25- Ti porto a Napoli, bimba.

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''Nì, a che punto sei?'' Luglio era ormai alle porte e l'afa estiva cominciava a vegliare notevolmente su Roma.
La situazione in ospedale era abbastanza tranquilla, tanto che riuscì a prendermi un weekend libero. Niccolò non aveva preso la notizia così tanto male, dato che se ne era uscito soltanto con la frase ''Ti porto a Napoli, bimba'' .
Napoli era stata la seconda casa di Niccolò e un pò con il tempo era diventata anche la mia. Quel calore con cui ti accoglie quella città e i suoi abitanti non lo ritrovi in nessun altra città italiana. Avevo qualche ricordo di quella città che conservavo gelosamente nella mia memoria, io e Niccolò che camminavamo mano nella mano lungo il lungomare di Mergellina e tentavamo di mangiare quelle fantastiche pizze fritte che solo lì si trovavano. Tentavamo perchè non era nostra consetuedine mangiare e camminare contemporaneamente, Roma era pur sempre una città frenetica ma il tempo per fermarsi a mangiare qualche piatto della tradizione si trovava sempre. Ricordo ancora fin troppo bene la risata di Niccolò vedendomi combinare letteralmente un casino con quella pizza fritta o con il gelato che avevamo preso poco dopo. Ricordo l'ultima volta che eravamo stati insieme a Napoli, quando Niccolò continuava a promettermi di portarmi a mangiare la migliore pizza di Napoli, promessa poi mantenuta, sostenendo che non fosse per me ma per nostro figlio o figlia.
Al tempo ero appena entrata nel terzo mese e la pancia iniziava a intravedersi, io e Niccolò ancora non sapevamo nulla e la felicità che provavamo in quel momento si era imposessata del nostro amore.

''Ce sto'' risi alla scena di un Niccolò ipocondriaco che correva per casa in cerca della sua macchinetta della pressione, che per di più era esattamente davanti ai suoi occhi.
Avrei potuto dirglielo appena lo vidi entrare completamente nel panico, ma dato che non eravamo poi così in ritardo decisi di bearmi ancora qualche minuto di quella scena, fino a vederlo accorgeri della presenza sotto ai suoi occhi dell'oggetto da lui ricercato.

''Mi fai guidare?'' Sapevo quanto Niccolò fosse geloso della sua bimba, così come la definiva lui, in fondo era pur sempre una lamborghini ma nonostante questo, speravo che lo sguardo dolce che stavo riservando al moro lo facesse addolcire almeno un pò, tanto da farmi percorrere qualche chilometro alla guida.

''See, credece Sarè'' lui rise vedendomi mettere un finto broncio mentre io sbuffai incrociando le braccia al petto dirigendomi la macchina, e più precisamente verso il lato del passeggero, anche se il moro non mi permise di allontanarmi troppo dato che mi tirò a sè per un braccio facendo sin da subito combaciare le sue labbra con le mie, senza permettermi di dire nulla.

Roma-Napoli era poco più di due ore, eppure con Niccolò sembrava passare fin troppo velocemente, tanto che non mi accorsi di essere arrivati se non quando fu proprio il moro ad avvertirmi.
Il viaggio era cominciato in tutta tranquillità, lui concentrato sulla strada e io sulle vie di Roma, rivivendo nella mia mente qualsiasi momento avevo vissuto in passato, cosa che da quando ero tornata a Roma amavo fare e Niccolò sapeva bene.
Ricordo ancora il giorno in cui mi chiese da quanto amavo così tanto osservare anche le piccole viette di Roma e io gli risposi che non l'avevo apprezzata quando dovevo e quando ero a Milano, erano proprio quei piccoli vicoli a mancarmi, così come era stato lui a dirlo in una delle sue poesie, affermando che ''la vera Roma sta nei vicoli, che, te turista, non apprezzi'' e mai nessuna frase fu più vera.
Il resto del viaggio, però, non era passato in tranquillità per niente dato che Niccolò aveva avuto la brillante idea di mettere i cd di Vasco a tutto volume e, chi ci conosceva, sapeva bene quanto fossimo amanti di Vasco e quanto non riuscissimo ad evitare di cantare a squarciagola con le sue canzoni. E infatti, anche in quel momento in macchina era finita così, io e lui che cantavamo a squarciagola le canzoni del nostro cantante preferito, tra qualche risata e qualche battuta.
Conservo ancora gelosamente i ricordi del nostro primo concerto insieme, proprio quello di Vasco. Niccolò mi aveva regalato i biglietti per il nostro primo anno insieme affermando che avrebbe potuto organizzarmi una cena o qualsiasi di più classico, ma che non era da lui dato che, seppur essendo un amante della semplicità, avrebbe sempre e a tutti costi cercato di stupirmi, cosa per cui poi non aveva fallito mai. E quel concerto era stato un qualcosa di spettacolare, l'avevamo vissuto insieme. io e lui. Niccolò mi aveva stretto tra le sue braccia e aveva deciso di non lasciarmi per tutto il resto del concerto, ad eccezione di quelle canzoni un pò più movimentate in cui era d'obbligo saltare e scatenarsi.

Eravamo da poco arrivati a Napoli e con Niccolò avevamo deciso di recarci subito in hotel, sia per posare le valigie, sia per poterci dare una rinfrescata dato che le temperature erano parecchie alte, in fondo eravamo sempre a fine giugno.

