39- L'amici e la donna mia nun se toccano.

1.8K 65 72
                                    

Mi era capitato rare volte di svegliarmi con il silenzio più assoluto, puntualmente Sara, la mattina, riusciva a svegliarsi prima di me, nonostante non avesse nemmeno una sveglia attiva, mentre io, nemmeno con almeno quindici sveglie riuscivo ad aprire gli occhi. Ma la visione che mi trovavo ogni volta che scendevo le scale era qualcosa di iddiliaco, a Sara non bastava il caffè per dare una carica alla sua giornata, aveva bisogno della sua amata musica e vederla mentre ballava e preparava la colazione allo stesso tempo, con solo una mia maglietta addosso che le copriva poco e niente, era qualcosa che non avrei sostituito con nulla al mondo. Quella mattina però mi svegliai con il più totale silenzio e con l'assenza di Sara, il che ogni volta era come un colpo al cuore dato che mi sembrava sempre di essere tornato indietro di qualche anno, con la differenza, stavolta, che Sara non se ne era andata ma stava semplicemente salvando la vita di bambini poco fortunati. Stare con la miglior neuropsichiatra infantile comportava anche questo, notti in solitaria e reperibilità continua, arrivavano anche chiamate in piena  notte quando un bambino si aggravvava a tal punto da richiedere il suo aiuto, sapevo quanto si sentisse in colpa Sara ma io ero così fiero ed orgoglioso di lei, per il lavoro che stava facendo, che mai e poi mai avrei cambiato qualcosa di tutto ciò, tranne quelle piccole volte in cui le chiamate arrivavano in un nostro momento di intimità. Non c'era nessuna ragione al mondo però che mi avrebbe convinto ad iniziare la giornata senza un suo bacio, così decisi di andarla a prendere, dato che amava molto camminare e andare al lavoro a piedi, tanto che il giorno seguente aveva deciso di percorrere il suo tragitto senza usare la macchina, sopratutto ora che il buio scendeva ad orario molto tardo e la sera le temperature si abbassavano leggermente, nonostante l'afa e il clima molto secco di Roma. Dato che quella mattina erano appena le nove, avrei trovato il tempo di portarla a fare colazione prima di portarla a casa a dormire mentre io mi sarei recato in studio, avevo anche avvertito Adriano e Gabriele che sarei andato in studio più tardi, ottenendo però, come risposta da quest'ultimo, che avrebbe fatto un pò tardi anche lui, dato che sarebbe dovuto passare anche lui in ospedale, dato che Sara doveva darle dei documenti relativi alla nascita di Riccardo. Quando però arrivai in ospedale la scena che mi trovai davanti era qualcosa che mai mi sarei aspettato di vedere. La mia donna teneva in mano quei documenti che avrebbe dovuto consegnare a Gabriele, riuscì a ben capire la preoccupazione e la paura nel suo viso, nonostante fossi ancora lontano, ma quando vidi ciò che stava avvenendo a pochi passi da lei, capì il motivo delle sue emozioni. Gabriele si stava scagliando quasi con violenza su di Marco, mentre dal suo labbro usciva del sangue, nonostante non sapessi esattamente cosa fosse successo, il mio istinto mi portò a correre verso di lui per staccarlo dal corpo del biondo che era steso a terra e si rialzò soltanto in quel momento. Sara sembrò tirare un sospiro di sollievo nel vedermi ma nei suoi occhi notavo ancora quella preoccupazione che aveva pochi minuti prima.

''Mi spiegate che cazzo è successo là fuori? Gabriè, perchè lo stavi prendendo a pugni?'' Una volta che le acque si erano leggermente calmate e Marco si era allontanato da noi, Sara ci invitò a seguirla nel suo studio, sia perchè voleva medicare Gabriele, anche se era una neuropsichiatra infantile quello era un compito che ti insegnano ai primi anni di specializzazione, sia perchè sapeva che da lì a poco sarei esploso e voleva evitare di dare spettacolo, sopratutto perchè sapeva che i paparazzi potessero trovarsi anche dietro l'angolo, tanto che non riusciva nemmeno a guardarmi in faccia, teneva lo sguardo basso tanto da farmi comprendere quando si sentisse in colpa. Io, però, avevo necessità di avere delle risposte, tanto che non esitai a chiedere appena la mia donna chiuse la porta dello studio, avevo appena fermato Gabriele mentre stava prendendo a pugni un uomo, per modo di dire, il che non era da lui dato che in trent'anni non aveva mai alzato le mani su nessuno ed era sempre stato il più calmo del gruppo, ma dato il soggetto in questione, non ero certo di aver preso la scelta giusta.

''Stava a mettè le mani addosso a la donna tua, lei gli stava a chiedè di lasciarlo e lui nun la lasciava. C'ho provato a dirglielo con le bone'' Gabriele sembrava alquanto dispiaciuto del gesto che aveva appena fatto, eppure per me quella era una grande dimostrazione d'affetto seppur nel momento e nel luogo sbagliato, ma vedere come uno dei miei migliori amici difendesse Sara in mia assenza mi faceva sentire di aver preso la scelta giusta questa volta, Sara era davvero la donna della mia vita e i miei amici lo avevano capito prima di me, l'avevano sempre difesa davanti a tutto e tutti e l'avevamo sempre trattata come una di noi, cosa che non avevano mai fatto con Chiara, capendo sin da subito che persona era e che non fosse degna di stare al mio fianco, almeno così dicevano. Sara, al contrario del mio amico, era rimasta in assoluto silenzio e ancora non mi aveva degnato di uno sguardo, da quando ero arrivato, anzi si era allontanata da noi, avvicinandosi ad uno scaffale per prendere l'occorrente per medicare il mio amico, che, dopo qualche minuto, ancora perdeva sangue dal labbro.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora