11- Riapriamo 'sta scatola insieme?

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"Quindi vi siete lasciati?" Io annuì per l'ennesima volta dopo la domanda da parte di Gaia che era alquanto perplessa, vedendomi in quelle condizioni. Quella di tre giorni prima era stata una delle giornate più pesanti degli ultimi mesi, e non sapevo se per la rottura con Marco o per la frase di Niccolò che continuava a rimbombarmi in testa da giorni, senza darmi un attimo di tregua.

"A lui importa più del lavoro che di me" dissi con rammarico. Quella che Marco era stata una relazione importante, mi aveva salvato dal baratro in cui ero sprofondata ma ormai le cose erano cambiate e per quanto ci provassimo, sapevamo anche noi che il nostro tempo era finito.

"Ma la causa del tuo malumore si chiama Niccolò, no?" Io alzai gli occhi verso il cielo sbuffando, a volte odiavo il fatto che mi conoscessero talmente bene da sapere cosa passasse nella mia testa soltanto con uno sguardo. Priscilla ci porse i caffè che ci aveva preparato, dato che eravamo andata a trovarla, in quanto non si sentiva molto bene a causa della gravidanza.

"Mi manda in confusione totalmente, prima mi bacia, poi viene a dirmi che faccio parte del passato e che siamo andati avanti oltre che quel bacio non ha significato nulla, poi mi chiede di prendere un caffè insieme dicendomi che non è mai troppo tardi per poi scomparire totalmente" dissi io con tutta la frustrazione possibile che mi creava quel ragazzo bipolare. Gaia e Priscilla si guardarono sorridendo mentre io alzai un sopracciglio guardandole confusa.

"Mi sembra di essere tornata sei anni indietro" Priscilla scoppió a ridere dall'affermazione della bionda, mentre io mandai un occhiataccia a Gaia, per quelle parole che poteva anche risparmiarsi.

"Assolutamente no, poi lui ha Chiara" Gaia e Priscilla si guardarono di nuovo confuse, come se sapessero qualcosa che io non sapessi.

"Chiara l'ha lasciato settimane fa" io rimasi leggermente sconvolta, non sapendo il motivo.
Insomma, si vedeva da lontano quanto fossero innamorati quindi non capivo cosa li avesse portati a lasciarsi, non che mi interessasse molto in realtà.

"Sei innamorata di lui?" Priscilla ruppe quel silenzio che si era venuto a creare dopo l'affermazione di Gaia. Misi la testa tra le mani mentre sbuffai dato che la mora aveva, per l'ennesima volta, centrato il punto.

"Non lo so, non riesco a capire più un cazzo" risposi mentre guardai con gli occhi lucidi le mie due amiche. E in realtà era così, da quando ero tornata a Roma la mia testa era completamente in confusione e a me sembrava di non capirci più nulla.

"Correrei da lui in questo momento se potessi" non mi ero nemmeno resa conto di ciò che stavo dicendo e sopratutto di dove avessi trovato il coraggio di dire ciò, mi aprì a cuore aperto con le mie due migliori amiche e spalancai gli occhi quando dai loro sorrisi mi resi conto di ciò che avessi appena detto.

"E cosa te lo impedisce?" Chiese Priscilla mentre io in quel momento sarei soltanto voluta scappare. Ma ormai il danno era stato fatto quindi non serviva molto scappare.

"Tu che dici? Forse non so dove sta, così, per esempio" Priscilla sorrise per la risposta. Forse avrei dovuto dire l'orgoglio o la dignità, eppure in quel momento avevo soltanto voglia di essere sincera, in primis con me stessa. Guardai Gaia che soltanto in quel momento prese in mano il cellulare con un sorriso in volto e sperai con tutto il cuore che non stesse facendo ciò che pensavo.

"In studio" Speranza che ovviamente fu vana, dato che Gaia appena sentì la mia frase, non ci mise molto a scrivere ad Adriano.

"Ma sei scema?" Guardai la bionda per poi scoppiare a ridere tutte e tre. Sapevo benissimo che quando Gaia si metteva qualcosa in testa non la spostava nessuno.

"Che vuoi? Io devo solo portare una cosa ad Adri e caso vuole che tu sei in macchina con me" io alzai gli occhi al cielo per poi scoppiare a ridere di nuovo insieme a Priscilla, lasciai un bacio alla mora per poi dirigermi verso gli studi Honiro insieme a Gaia.

"Non credo di farcela" Non capivo perché ma mi stava divorando l'ansia, mi sembrava di essere tornata adolescente al primo appuntamento, ed era già da un po' che mi sentivo così.

"Sara, è Niccolò. Il tuo Niccolò. "io sorrisi alle sue parole con un velo di malinconia negli occhi.

"Mio non lo è da un po'" risposi mentre scendemmo dalla macchina dirigendomi all'interno degli studi.

"Ciao amore, ciao Sarè" fortunatamente il primo volto che incontrammo era quello di Adriano, che lasció un bacio a Gaia.

"Stavo cercando..Niccolò" presi un enorme respiro ma le parole sembravano morirmi in gola. Non so come avrei fatto ad affrontare il moro, se era amore ancora non lo sapevo. Sapevo che forse Gaia aveva ragione, si torna sempre dove si è stati bene.

"Era in vena di scrittura" Adriano pronuncio semplicemente queste parole facendomi ben intendere dove fosse il moro, conoscevo benissimo le sue abitudini. Quando era in vena di scrivere, c'era un solo posto dove andava, al Pincio, era il suo angolino personale. Mi voltai verso Gaia che mi mandó un occhiata incitandomi a muovermi e così in poco tempó uscì da lì.

Fortunatamente non distava molto in macchina, così dopo aver chiamato un taxi mi diressi verso il Pincio. Prima però, ricordando le sue parole, decisi di fermarmi nel bar sottostante e prendere due Tennet's, non erano caffè ma speravo che avrebbe apprezzato lo stesso, in fondo, un Niccoló astemio, non credo di averlo mai ricordato.
Non ci misi molto a riconoscere la sua voce e appena mi voltai lo vidi li, su quella panchina che amava tanto, con la sua chitarra e i suoi mille fogli.
Mi avvicinai lentamente a lui e soltanto quando fui abbastanza avvicina lui alzó lo sguardo verso di me smettendo di suonare.
Mi guardava con tutta la confusione del mondo, probabilmente ero l'ultima persona che si aspettava di vedere li.

"So che non è un caffè ma spero vada bene lo stesso" dissi porgendogli la birra che avevo in mano, mentre lui sorrise posando la chitarra e facendomi spazio sulla panchina accanto a lui. Stappó le due birre con l'accendino, per poi porgermi la mia.

"Che ci fai qui?" Chiese iniziando a sorseggiare la sua birra e accendendosi una sigaretta.

"Hai detto che non è mai troppo tardi, no?" Chiesi voltandomi verso di lui e sorridendogli mentre lui mi offrì una sigaretta che accettai volentieri.

"Perché te ne sei andata, Sà?" Io distolsi lo sguardo da lui, mentre lui soltanto in quel momento si voltó verso di me e mi sentí perforare l'anima dai suoi occhi. Ispirai il fumo della sigaretta, più per trovare coraggio di rispondere alla sua domanda che per altro.

"Perché faceva male. Ogni singolo angolo di sta città, ogni singola persona. Pensavo che andando via riuscissi a superare il dolore" gli occhi divennero lucidi e subito iniziai ad avere dei crampi allo stomaco. Nonostante gli anni, parlare di tutto ciò, per lo più con lui, non era facile per niente.

"E?" Lui ispirava il fumo delle sigaretta mentre la sua mascella era ben che tesa.

"Ho imparato a conviverci" alzai le spalle mentre lui annuì facendomi ben intendere che capisse perfettamente ciò che intendevo, in fondo aveva vissuto anche lui ciò che avevo vissuto io.

"O forse non l'ho mai affrontato, ho chiuso tutto dentro una scatola e sono scappata il più lontano possibile. E non sai nemmeno quanto ti ho invidiato, vedendo che tu eri riuscito a farlo, sei riuscito a scriverci delle canzoni" soltanto in quel momento i nostri occhi si incrociarono per la prima volta da quando eravamo lì.

"La musica è stata la mia scatola" sussurró quelle parole talmente piano, come se avesse davvero paura che potessi sentirlo e che potesse ammettere a se stesso che nemmeno lui era andato realmente avanti.
Lui si voltó verso di me guardandomi negli occhi e prendendo la mia mano.

"So che è passato del tempo ma adesso siamo qui, riapriamo 'sta scatola insieme?" Io lo guardai con gli occhi lucidi senza riuscire a proferire parola.

Niccolò era la persona più bipolare che avessi conosciuto, riusciva a mandare al diavolo anche la mia coerenza.
Pochi giorni prima mi ero ripromessa di proseguire per la mia strada stando il più lontano possibile da lui, eppure in quel momento non ero riuscita a far altro che sorridere e annuire, mentre lui mi stringeva tra le sue braccia.
Un abbraccio che sapeva di sofferenza, malinconia e momenti persi.
Un abbraccio che sapeva di casa, perché mai mi ero sentita così a casa come tra le sue braccia.

Buonasera.
scusate per il ritardo ma purtroppo nel prossimo periodo sarò un po' impegnata, ma prometto di pubblicare appena avrò del tempo.
Dato che è una giornata no, non ho molto da dire 😂
Grazie a tutti per le 2k letture ❤️

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora