5- Tu sei destinata alla città eterna.

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Aprì lentamente gli occhi, forse per la forza dell'abitudine, guardando la sveglia notai che erano soltanto le sei di mattina. Allungai un braccio alla mia destra, non trovando Marco al mio fianco.
Mi voltai trovando Marco seduto sulla sedia davanti alla scrivania che stava già lavorando al pc.

"Amore, sono le sei di domenica mattina" avevo ancora la voce assonnata mentre mi voltai verso di lui, il lenzuolo bianco copriva il mio corpo nudo mentre lui aveva indossato soltanto i boxer. Lui si alzó dalla sedia venendo verso di me e stendendosi al letto per poi dandomi un dolce bacio sulle labbra che io approfondì subito.

"Lo so amore, ma mi sono svegliato presto e dovevo rispondere a quest'email" io chiusi gli occhi rifugiandomi tra le sue braccia appoggiando la testa sul suo petto.

"Quale email?" Chiesi ancora con voce assonnata mentre in quel momento, tra le sue braccia, mi sentivo davvero in pace con me stessa.

"Hanno accettato il progetto con l'Unicef" io aprì leggermente gli occhi, anche se fu un colpo al cuore per me. Per anni avevo pensato soltanto al lavoro e, dal matrimonio di Priscilla, capì che volevo anche essere felice. Volevo accanto a me qualcuno che mi rendesse felice e se ciò significava rinunciare al mio trasferimento a Roma, lo avrei fatto per amore di Marco. Non mi sentivo me stessa, ma la verità era che la parte migliore di me era rinchiusa in quella scatola che avevo lasciato a Roma.

"È davvero una bellissima notizia" dissi quasi apatica. Ero contenta per Marco eppure una parte di quel progetto riguardava anche me, ma il San Raffaele di Milano non aveva accettato la mia parte. Il progetto consisteva nell'aiutare dei bambini malati o feriti in maniera grave, Marco in quanto chirurgo pediatrico si occupava delle operazioni chirurgiche mentre io in quanto neuropsichiatra infantile li seguivo nel percorso successivo dello sviluppo neuropsichico e gli eventuali disturbi, neurologici e psichici. Il problema? Il ruolo di Marco era stato accettato dal San Raffaele di Milano mentre per il mio si era proposto soltanto il Bambin Gesù di Roma, in quanto migliore ospedale pediatrico d'Italia e da qui nasce anche la richiesta di trasferimento dall'ospedale.

"E ho anche spostato il volo di qualche giorno così riusciamo a sistemare alcune cose" io lo guardai confusa non capendo esattamente cosa intendeva. Lui rise vedendomi in quelle condizioni beccandosi poi un cuscino in faccia.

"Ehi" disse abbracciandomi per tenermi ferma mentre io mi dimenavo per liberarmi dalla sua presa.

"Dobbiamo andare a parlare in ospedale e poi dobbiamo trovare un appartamento per te" lui si sedette sul letto appoggiando la schiena alla spalliera del letto e io mi misi seduta davanti a lui a gambe incrociate. Non era certa che stessi capendo bene ciò che volesse dirmi.

"Marco ma.." lui mi fermò subito non facendomi finire a parlare, così lo guardai ancora più confusa.

"Sara, so quanto tieni al tuo lavoro e quanto tieni a questo progetto. Non potrei mai permetterti di rinunciarci. Sarà più complicato ma se voglio che questo progetto funzioni non posso non lavorare con una delle migliori neuropsichiatre infantile. Poi sai, è pure carina, magari mi concede anche una cena" io risi alla sua affermazione dandogli poi uno schiaffetto sul braccio.

"Carina eh? Non so se te la meriti una cena" dissi mettendo su un finto broncio mentre lui sorrise per poi avvicinarsi a me.

"Potrei aver detto una cazzata, è davvero bella, bellissima" disse lui tra un bacio ed un altro mentre lasciava una scia di baci che iniziava dalla mia spalla fino alla guancia.

"Se non funzionasse? Insomma Milano-Roma.." lui si fermò per poi prendere le mie mani tra le sue e fissare i suoi occhi verdi nei miei blu. Marco era esattamente l'opposto di Niccolò, biondo con gli occhi verdi, il che non mi aveva mai ispirato eppure lui, con il suo carattere, mi aveva conquistata subito.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoWhere stories live. Discover now