29- Se ti avessi chiamato tu non me lo avresti permesso.

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''Ti ho chiamato venticinque volte, era tanto difficile rispondere al telefono?'' Niccolò mi aveva chiamato più volte durante l'arco di quella giornata, ma io mi ero sempre rifutata di rispondere, sia alle sue chiamate che ai suoi messaggi, tanto che alla fine era passato ad usare i rispettivi telefoni di Gabriele ed Adriano, come se non sapessi chi fosse a chiamarmi dato che avevano passato la giornata insieme, almeno fino a quel momento dato che aveva ancora indosso gli stessi abiti con il quale lo avevo lasciato quella mattina. Alla fine mi ero arresa mandandogli un semplice messaggio in cui gli dicevo di stare bene, sapevo quanto Niccolò andasse in paranoia quando non gli rispondevo, ma a quanto pare al moro tutto ciò non era bastato dato che in quella serata estiva me lo avevo ritrovato attaccato al campanello, costringendomi ad aprire esasperata da quell'inutile suono. Ora me lo ritrovavo davanti alla porta che si rivolgeva a me con tono irritato, al quale non diedi molto peso dato che quella incazzata sarei dovuta essere io.

''Non ne avevo voglia'' Non riuscì nemmeno a guardarlo in faccia, tanto che appena aprì la porta mi voltai dandogli modo di entrare per poi tornare sul divano a finire l'ennesima birra della giornata, tanto che ormai persi completamente il conto. Non avevo nessuna voglia di vederlo e tantomeno di parlare con lui, ma sapevo quanto Niccolò fosse testardo e non aprirgli avrebbe comportato altre chiamate o sentire ancora quel fastidioso suono del campanello, che non sarei riuscita a reggere dato il mal di testa causato dal troppo alcol ingerito in quella giornata.

''Sà nun fa la stronza, ero preoccupato per te'' Il moro mi seguì sedendosi accanto a me sul divano, notai sin da subito che il suo sguardo cadde sulle varie bottiglie di birra vuote che si trovavano sul tavolino. Avrei avuto il turno la mattina successiva ma nonostante questo da quando avevo iniziato a lavorare in ospedale, avevo perso quell'abitudine di bere fino a stare male, sia perché non reggevo più l'alcool come qualche anno prima, sia perché lavorando in ospedale dovevi essere più o meno sempre reperibile. Quella sera però, con la certezza che in ospedale c'era Marco e la situazione era più o meno tranquilla, seppur sempre imprevedibile, avevo esagerato leggermente, cosa che ovviamente non sfuggì a Niccolò, che mi osservava con quello sguardo che faceva trasparire confusione e in parte anche delusione per essermi ridotta in quelle condizioni.

''Non mi interessa e, come vedi, sto benissimo'' Sapevo che le mie parole non erano credibili neppure se fossi stata sobria. Niccolò mi conosceva talmente bene che gli bastava soltanto uno sguardo per capire quanto ci fosse qualcosa che non andava, anche se ogni volta cercavo di fare del mio meglio per nasconderglielo. E quella volta non era stata diversa, gli era bastato un secondo, quel momento in cui aprì la porta, per capire che ci fosse qualcosa che non andava, complice anche il fatto che non avessi risposto alle sue chiamate e ai suoi messaggi da quella mattina.

''Si proprio, lo vedo. Te sei scolata sette birre'' Mi voltai verso Niccolò, per la prima volta in quella serata, notando soltanto in quel momento che non indossasse gli occhiali da sole. Alzai un sopracciglio per poi sbuffare voltandomi di nuovo e finendo gli ultimi sorsi della birra che era rimasta. Lui prese la bottiglia strappandomela quasi con forza dalle mani, facendomi alterare ancora di più. Non aveva nessun diritto di piombare in casa mia ed essere lui quello irritato o infastidito.

''Sei venuto qua per farmi la predica su ciò che faccio?'' Sputai acida nonostante sapessi bene che il mio alzare il tono della voce non avrebbe portato altro se non allo stesso comportamento da parte sua. In quel momento mi sentivo delusa e avrei preferito stare da sola, ma allo stesso tempo avrei voluto le sue braccia che mi stringevano facendomi capire che avremmo risolto tutto. Io e Niccolò non sapevamo discutere normalmente, noi eravamo sempre una bomba a orologeria pronta ad esplodere, e quando lo facevamo non lasciavamo altro se non troppe ferite.

''So venuto qua perchè c'avevo voglia de sta con te, ma con sto atteggiamento me stai a fa venì solo voglia de alzamme e andarmene'' In altre circostanze probabilmente quelle parole mi avrebbe fatto piacere tanto da portarmi a sorridere e magari anche a baciarlo, ma quelle non era una semplice circostanza. Era un momento in cui la voglia di spaccargli la faccia era maggiore rispetto all'amore che provavo. In fondo l'amore era questo e Niccolò lo rispecchiava fin troppo bene, un minuto prima sei lì che lo baci e il minuto dopo vorresti prenderlo a schiaffi.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu