28- Gà, dimme che stai a scherzà.

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''Ma allora ogni tanto mi degni della tua presenza'' Non vedevo Gaia da quasi dieci giorni, dato che nel weekend precedente ero stata a Napoli con Niccolò e in settimana ero stata parecchio impegnata in ospedale. Quel giorno avevamo deciso di passare la mattinata insieme, per poi nel pomeriggio raggiungere Priscilla, che già aveva programmato un pomeriggio tra ragazze di maratona della nostra serie tv preferita e schifezze varie. La mora era ormai entrata nel nono mese di gravidanza e, sia per il pancione, sia per la stanchezza era abbastanza limitata nei movimenti, tanto che quel pomeriggio avevamo optato per recarci da lei, sopratutto perche Gabriele era diventato un marito stra premuroso con lei, a tal punto che non voleva che stesse sola nemmeno per un attimo. Riccardo era già in posizione e ogni momento sarebbe stato quello buono per venire al mondo e dato che Gabriele quel pomeriggio avrebbe dovuto raggiungere Adriano e Niccolò in studio, avevamo deciso di passare del tempo con la nostra migliore amica.

''Sai, sono stata parecchio impegnata'' Gaia mi guardò con quel suo sguardo malizioso che io, soltanto con un occhiata, la pregai di togliere. Sapevo ciò che pensava e in fondo aveva anche un pò ragione, ultimamente avevo dedicato parecchio tempo a Niccolò, in fondo eravamo arrivati ad un età in cui Gaia e Priscilla si stavano formando giorno dopo giorno la loro famiglia ed io avevo parecchio tempo perso da recuperare con Niccolò. Nella vita, arriva un momento in cui inevitabilmente il tempo sembra diminuire e le amicizie che avevi coltivato per anni tendono a perdersi lentamente. Ed era stato così anche per noi, ognuno aveva il suo lavoro, la sua famiglia e se fino a cinque anni fa ci ritrovavamo almeno tre o quattro volte a settimana per un aperitivo, una birra o una cena, adesso ci vedevamo di rado sopratutto perchè far combaciare gli impegni di tutti i miserabili non era per niente facile. Niccolò era un cantante di fama mondiale ormai, i suoi concerti andavano sold out in meno di ventiquattr'ore e questo era uno di quei pochi momenti a cui nessun miserabile avrebbe mai rinunciato. Adriano era accanto al moro sin da quando cantava nei locali di San Lorenzo e non lo aveva mai abbandonato, anche Gabriele era entrato a far parte del team, diventando così l'altro menager ufficiale di Niccolò, Tiziano e Alessandro avevano la loro attività e crescevano giorno dopo giorno, così come Valerio che ormai possedeva quota tre di locali a Roma, gli altri arrancavano giorno dopo giorno ad eccezione di Gianmarco, che dopo aver messo qualche soldo d a parte ed essersi divertito fin troppo all'età di ventott'anni aveva deciso di iscriversi all'Università. Gaia era riuscita ad entrare nel mondo della fotografia, il suo sogno da sempre, mentre Priscilla si era data al giornalismo, ed io ormai vivevo per quei poveri bambini malati. Nonostante tutto ciò però la nostra amicizia non era cambiata per nulla, anzi, sentendoci praticamente sempre si rafforzava giorno dopo giorno.

''L'altro giorno mi ha chiesto se avevo mai pensato a un figlio con lui, insomma dopo..Camilla'' Era passata una settimana da quel giorno in ospedale e nonostante non avessimo più toccato l'argomento ricordo ogni sua singola parola, ogni singola espressione, la paura e la preoccupazione di una mia risposta negativa, sostituita poi dalla felicità e dagli occhi lucidi nel momento in cui gli dissi di si. Sapevamo entrambi che nonostante il desiderio, quello non era esattamente il momento esatto, eravamo tornati insieme da poco e stavamo cercando di capire se davvero saremmo riusciti a superare tutto il dolore e la sofferenza insieme, o se come anni prima, ci saremmo arresi e quella volta ognuno avrebbe preso la sua strada definitivamente.

''E tu? Insomma, lo faresti un figlio con lui?'' Gaia era mamma da ormai anni e capiva tutte le paure e le preoccupazioni che ti assalgono da quando quel test dà il risultato positivo, eppure, c'erano parti del mio vissuto che nemmeno lei poteva capire. La mia migliore amica sapeva che se fossi rimasta incinta, non saremmo riusciti a viverla bene. Le paure avrebbero preso possesso di tutte le emozioni, facendoci vivere di nuovo giorno per giorno con la costante paura di perdere un figlio. Io e Niccolò eravamo perfettamente consapevoli che ciò che era successo a Camilla era un caso isolato, così raro che la probabilità che potesse succedere di nuovo a noi erano quasi impossibili, eppure sapevamo che quella non era l'unica opzione per cui una gravidanza potesse terminare. Avevo sempre rivelato a Gaia di non volere più figli e che a Marco andava più che bene, eppure la bionda si aspettava che ad oggi il mio pensiero potesse essere cambiato.

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoWhere stories live. Discover now