''Niccolò'' lo guardai alzando gli occhi verso il cielo nel momento in cui riuscimmo ad entrare nella camera, dopo vari tentativi dato che il moro aveva avuto un po di difficoltà con la carta, al quale aveva sbraitato addosso in più lingue anche a noi sconosciute facendomi scoppiare in una sonora risata, che consentiva l'accesso alla camera.

''Lo so che avevi detto che volevi qualcosa di semplice, ma quando l'ho vista non ho resistito amore'' Lui mi cinse la vita con un braccio avvicinando il mio corpo al suo e guardandomi con un grosso sorriso dipinto in volto, per poi lasciarmi un dolce bacio casto sulle mie labbra. Io lo guardai con uno sguardo misto tra il confuso e lo sconvolto, sia per il termine con il quale mi aveva chiamata, sia per ciò che mi trovavo davanti.
Ovviamente la camera non rientrava per niente nei canoni della semplicità, ma con Niccolò c'era da aspettarselo, voleva sempre stupirmi e anche quella volta c'era riuscito.
Al centro della camera c'era il letto, dove sopra erano posizionati dei cuscini enormi, davanti al letto c'era un piccolo tavolino basso di vetro posizionato sopra un tappeto, dove c'erano posizionati anche dei cuscini per terra. Davanti al letto, appesa al muro c'era l'enorme televisione. Al lato dal letto era posizionato un enorme armadio con tanto di specchio, mentre nel lato opposto delle piccole colonne dividevano la camera da un piccolo salottino dove c'era un divano, il frigo bar e un piccolo mobiletto, con tanto di messaggio di benvenuto da parte dell'hotel e un mini buffet. Nel salottino una piccola porta dava al bagno, dove si apriva un altro mezzo paradiso, era bello grande tanto da contenere, allo stesso tempo, una jacuzzi e una doccia doppia bella grande, i lavandini erano doppi. Tutta l'intera stanza era in legno, sorretta dalle assi di legno. Niccolò aveva ritrovato in quella stanza tutti quei piccoli particolari che sapeva che amavo, tanto che per un attimo mi era sembrato di sentirmi a casa, nella nostra casa.

''Ti piace?'' Il moro aveva mollato le valigie all'entrata e mi aveva seguito per ogni singolo passo che avevo fatto, scoprendo ogni singolo angolo della camera che non aveva visto nemmeno lui, se non in foto.

''Certo che mi piace anche se..'' lui non mi lasciò finire che stampò di nuovo un dolce bacio sulle mie labbra, anche se questo non era per niente casto dato che in pochi secondi ci ritrovammo con le nostre lingue intrecciate.

''Per la mia fidanzata questo e altro'' io lo guardai senza riuscire a dire nulla, mi limitai semplicemente ad abbassare lo sguardo imbarazzata e allo stesso tempo un sorriso spontaneo nacque sul mio viso. Ovviamente, tutto ciò non passò innoservato a Niccolò che prese il mio viso alzandolo con un pollice costringendomi così a guardarlo. E io per l'ennesima volta mi persi in quegli occhi marroni.

''So a che stai a pensà Sarè, nun ne abbiamo mai parlato ma sai quanto odio gli appellattivi, sopratutto con te. Definirti la mia ragazza, la mia fidanzata, la donna della mia vita sarebbe sempre troppo riduttivo, perchè tu sei..sei molto più di tutto questo, nun trovo manco le parole per descriverti. Ma na cosa la so, so che ti amo così tanto da..da sposatte anche adesso in mezzo a sta stanza, anche se nun te voi sposà perchè non credi al matrimonio, e voglio essè presuntuoso stasera e potè affermà che me ami così tanto anche tu da non tiratte indietro, quindi sì, voglio definirti la mia fidanzata, la mia donna e tutto ciò che verrà'' io rimasi piacevolmente sorpresa da non riuscire nemmeno a replicare, inconsciamente gli angoli della mia bocca si incurvarono in un sorriso e gli occhi divennero lucidi. Riuscì soltanto ad abbracciarlo per poi far combaciare le nostre labbra.

Un bacio che sapeva di amore, l'amore quello vero, di passione tra due persone che si sono perse ma mai dimenticate e ora si sono ritrovate, di felicità, perchè in quel momento ero felice, una condizione che mi mancava da fin troppo tempo.

''Ti amo, Nì'' sussurrai quelle parole come se volessi che tutto quell'amore rimanesse una cosa soltanto nostra, di cui ne eravamo particolarmente gelosi.

C'era quella canzone che diceva ''di chi ti ricordi per sorridere?'' ed io ogni volta pensavo a te, perchè di ricordi ne ho tanti, ma i miei sorrisi li ho sempre lasciati solo a te. Ed ora c'eravamo solo noi, pronti a creare nuovi ricordi e a dedicarci nuovi sorrisi.

Buonasera.
Scusatemi di nuovo per il ritardo del capitolo ma tra lavoro e studio non riesco a dedicare troppo tempo alla scrittura.
Vorrei chiudere scusa a chi è di Napoli, non conosco benissimo la città quindi se ho sbagliato qualcosa chiedo scusa, anzi mi farebbe piacere se mi scrivete gli errori in modo che io possa correggerli.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, non sono molto brava a scrivere le parti romantiche, come avrete capito 😂

Te dimmi dove sei, mi faccio tutta Roma a piedi. - UltimoOnde histórias criam vida. Descubra agora