20- E non nascondere le lacrime, che tanto scendono in basso.

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Il capitolo che segue è leggermente pesante. Ho cercato di smorzare il tutto con scene più leggere, spero di non aver urtato la sensibilità di qualcuno, in quel caso vi chiedo immensamente scusa.
Buona lettura•


Mi svegliai in quella casa che riconobbi subito non essere la mia, ma tra quelle braccia che conoscevo fin troppo bene. E dopo tanto tempo, quella sensazione di essere a casa era di nuovo presente.
Niccolò dormiva beato mentre con una mano stringeva il mio corpo nudo e coperto soltanto dal lenzuolo, al suo.
I lineamenti ben rilassati e quei capelli perennemente spettinati erano un spettacolo per gli occhi, sopratutto essendo la prima cosa che avevano visto.
Sorrisi osservando il moro e dopo avergli lasciato un dolce bacio sulla tempia, cercai di spostare con cautela il suo braccio e dopo aver indossato gli slip e una sua t-shirt mi diressi verso il bagno.

Un particolare risultó subito ai miei occhi, inevitabilmente il mio corpo si fermò cosi come guardando quell'immagine il mio respiro mì venì a mancare per qualche secondo.
Niccolò aveva appeso due foto che avevano particolarmente attirato la mia attenzione.
La prima ritraeva me e lui, io avevo il pancione e lui era chinato verso di esso, lasciandoci sopra un bacio. Non potevano di certo sfuggire i nostri sorrisi. E come sfondo, il Colosseo.
Ricordo ancora quel giorno, avevamo appena scoperto di aspettare una femmina.
Niccolò era felicissimo, ho ancora ben impresso nella mente il suo sorriso.
Quella foto era stata scattata da alcuni suoi fan, che avevano assistito alla scena, dato che avevo rivelato a Niccolò di aspettare una bambina davanti al Colosseo.
Appoggiai delicatamente una mano sul vetro di quella foto e inevitabilmente i lineamenti del mio viso si inarcarono in un sorriso.

Accanto ad essa c'era però un altra foto, quella che aveva rappresentato l'inizio della fine.
Io ero stesa sul letto di un ospedale e tenevo in braccio Camilla, un esserino così piccolo e così indifeso, Niccolò abbracciava me e con il pollice accarezzava la piccola manina di Camilla.
Quella foto era stata scattata da Anna in quei sette minuti, i sette minuti più intensi della mia vita, prima che Camilla chiudesse definitivamente gli occhi.
Feci un enorme respiro e una lacrima solitaria scese lungo il mio viso che io mi apprestai ad asciugare, mentre nella mia mente quei momenti e quelle sensazioni erano ben vivide.
Niccolò probabilmente aveva riappeso quella foto da poco, dato che in quella casa fino a pochi mesi fa ci abitava con Chiara, che non sapeva nulla di me e lui.

"E non nascondere le lacrime, che tanto scendono in basso" la voce del moro mi riportó alla realtà mentre io mi voltai verso di lui con gli occhi lucidi. Non volevo farmi vedere così da Niccolò, sapevo bene quanto lui capisse il mio dolore ma mostrarmi fragile davanti a lui in quel momento significava espormi troppo.

"Tu falle cadere fino a che non diventano fango" replicai alla sua affermazione con un verso di una sua canzone, l'aveva scritta per me dopo la morte di mio padre, sapeva quanto mi sentissi sola e persa senza di lui. Asciugai di nuovo delle lacrime che scivolavano lungo il mio viso coprendolo con le mani. Niccolò si avvicinò a me e spostó le mie mani costringermi a guardarlo negli occhi.

"Sarè, puoi mostrarti fragile con me. So come ti senti e so cosa stai provando " lui fece scorrere le sue dita sotto i miei occhi asciugando quelle lacrime che continuavano a scendere. Niccolò non disse più nulla, mi strinse semplicemente tra le sue braccia e accarezzó dolcemente i miei capelli, mentre io avevo iniziato a singhiozzare. Mai, come in quel momento, mi ero sentita capita e amata.

"Non sono mai riuscita ad andare a trovarla, che cazzo di madre pessima sono?" Sussurrai queste parole singhiozzando mentre il mio viso ero affondato tra il petto di Niccolò. Lui si spostò velocemente costringendomi di nuovo a guardarlo.

"Sà, tu non sei una pessima madre, non pensare mai una cosa del genere. Sei la madre più forte che io conosca, sei riuscita ad amare Camilla nonostante tu non sia riuscita a vederla crescere, nonostante tu non abbia potuta abbracciarla o baciarla" Niccolò aveva gli occhi lucidi e io ero un fiume di lacrime. Era dal giorno in cui perdemmo nostra figlia che non ero riuscita a sfogarmi e buttare fuori davvero come mi sentivo, eppure sentivo che con lui niente era sbagliato. Lui mi abbracció di nuovo facendomi sentire protetta tra le sue braccia, come se stavolta potesse andare davvero tutto bene.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoOù les histoires vivent. Découvrez maintenant