espressione di pura agonia, accompagnata da un finto e teatrale piagnisteo -con tanto di singhiozzo forzato e poco credibile- innaturale.

Ho dormito solo sei ore, questa cosa avrà delle inesorabili ed eccessive conseguenze per tutta la durata della giornata.

Sì alzò -finalmente- dal letto solo venti minuti più tardi dirigendosi a passo lento e svogliato verso il bagno. Non aveva intenzione di fare colazione: doveva vedersi con Yoongi per pranzare insieme da Subway e poi noleggiare una PC bang e ammazzarsi di videogiochi tutto il giorno. Dopo essersi lavato, vestito e improfumato, decise di scendere le scale, andare al piano di sotto e uscire di casa sereno e indisturbato; conscio che sua madre fosse sicuramente già uscita per raggiungere l'aeroporto e non perdere il suo ennesimo volo di lavoro.

Ricorda che la mamma non si diverte a stare così lontana da casa tanto allungo, mi mancano i miei bambini quando sono lontana.

Sua madre glielo diceva ogni volta che partiva, e meno di ventiquattro ore dopo, trovava la home di Facebook piena di sue foto insieme alle colleghe impegnate a fare aperitivo in qualche locale sfarzoso delle città che era costretta a visitare. Le domestiche non le salutava mai e suo padre -come di consueto- non era in casa, di conseguenza non avrebbe dovuto incontrare alcun intoppo sulla strada che lo avrebbe portato fino alla porta d'ingresso.

Non avrebbe dovuto.

Se solo non fosse stato per quella figura alta e slanciata e sconosciuta contro cui aveva sbattuto  mentre si trovava di fronte allo studio di sua madre. Figura che pareva impegnata a massaggiarsi il fianco dopo esser caduta a causa dello scontro -e dopo aver cacciato un melodioso, armonioso e intonatissimo gemito di dolore, che Jungkook aveva notato eccome-.

Oddio e se mamma avesse l'amante?

"Chi sei tu? E cosa ci fai in casa mia?" Jungkook lo domandò guardandolo dall'alto verso il basso con un tono prepotente, infastidito e decisamente impaziente.

Taehyung si alzò strizzando leggermente gli occhi e, non avendo notato il tono del ragazzino dai capelli decisamente troppo lunghi e neri, rispose con un timido "Scusa, sono qui per il lavoro. Sono il babysitter, mi chiamo Kim Taehyung."

Jungkook in quei pochi secondi era riuscito a squadrare l'altro ragazzo dalla testa ai piedi analizzandone i dettagli più espliciti, come il piccolo neo presente sulla punta del naso, gli occhi dal taglio felino, labbra carnose e decisamente invitanti, i capelli leggermente lunghi e ordinati e un paio di orecchini lunghi che urlavano solo una cosa: Gay. Si morse il labbro inferiore, sbuffò dal naso e, accennando un sorriso rispose "Oh, sei il nuovo domestico." Taehyung a quelle parole irrigidì le spalle; non aveva mai considerato questo lavoro come un lavoro da domestico -non che ci fosse nulla di male, sia chiaro-.  No, lui non era un domestico.

Parigi di Notte KookTaeWhere stories live. Discover now